Dopo il macabro plico recapitato a Emanuela Socciarelli, il Coordinamento civico contro le mafie, l’associazione Caponnetto e Libera Alto Lazio puntano il dito contro un territorio «da anni vulnerabile agli interessi criminali»
MONTALTO DI CASTRO – Le minacce rivolte alla sindaca di Montalto di Castro, Emanuela Socciarelli, continuano a suscitare reazioni e prese di posizione sempre più nette. Dopo l’arrivo dell’ennesimo plico intimidatorio — una testa di animale recapitata come macabro avvertimento — il Coordinamento civico contro le mafie dell’Alto Lazio, l’associazione “Antonino Caponnetto” e Libera Alto Lazio hanno diffuso una nota durissima, che va oltre la semplice solidarietà e punta il dito contro un contesto ritenuto vulnerabile da decenni.
Le tre realtà antimafia parlano infatti di un territorio «segnato da quasi cinquant’anni di compensazioni economiche che hanno alterato il tessuto sociale», un ambiente dove la legalità rischia di essere «messa alla porta da un flusso di denaro che genera prima assuefazione, poi fastidio». La preoccupazione, spiegano, non riguarda solo l’atto intimidatorio in sé, ma il terreno su cui è caduto: «La testa di animale recapitata alla sindaca è un messaggio inequivocabile. Ma quale sarebbe la colpa di Socciarelli? In questi giorni si sono susseguiti comunicati e dichiarazioni di rito da tutti i livelli istituzionali. Noi vogliamo parlare chiaro: qui c’è un problema che dura da troppo».
Le associazioni ricordano che, per chi indaga e contrasta la criminalità, Montalto non è una zona qualsiasi: «È un territorio attenzionato da tempo, perché le infiltrazioni negli affari locali sono un fatto concreto. Operano gruppi che usano metodi mafiosi per influenzare le scelte politiche e per intimidire i cittadini». In questo quadro, l’intimidazione contro Socciarelli «non riguarda solo lei — osservano — ma è un avvertimento pubblico: colpirne una per condizionarne cento, diffondendo paura in maniera silenziosa ma efficace». E ancora: «Quale lezione si vorrebbe impartire? Quella di continuare a non vedere, a restare distratti davanti all’odore dei soldi, come le tre scimmiette che non sentono, non vedono e non parlano».
Il Coordinamento civico, Caponnetto e Libera avvertono inoltre che il segnale lanciato agli amministratori di Montalto riguarda anche i comuni vicini, «che rischiano di essere considerati allo stesso modo parte della platea da “educare” con simili gesti». Un rischio che, aggiungono, cresce quando «certi rappresentanti politici preferiscono non parlare di infiltrazioni mafiose per timore che ciò possa danneggiare l’immagine economica del territorio». Da qui l’appello finale: «Serve uno sforzo collettivo, costante e caparbio, per resistere e reagire».
Alla condanna delle associazioni antimafia si è unita anche Coldiretti Viterbo, che definisce l’atto subito dalla sindaca «un gesto vile e inaccettabile, che non ferisce solo una persona ma l’intera comunità». La presidente Maria Beatrice Ranucci ribadisce la vicinanza dell’organizzazione agricola a Socciarelli e sottolinea la necessità di difendere «chi ogni giorno lavora con senso di responsabilità per il bene comune». «La violenza — conclude — è sempre una sconfitta. L’unica strada è quella del dialogo, del rispetto e della collaborazione, valori che devono restare al centro della vita civile e delle nostre campagne».

