Coldiretti premia le storie “rosa” delle donne in agricoltura: rinascita, libertà e rispetto

Per il Lazio riconoscimento all’agri-planner Serena Gallaccio

Premio speciale a “Libeera”, la prima birra da filiera agricola interamente al femminile

ROMA – Tra le storie di riscatto e libertà premiate a Roma dalle Donne della Coldiretti con il riconoscimento “Amiche della terra”, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, c’è anche Serena Gallaccio, che nelle campagne laziali si è inventata agri-planner per cerimonie. Le sue creazioni realizzate con le erbe del giardino diventano allestimenti aromatici per matrimoni, compleanni, ricorrenze, in cui anche la parte decorativa che colora, profuma e fa da cornice può, a fine evento, essere recuperata e donata agli invitati, che potranno riutilizzarla come meglio credono nell’ottica dell’economia circolare e dello spreco 0.

Presenti per il Lazio anche la responsabile regionale di Donne Coldiretti e vicepresidente nazionale, Caterina Ricci, la responsabile di Donne Coldiretti Roma, Alessandra Pucello, la coordinatrice regionale, Pina Boccia e di Roma, Daniela Sardone, il direttore di Coldiretti Lazio, Carlo Picchi e il presidente di Coldiretti Roma, Niccolò Sacchetti.

Un riconoscimento, “Amiche della Terra”, che premia quelle donne che hanno saputo trasformare l’impresa agricola in un presidio di dignità, inclusione, tutela dell’ambiente e della biodiversità, dimostrando che l’agricoltura è uno dei luoghi dove oggi si costruisce una nuova cultura di rispetto ed emancipazione.

C’è chi ha reso la sua Masseria un rifugio per le donne vittime di violenza, chi ha abbandonato il lavoro da tecnologa alimentare per avviare un mulino e ridare vita a un borgo, chi ha inventato un vero e proprio turismo d’alpeggio, chi ha “importato” il modello dei mercati contadini nel suo Paese per dare un futuro alla comunità d’appartenenza.

Un esempio è la Masseria rifugio nelle campagne del Salento, dove Gabriella Rondini accoglie donne vittime di violenza, affiancando alla produzione di zafferano un progetto sociale di inclusione. In questo modo offre un luogo sicuro, dove ritrovare fiducia, autonomia e speranza.

Ma c’è anche chi, come Chiara del Bono, ha abbandonato il lavoro di tecnologa alimentare per grandi aziende per recuperare un antico mulino, dove si è trasformata in mugnaia, primo passo per riportare in vita il piccolo borgo medievale di Roccaprebalza, in Emilia Romagna.

Il rito della panificazione coinvolge gli abitanti del Paese ed è diventato motivo di richiamo anche per i turisti.

La rinascita delle aree interne è al centro anche della storia di Roberta Colombero che in Piemonte ha recuperato l’antico mestiere della malgara. Alla produzione di latte e formaggi ha saputo abbinare un vero e proprio turismo d’alpeggio, aprendo le porte a chi vuole vivere la montagna in prima persona. I suoi ospiti non sono semplici visitatori, ma partecipano alla vita di malga, imparano a mungere, a pascolare, a riconoscere il valore del tempo lento e delle cose semplici.

Antonella Di Tonno, abruzzese, ha iniziato con una piccola partecipazione in una azienda vinicola a Loreto Aprutino, che in breve è arrivata a rilevare, arrivando a produrre oltre un milione di bottiglie l’anno ed esportare in più di 75 paesi. Un modello non solo di successo ma anche di sostenibilità e inclusione. La sua cantina è stata la prima a ottenere la certificazione Geeis-Diversity, con oltre metà del team composto da donne e il 30% da persone di diversi paesi.

Donne che guidano la rinascita delle comunità come anche nel caso di Eman Ahmed Abdelaziz Seif Ahmed che ha importato in Egitto il modello dei mercati contadini di Campagna Amica. Il risultato è stata l’apertura del primo farmers marke ad Alessandria d’Egitto che si è presto trasformato in un luogo di scambio culturale ed emancipazione in cui le produttrici non solo vendono, ma si sostengono a vicenda, condividono esperienze e creano una rete di solidarietà.

Sara Canale, ligure, ha invece iniziato la sua carriera professionale come biologa per aziende di ricerca, ma ha avuto il coraggio di cambiare vita acquistando un terreno abbandonato da cinquant’anni con un casale in rovina e costruendo il suo agriturismo dei sogni, il “C’era una volta”.

La giovane umbra Valentina Alunno ha avviato il progetto “Contadina Contemporanea”, nato dall’unione tra arte e agricoltura per raccontare una nuova immagine della donna in agricoltura, fatta di concretezza, competenza e passione. Da un vecchio camioncino con cui aveva iniziato, è passata oggi ai food truck, con cui partecipa a fiere, eventi e show cooking, promuovendo il suo territorio e una visione di qualità e sostenibilità, con piatti della tradizione.

L’uso dei social e l’innovazione caratterizzano, invece, la storia di Valeria Comensoli Ruggeri, allevatrice – influencer. Ogni giorno racconta sul web la vita nella sua stalla modello di benessere animale, con strutture moderne e sistemi di ventilazione e raffrescamento, l’uso di mais a km zero per l’alimentazione, biogas e impianti fotovoltaici per garantire efficienza energetica, rispetto ambientale e qualità produttiva. Un’attività che l’ha resa una vera e propria star di internet.

Moira Donati, trentina, incarna invece la tenacia femminile. La sua azienda AgriLife, divenuta un modello di gestione innovativa, è stata devastata in estate da un terribile incendio che ha cancellato in pochi minuti stalla, fienile e anni di sacrifici. L’allevatrice non si è persa d’animo e ha già riportato in azienda gli animali e fatto ripartire l’attività.

Premio speciale a “Libeera”

In questa edizione è stato assegnato un premio speciale a “Libeera”, la prima birra da filiera agricola interamente al femminile, nata come simbolo di rispetto, libertà e rinascita.

I numeri dell’agricoltura in rosa

Le imprese agricole guidate da donne rappresentano oggi il 28% del totale in Italia, con una presenza sempre più determinante e innovativa nei diversi comparti, dall’allevamento all’agriturismo, secondo l’analisi di Donne Coldiretti. Oltre alle attività produttive, molte agricoltrici si impegnano anche in iniziative sociali, come fattorie didattiche, agriasili e progetti di inclusione per donne in difficoltà. Tra le nuove generazioni spiccano circa 13 mila imprenditrici under 35, che puntano su tecnologia e innovazione. Le regioni con più imprese femminili sono Sicilia, Puglia e Campania, seguite da Piemonte e Toscana.

Le agricoltrici italiane inoltre sono sempre più istruite: una su quattro è laureata, spesso in discipline non agrarie. Più della metà diversifica le proprie attività con vendita diretta, agriturismo o trasformazione dei prodotti, mentre il 60% pratica agricoltura biologica o biodinamica, promuovendo sostenibilità e biodiversità. Un ruolo fondamentale per la vitalità economica e sociale delle aree rurali.