Promesse mancate, fondi persi e una città che arretra: bocciatura senza appello. Capitale della Cultura: l’ultima scommessa (e il rischio del naufragio totale)
TARQUINIA – C’è chi, tra maggioranza e opposizione, lo definisce ormai senza giri di parole un anno horribilis. Il primo anno pieno di amministrazione del sindaco Francesco Sposetti viene raccontato in città come una sequenza di scelte mancate, occasioni perse e tensioni politiche mai sopite.
Un bilancio che, secondo i suoi critici, non raggiunge neppure la sufficienza: «non arriva al 5», è il giudizio che rimbalza nei corridoi di Palazzo comunale.

Fallimenti politici e rimpasto: una maggioranza in affanno
Il quadro politico è apparso fragile sin dai primi mesi. Le discussioni interne alla coalizione che sostiene Sposetti – composta da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e altre sigle civiche – hanno prodotto più paralisi che sintesi.
Il rimpasto di giunta, arrivato presto, è stato letto come un tentativo di rimettere ordine, ma ha finito per certificare una difficoltà di governo strutturale, più che una semplice fase di assestamento. Non è stata cacciata di punto in bianco un assessore, Monica Calzolari, è stato messo alla porta un intero partito di Governo e cioè AVS (Alleanza Verdi Sinistra).
Fondi perduti e alluvione: occasioni sfumate
Tra le accuse più pesanti c’è quella della perdita di finanziamenti, inclusi capitoli legati all’alluvione che aveva colpito il territorio. Secondo le opposizioni, risorse (oltre 650mila euro) che avrebbero potuto sostenere la ripresa e la messa in sicurezza sarebbero state intercettate con ritardi o non utilizzate, alimentando la percezione di un’amministrazione incapace di trasformare l’emergenza in opportunità.
Città trascurata: rifiuti, erbacce e decoro in caduta
Sul piano quotidiano, la fotografia è quella di una Tarquinia soffocata da rifiuti ed erbacce, con quartieri e arterie principali spesso segnalati dai cittadini per incuria e manutenzione carente. Un tema che pesa perché tocca il decoro urbano e l’immagine turistica della città, settore chiave dell’economia locale.
Le cause perse e i nodi ambientali
A gravare ulteriormente sul bilancio dell’amministrazione ci sono le cause legali perse dalle associazioni che avevano sostenuto Sposetti in campagna elettorale contro il sindaco uscente Alessandro Giulivi. Dalle vicende dei cavalli abbattuti alla controversa questione dei pini tagliati in viale Mediterraneo, i tribunali non hanno dato ragione ai ricorrenti, lasciando in eredità polemiche e spese senza i risultati sperati.
Opere d’arte dimenticate e cultura ferma
Non va meglio sul fronte culturale: opere d’arte acquistate o ricevute giacciono inutilizzate, senza un progetto di valorizzazione. Un paradosso per una città che fa della storia e della cultura il suo biglietto da visita e che vede occasioni di promozione evaporare per mancanza di visione e programmazione. Poliedraspiga, l’opera di Claudio Capotondi commissionata negli anni scorsi dal Comune di Tarquinia per essere installata presso la rotatoria del Bivio, è da oltre dieci mesi pronta nel cortile di un’azienda tarquiniese, in attesa di essere trasportata nella sua sede definitiva. Dalla maggioranza ci fanno sapere che il sindaco è contrario a quell’opera nonostante sia un agronomo.
Il confronto perso sul campo con Giulivi e il rischio PNRR
Il paragone con l’ex sindaco Giulivi è ormai inevitabile e ricorrente. In molti, anche tra chi non lo aveva sostenuto, ne ricordano lo stile asciutto e a tratti scontroso, ma anche la capacità di raggiungere obiettivi concreti. Un giudizio impietoso. Sposetti sta radendo al suolo quanto costruito fino ad oggi e la disputa sul “porticciolo” ne è l’emblema. Nessuno della sua squadra ha una visione. Pensa in grande. Ciavatte, sciarpette arcobaleno e girotondi al tramonto sono il futuro delle nuove generazioni?
Intanto cresce la preoccupazione sul futuro delle strutture ed infrastrutture.
Soprattutto oggi preoccupa il destino dei progetti PNRR lasciati in eredità, che – secondo più voci – rischiano di naufragare per lentezze e indecisioni dell’attuale maggioranza. Sul campo non c’è paragone. Sposetti non è all’altezza del ruolo che sta ricoprendo e lo si capisce anche da come viene ridicolizzato dal presidente del consiglio Blasi che lo tratta come un bambino dell’asilo irrequieto che non sa stare al proprio posto.

Le crepe nella maggioranza
Un segnale politico significativo sarebbe arrivato pochi giorni fa, quando – ufficialmente per gli auguri – alcuni esponenti della maggioranza si sarebbero ritrovati a discutere apertamente della necessità di cambiare passo e di arginare l’inconcludenza del sindaco. Un confronto informale ma indicativo di un malessere che non riguarda più solo l’opposizione.
Il centrosinistra si prepara a trovare un sostituto credibile ad un non ripresentabile Francesco Sposetti. Sono i suoi sostenitori a dirlo. C’è da trovare l’alternativa e qualcuno già sta sgomitando sotto canestro.
Una bocciatura trasversale
A meno di tre anni dalla fine del mandato, la sensazione diffusa è quella di una città ferma, con una guida politica che non convince né per risultati né per metodo. Tra fondi persi, contenziosi falliti, decoro in declino e progetti bloccati, l’amministrazione Sposetti viene giudicata bocciata su tutti i fronti.
Il tempo per invertire la rotta esiste ancora. Ma a Tarquinia cresce il timore che, se non arriverà una svolta rapida e concreta, l’“anno horribilis” rischi di trasformarsi in una stagione di rimpianti per ciò che la città avrebbe potuto essere e non è stata.
Ultimo punto ma decisamente quello che riteniamo più importante. A rendere il quadro ancora più fragile c’è la grande scommessa su cui l’amministrazione Sposetti ha deciso di puntare gran parte del proprio capitale politico: la candidatura di Tarquinia a Capitale italiana della Cultura.
Un progetto sul quale sono state investite energie, risorse economiche e con una comunicazione tra le peggiori mai viste in Europa, e che oggi viene guardato con crescente scetticismo anche da settori della stessa maggioranza.
Il timore, sempre più diffuso, è che si tratti di un investimento mal pianificato e poco misurabile, privo di una chiara analisi di ritorno. In città ci si chiede quale sarebbe il reale beneficio in termini di numeri di turisti, permanenza media, indotto economico e ricadute sull’intero territorio. Domande che, al momento, non sembrano trovare risposte convincenti.
Il rischio è duplice. Da un lato, non ottenere il titolo, trasformando mesi di lavoro e risorse pubbliche in un nulla di fatto (anche se, a nostro giudizio, il lavoro presentato è davvero scarso).
Dall’altro, anche nell’ipotesi di successo, non essere pronti a gestirne gli effetti, per assenza di infrastrutture, servizi, programmazione culturale stabile e una strategia turistica integrata con la costa e l’entroterra.
In questo scenario, il mancato riconoscimento di Tarquinia come Capitale della Cultura rappresenterebbe – secondo molti osservatori – il naufragio definitivo dell’esperienza amministrativa di Francesco Sposetti: l’ennesima occasione persa dopo fondi sfumati, progetti bloccati e una macchina comunale percepita come lenta e inconcludente.









