Civitavecchia, CPI: un’operazione amministrativa fuori controllo. E ora la Regione deve fermare tutto

Durissimo atto d’accusa pubblicato dall’ex assessore pentastellato all’urbanistica Massimo Pantanelli

CIVITAVECCHIA – Ci sono vicende in cui il problema non è un errore, ma la somma degli errori, delle omissioni, delle opacità, delle forzature.

E la gestione dell’acquisto dell’immobile di Viale della Vittoria per il nuovo Centro per l’Impiego — così come ricostruita da Massimo Pantanelli — non è più un semplice inciampo amministrativo: è un caso politico a tutti gli effetti, che chiama in causa responsabilità dirette e un metodo di governo che sembra incompatibile con ciò che il PNRR pretende.

Il sindaco Marco Piendibene, invece di fare chiarezza, continua a muoversi come se fosse tutto normale.

Ma non lo è.

E lo sa perfettamente anche la Regione Lazio, che ora ha il dovere, non l’opzione, di attivarsi in autotutela per verificare la piena regolarità dell’operazione.

Un voto basato su una rappresentazione incompleta e omertosa: in qualsiasi altro comune sarebbe uno scandalo politico

Il 6 novembre 2025 il Consiglio comunale di Civitavecchia vota l’acquisizione dell’immobile sulla base di:

  • una perizia di parte del privato, presentata con un linguaggio che la fa sembrare terza;
  • un prezzo apparente conveniente (795.000 vs 620.000) che, analizzato nel dettaglio, si ridimensiona enormemente;
  • una delibera che riporta la nota della Regione solo in parte, omettendo proprio il passaggio più importante: l’obbligo della perizia indipendente, già richiesto un mese prima.

Nell’atto politico più importante — il voto — l’informazione più decisiva non viene messa nero su bianco.

E allora:

come può un consigliere valutare consapevolmente un’operazione se non sa che la Regione ha chiesto una perizia autonoma, indipendente e qualificata, che NON esiste ancora al momento del voto?

Come può una giunta ritenere corretto chiedere un voto senza aver completato gli adempimenti obbligatori?

Come può il sindaco Piendibene non vedere che ciò compromette la stessa percezione di imparzialità e trasparenza dell’operazione?

Una perizia indipendente richiesta dal PNRR… affidata dopo il voto. Un ribaltamento procedurale che grida vendetta

La sequenza temporale parla da sola:

  • 29 settembre → la Regione chiede perizia indipendente.
  • 6 novembre → il Consiglio vota SENZA quella perizia.
  • 13 novembre → il Comune incarica finalmente un perito indipendente.

È l’esatto opposto di ciò che prevede il metodo PNRR.
È l’esatto opposto di ciò che chiede la Regione.
È l’esatto opposto del buon senso amministrativo.

Non è nemmeno un problema tecnico:
è proprio un errore di impostazione politica, di priorità, di rispetto dei ruoli istituzionali.

Si è voluto votare prima.
Si è verificato dopo.

Ma quando ci sono soldi pubblici, e per di più PNRR, non si verifica dopo: si verifica prima.

La denuncia di Benedetti non è un fuoco amico: è il segnale che qualcosa non torna

Che uno degli esclusi, Mario Benedetti, si sia rivolto all’autorità giudiziaria non deve sorprendere nessuno.

Quello che sorprende, semmai, è che sia stato l’unico ad avere la lucidità di farlo.

Se un partecipante vede:

  • una perizia di parte trattata come neutra,
  • una perizia indipendente mancante,
  • una delibera che non riporta tutte le informazioni decisive,
  • un voto anticipato rispetto agli adempimenti richiesti,

è quasi naturale che pretenda un chiarimento formale.

Chi teme la denuncia, evidentemente, teme anche la trasparenza.

Il nodo politico: un sindaco che parla di legalità, ma pratica la superficialità amministrativa

Piendibene si era presentato come il sindaco del rigore, della legalità, della gestione “professionale” della macchina pubblica.

Il risultato, invece, è un’operazione in cui:

  • la comunicazione verso il Consiglio è stata parziale,
  • la perizia decisiva è stata ritardata,
  • la documentazione fondamentale è stata omessa o minimizzata,
  • la decisione politica ha preceduto gli atti tecnici richiesti dal PNRR.

È un modo di amministrare che mina, alla radice, la credibilità dell’ente.
E che getta un’ombra pesantissima su un intervento che dovrebbe essere limpido da cima a fondo.

La Regione Lazio non può ignorare questo precedente: serve un intervento in autotutela

A questo punto la questione non è più interna al Comune.

La Regione Lazio, che ha imposto regole precise, ha il dovere istituzionale di:

  • verificare se l’operazione è stata gestita nel rispetto delle prescrizioni;
  • valutare se il voto consiliare sia avvenuto sulla base di informazioni adeguate e complete;
  • accertare se i presupposti decisionali fossero effettivamente presenti al 6 novembre;
  • intervenire in autotutela, se necessario, sospendendo l’efficacia dell’atto fino alla piena verifica.

Perché il punto non è solo l’immobile:

il punto è la tracciabilità della decisione, la sua correttezza formale e sostanziale.

Il PNRR non perdona leggerezze.

Bruxelles non perdona leggerezze.

La Corte dei Conti non perdona leggerezze.

E la Regione non può permettersi di avallare procedure che — nella migliore delle ipotesi — non rispettano la sequenza obbligatoria degli atti.

Fermarsi ora è un atto di responsabilità, non di accusa

Bloccare l’operazione in autotutela, verificare, ricostruire con trasparenza l’intera sequenza amministrativa, e solo allora — se tutto è regolare — ripartire.

Questo è ciò che un ente serio fa.

Questo è ciò che la Regione deve fare.

Questo è ciò che i cittadini meritano.

Il resto è propaganda.

E la propaganda, nella gestione del PNRR, non serve a nessuno.