Terme dei Papi l’annuncio e l’obiettivo: “Unire ceto medio e lavoratori per fermare il declino dell’Italia”. L’8 gennaio incontro pubblico e il 31 primo congresso di Democrazia Sovrana Popolare
VITERBO – Non solo un cambio di casacca politica, ma l’avvio di una nuova fase di elaborazione e radicamento territoriale. L’incontro di questa mattina alle Terme dei Papi ha segnato un passaggio politico rilevante: l’ex senatore della Lega Umberto Fusco ha annunciato l’uscita dal comitato “Noi con Vannacci” e l’adesione del circolo Il Territorio al progetto di Democrazia Sovrana Popolare, guidato da Marco Rizzo.
Un’adesione che Fusco ha motivato con parole nette: «Gli italiani hanno bisogno di risposte, non di slogan né di ambiguità», segnando una presa di distanza da un’area politica che, a suo dire, “dice di essere contro la guerra ma poi vota gli invii di armi”.
“Il declino dell’Italia è rapido e misurabile”
Cuore dell’iniziativa è stato il lungo e articolato intervento di Marco Rizzo, che ha delineato una lettura strutturale della crisi italiana. Rizzo ha aperto con un dato che, a suo avviso, fotografa senza appello la situazione del Paese: «Trentacinque anni fa l’Italia era la quarta o quinta potenza economica mondiale. Oggi siamo all’ottavo o nono posto. Se il ritmo resta questo, tra dieci anni saremo al ventitré o ventiquattresimo».
Un declino che Rizzo definisce “rapido e accelerato” e che chiama direttamente in causa il ruolo della politica: non gestione dell’esistente, ma «determinazione di una rotta per un popolo», con l’obiettivo almeno di rallentare e correggere questa traiettoria.
La crisi del ceto medio e l’unità sociale
Ampio spazio è stato dedicato alla trasformazione sociale del Paese. Secondo Rizzo, il ceto medio produttivo – piccoli e medi imprenditori, commercianti, professionisti – è oggi protagonista di un processo di impoverimento strutturale: «Il ceto medio sta precipitando verso il basso, viene schiacciato. È lo stesso destino che colpisce la classe lavoratrice».
Da qui la proposta politica centrale di Democrazia Sovrana Popolare: superare lo scontro storico tra classe operaia e ceto medio che ha caratterizzato il Novecento. «Oggi quello scontro non ha più senso di esistere – ha affermato – perché se uniamo queste forze arriviamo al 90-95% del popolo, una massa critica in grado di controbattere la grande finanza e le multinazionali».
Politica estera e bollette: “Oggi incidono sulla vita quotidiana”
Rizzo ha poi insistito sull’intreccio ormai indissolubile tra politica interna ed estera. «Una volta la politica estera interessava il 4 o 5% degli italiani. Oggi la politica estera la trovi quando vai a pagare le bollette di luce e gas».
Da qui la critica al ruolo dell’Italia nell’Unione Europea e alla subordinazione alle scelte tedesche: «Siamo un territorio che si sta marginalizzando. Non possiamo accettare un ruolo subalterno». Sul piano globale, Rizzo ha ribadito la necessità di un mondo multipolare, senza illusioni su alleanze ideologiche: «India e Cina non saranno mai alleate, ma non si combatteranno. Competono. E noi dobbiamo stare dentro quella competizione, non come colonia».
Guerra e spesa pubblica: “Soldi tolti a sanità e sviluppo”
Duro il giudizio sulla guerra in Ucraina, definita una “guerra per interposta persona tra Stati Uniti e Russia”. Rizzo ha criticato i flussi di denaro destinati al conflitto: «Novanta miliardi all’Ucraina, mentre all’Italia ne tornano diciotto, che sono l’equivalente di una sola finanziaria mensile».
Secondo Rizzo, quelle risorse dovrebbero essere destinate a pensioni, sanità e sviluppo: «Non possiamo continuare a mandare soldi e alimentare una fornace di morti».
Poi un passaggio su Roberto Vannacci: “Il generale, che io stimo molto, in questi giorni si è dimostrato contrario all’invio di ulteriori armi e aiuti all’Ucraina invitando, nella sua veste di vice presidente della Lega, a non votare l’emendamento. Lui è al Parlamento Europeo e sono certo che se fosse stato deputato avrebbe votato contro ma i suoi colleghi della Lega hanno espresso un consenso unanime. Che fa oggi Vannacci: per coerenza si dimetterà dalla vice presidenza del partito?”.
Immigrazione e lavoro: “Non è una lotta tra poveri”
Sul tema migratorio, Rizzo ha respinto la narrazione secondo cui l’immigrazione di massa sarebbe necessaria a sostenere il sistema pensionistico: «Non è vero che stanno pagando le nostre pensioni. Un immigrato su tre lavora, spesso in lavori a basso contenuto salariale, utili ad abbattere diritti e salari».
Ha citato anche il dato delle rimesse: «Nel 2024 sono usciti dall’Italia otto miliardi di euro verso l’estero, mezza finanziaria». Il problema, ha spiegato, non è la singola persona, ma un sistema che usa l’immigrazione come leva economica: «Non è una guerra tra poveri, è un conflitto tra il basso e l’alto».
Multinazionali, piattaforme e tasse
Rizzo ha poi attaccato il potere delle piattaforme digitali: «Se hai un albergo devi passare da Booking, che non possiede un solo hotel ma non paga le tasse che paghi tu. Lo stesso vale per AirB&B». La proposta è chiara: tassare le multinazionali digitali e creare piattaforme pubbliche nazionali o regionali.
Sanità, banche e spopolamento
Ampia la riflessione sulla sanità pubblica: «Oggi tra quattro e sei milioni di italiani non si curano più. Sono i più deboli, quelli delle frazioni, delle aree interne». Un fenomeno che Rizzo lega al regionalismo sanitario e alla progressiva privatizzazione del sistema.
Stessa critica per il sistema bancario ed energetico: profitti miliardari senza redistribuzione, mentre chiudono sportelli e bancomat e aumentano i costi per cittadini e imprese. Sullo sfondo, lo spopolamento delle aree interne, che riguarda anche la Tuscia: «Chiudono scuole, ospedali, trasporti. Il cittadino diventa consumatore».
L’8 gennaio a Viterbo
L’appuntamento dell’8 gennaio a Viterbo, con la presentazione del libro di Rizzo, diventa così non solo un evento culturale ma un momento politico fondativo. «La presentazione del libro serve anche a spiegare la titolarità di chi fa queste proposte», ha concluso Rizzo, rivendicando una storia personale e politica che affonda le radici nel mondo operaio e nelle trasformazioni industriali del Paese.
Un progetto che, con l’adesione di Umberto Fusco, punta ora a strutturarsi anche sul territorio locale, proponendosi come alternativa trasversale ai tradizionali schieramenti di destra e sinistra.

