Bucarest – L’allarme bomba, il maltempo e il malore: cosa c’era dietro la tragedia del volo Tarom 371

BUCAREST – Come ricostruito da Massimo Balsamo per Il Giornale, il 31 marzo 1995 si consumò il più grave disastro aereo della storia della Romania.

Quel venerdì mattina il volo Tarom 371, diretto a Bruxelles, precipitò due minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Bucarest-Henri Coandă, schiantandosi in un campo a Balotești. Le 60 persone a bordo – 49 passeggeri e 11 membri dell’equipaggio – persero tutte la vita.

Il velivolo era un Airbus A310, considerato all’epoca uno dei modelli più moderni della flotta rumena. Ai comandi c’erano due piloti esperti: il comandante Liviu Bătănoiu e il primo ufficiale Ionel Stoi.

Nonostante il nevischio, la partenza venne autorizzata e l’aereo decollò regolarmente. Subito dopo, però, qualcosa cominciò a non funzionare: l’aereo si inclinò in modo anomalo verso sinistra e iniziò una virata fuori rotta.

Secondo quanto spiegato nell’analisi di Balsamo, il primo ufficiale tentò di correggere l’assetto, ma il velivolo piombò rapidamente verso il suolo fino a disintegrarsi nell’impatto. Il vasto incendio che ne seguì rese impossibile qualsiasi tentativo di soccorso.

Fin dalle prime ore, la tragedia fu avvolta da ipotesi di attentato: due settimane prima sullo stesso volo era stato segnalato un sospetto ordigno, e alcune testimonianze parlavano di una possibile esplosione in aria. L’inchiesta, affidata al team di Sorin Stoicescu, vide anche il coinvolgimento di esperti francesi, belgi e dell’FBI. Tuttavia, come riportato da Il Giornale, non emerse alcuna traccia di esplosivo, né elementi compatibili con una detonazione a bordo.

A quel punto l’attenzione si spostò sul versante tecnico. L’Airbus A310 era regolarmente manutenuto, ma presentava un problema già segnalato in precedenza: l’automanetta, il sistema di spinta automatica, talvolta portava il motore sinistro a tornare al minimo in fase di salita. Un difetto difficile da identificare, perché – come sostenuto dai tecnici – non si manifestava a terra.

La svolta arrivò grazie alle scatole nere. Il registratore dei dati mostrò chiaramente la perdita di potenza del motore sinistro, responsabile dello sbilanciamento fatale. Ma il dettaglio decisivo fu rivelato dal registratore vocale di cabina: pochi secondi dopo il decollo, il comandante Bătănoiu disse al collega “Mi sento male”, seguito da un lamento e poi dal silenzio.

Come sottolinea Balsamo, l’ipotesi più plausibile è che abbia subito un malore improvviso, probabilmente un infarto, proprio nel momento in cui sarebbe stato necessario intervenire manualmente sulle manette.

Così il primo ufficiale si ritrovò da solo a gestire un’emergenza multipla: un guasto difficile da controllare, la visibilità azzerata dal maltempo e il collasso del comandante. La combinazione risultò impossibile da gestire: in soli diciannove secondi l’aereo precipitò a 620 km/h.

A nove mesi dal disastro, Airbus emanò due bollettini per correggere il difetto dell’automanetta, e l’anno successivo gli interventi divennero obbligatori.

La ricostruzione di Massimo Balsamo per Il Giornale rimane uno dei contributi più completi sulla tragedia del volo Tarom 371, un incidente generato da un concatenarsi di eventi eccezionalmente sfortunati: un guasto tecnico sfuggente, un malore improvviso e condizioni di volo estreme.