Garofani rompe il silenzio e conferma lo scoop de la Verità: «Parole strumentalizzate. Mattarella mi ha detto di stare sereno»

Il consigliere del Quirinale, accusato da FdI di aver ordito un piano contro Meloni, respinge ogni ricostruzione: «Erano chiacchiere tra amici»

ROMA – Dopo una giornata di polemiche, Francesco Saverio Garofani rompe il silenzio e chiarisce la sua versione dei fatti.

Il consigliere del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, finito al centro dell’accusa di Fratelli d’Italia per un presunto piano politico contro la premier Giorgia Meloni, definisce «amareggiante» quanto accaduto e ribadisce che quelle pronunciate erano semplici «chiacchiere tra amici», pronunciate in libertà e poi «strumentalizzate».

Una precisazione che conferma in pieno quanto scritto dal direttore del quotidiano La Verità di Murizio Belpietro.

Garofani, romano, sposato e padre di due gemelli, è consigliere personale del Capo dello Stato e segretario del Consiglio Supremo di Difesa. Contattato dal Corriere della Sera, spiega: «Sono molto amareggiato, per me e per i miei familiari. Ma ciò che fa più male è l’impressione di essere stato usato per colpire il presidente». Mattarella, racconta, lo ha subito rassicurato: «È stato affettuosissimo, mi ha detto: “stai sereno, non te la prendere”».

Chi lo ha conosciuto nella sua lunga esperienza parlamentare lo descrive come un uomo riservato, prudente, moderato, quasi schivo: un profilo lontano dall’immagine di stratega politico dipinta da Maurizio Belpietro in prima pagina sulla Verità con il titolo «L’attacco del Quirinale per fermare la Meloni» ma che di fatto, con l’intervista al Corriere della Sera non solo non ha smentito ma ha sottolineato quelle parole bollandole come “in libertà”.

Dalle file del centrosinistra c’è chi ritiene che Garofani avrebbe potuto evitare di discutere apertamente, in un luogo pubblico, delle strategie politiche dell’opposizione. Ma lui respinge qualsiasi sottinteso: «Era una conversazione informale tra amici». Smentisce categoricamente qualsiasi allusione a un “piano” contro la presidente del Consiglio e dice di aver «riletto l’articolo di Belpietro senza riuscire a capire dove sarebbe il complotto».

Cattolico democratico, grande appassionato di libri e tifosissimo romanista, Garofani ha iniziato la sua carriera giornalistica alla Discussione, per poi approdare al quotidiano Il Popolo, che ha diretto dal 1995 al 2003. Proprio lì ha incrociato per la prima volta la strada di Sergio Mattarella, allora direttore politico del giornale. Entrato in Parlamento nel 2006 con la Margherita, dal 2015 al 2018 ha guidato la Commissione Difesa della Camera, ruolo del quale conserva un «apprezzamento trasversale» da parte di maggioranza e opposizione.

«Un’era fa», commenta oggi, mentre cerca di schivare la tempesta politica che lo ha travolto per poche frasi scambiate — dice — in un contesto informale. Ma il caso, intanto, continua ad agitare il dibattito.