Gruppi di africani si riunirebbero in una stanza, la domenica, per suonare e cantare musica, a carattere religioso, ad alto volume. “Non ne possiamo più – dicono i residenti – siamo costretti a barricarci in casa”
TERNI – Via Tre Archi, a Terni, nei pressi di piazza Clai. Tutte le domeniche, da un po’ di anni a questa parte, gruppi di persone di etnia africana si riunirebbero in un locale al pianterreno – che affaccia sulla pubblica via – per dedicarsi a canti e musiche, a carattere religioso, ad alto volume. Secondo quanto riferitoci dai residenti, dalle 8 fino all’ora di pranzo – ma a volte anche oltre – la “celebrazione” è accompagnata da batterie, pianole elettriche e microfoni.
Una situazione che sta rendendo la vita impossibile a chi vive nella zona e che, la domenica mattina, vorrebbe starsene tranquillo in casa propria. Esposti ai Vigili Urbani, all’ARPA, al Comune e l’intervento Forze dell’ordine non sono bastati per convincere gli immigrati ad abbassare il volume di musica e voci.
“Siamo costretti – ci dice un residente – a barricarci in casa a causa della musica alta. D’estate poi la cosa diventa insostenibile, non potendo aprire nemmeno le finestre”. Gli abitanti della zona hanno raccolto le firme per chiedere la misurazione dei decibel e denunciare agli uffici comunali e all’ARPA l’inquinamento acustico prodotto dalle strumentazioni musicali e di amplificazione.
LEGGI CONTORTE, BUROCRAZIA E SOVRAPPOSIZIONE DI COMPETENZE – Procedure, leggi e norme e in materia di disturbo della quiete e inquinamento acustico abbondano. Per non parlare degli Enti, Istituzioni e Autorità pubbliche a cui un normale cittadino può rivolgersi: c’è l’imbarazzo della scelta tra Arpa, Asl, Comune (con le diverse Direzioni e Assessorati ad Ambiente, Salute, decoro urbano e Sicurezza) , Vigili Urbani, Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco (con competenza sulla sicurezza e la conformità degli immobili utilizzati), Questura e Prefettura (con competenza in materia di immigrazione, sicurezza e ordine pubblico), Procura, etc… Ma trovare qualcuno che sia in grado di intervenire per risolvere la situazione non è facile.
Si tratta di individuare una soluzione giuridico-amministrativa, e perché no politica, idonea garantire la tranquillità dei residenti e, al contempo, le esigenze di culto di quella comunità di africani: per tale ragione i residenti della zona chiedono l’intervento del Sindaco Latini e degli assessori competenti.
VIVERE NEL CENTRO STORICO: RUMORI, LOCALI E MOVIDA – Quello della vivibilità del centro storico è, del resto, uno dei problemi che la nuova amministrazione comunale dovrà affrontare, soprattutto sul piano dell’immagine (per ora sono state soltanto riproposte le ordinanze antivetro, già utilizzate dalla precedente giunta), anche con riferimento alla regolamentazione della cosiddetta “movida”, che interessa diverse zone del centro storico cittadino popolate di ristoranti e locali.