Marina di Montalto – Il Comitato No Fer Selvaggio: “Numeri da Dubai per un porto che non è alla portata del territorio”

Il Comitato ha posto l’accento sui numeri che andrebbero a scontrarsi contro la realtà del territorio

MONTALTO DI CASTRO – Un progetto “da Dubai”, ma con i piedi piantati su una costa che di emiratino ha ben poco. È questa, in sintesi, la valutazione del Comitato No Fer Selvaggio Montalto e Pescia sul Piano Porti presentato nei giorni scorsi. Le perplessità, spiegano, non riguardano tanto le intenzioni, quanto i numeri.

“Al di là delle narrazioni – sottolineano – la fattibilità di un porto si misura sui conti. E dai dati forniti dai progettisti emergono diverse criticità”. La spesa stimata oscillerebbe tra i 60 e gli 80 milioni di euro per circa 500 posti barca, con un costo medio di 160 mila euro a ormeggio, ancora prima di aggiungere l’utile d’impresa. “In un’operazione privata in project financing – osservano – l’investitore deve rientrare del capitale e generare profitto. Considerando utile, rischi, manutenzione e tempi autorizzativi, il prezzo reale salirebbe facilmente a 200 mila euro per singolo posto barca”.

Un valore che, secondo il Comitato, porta il progetto fuori scala rispetto al contesto: “Parliamo di cifre da marina internazionale di lusso, non di una località come Montalto. Non siamo a Porto Cervo, né sulla Costa Azzurra, tantomeno a Dubai. Con questi numeri, il porto sarebbe sostenibile solo per un’élite internazionale, non per i diportisti locali o per chi frequenta abitualmente il litorale laziale. E allora la domanda è: chi investirebbe 80 milioni in un’infrastruttura i cui ormeggi rischiano di restare vuoti?”.

Il gruppo propone quindi un cambio di prospettiva: “Serve partire dal profilo reale di Montalto, non da un’immagine aspirata. L’alternativa più sensata è quella di un porto a misura del territorio, magari promosso da un consorzio di diportisti o da una governance locale. Un approdo più piccolo, modulare, capace di crescere nel tempo e di restare patrimonio della comunità”.

Un invito, insomma, a pensare in modo sostenibile e graduale, evitando il sogno di una “mini Dubai” sul Tirreno. “Montalto non ha bisogno di diventarlo – conclude il Comitato –. Ha bisogno di un porto che funzioni davvero, costruito sui flussi reali e non sui rendering”.