Acquapendente – Doppio appuntamento nel fine settimana con la stagione del Teatro Boni di Acquapendente, diretta da Sandro Nardi. Sabato 26 gennaio 2019 alle ore 21, per celebrare la Giornata della Memoria, in scena “Il viaggio”, uno spettacolo sulla Shoah con Giuseppe Argirò, Maria Cristina Fioretti, Maria Cristina Gionta, Maurizio Palladino, Silvia Falabella, Filipo Velardi. Regia e drammaturgia di Giuseppe Argirò. Lo spettacolo sarà replicato per le scuole superiori del territorio lunedì 28 gennaio.
“A molti individui o popoli può accadere più o meno consapevolmente che ogni straniero è nemico”: da questa convinzione di Primo Levi parte uno spettacolo che attraversa il dolore umano, raccontando i campi di sterminio. La tessitura drammaturgica ha una struttura metateatrale: immagina, infatti, una compagnia di attori ebrei che prova le “Baccanti” di Euripide. La scelta non è ovviamente casuale. La tragedia narra l’invasamento di Agave e l’uccisione del figlio Penteo che si rifiuta di credere in Dioniso, rigettando il culto della personalità e l’adorazione incondizionata del dio. L’analogia con il nazismo e ogni dittatura nata dall’acquiescenza delle masse è evidente. Gli attori diventano essi stessi protagonisti di un viaggio senza ritorno verso Auschwitz, che verrà rappresentato grazie alle testimonianze del processo di Francoforte che si svolse dal 1963 al 1965.
Domenica 27 gennaio alle ore 17.30 è la volta di “La vita che ti diedi” di Luigi Pirandello, diretto da Caterina Costanini, protagonista anche sul palcoscenico insieme a Lorenza Guerrieri e con Lucia Ricalzone, Maddalena Rizzi, Carlo Ettorre, Maria Cristina Gionta, Vita Rosati. Musiche di Eugenio Tassitano.
Estate, caldo torrido. Il grigio con le sue varie sfumature dal bianco al nero sottolineano l’impalpabilità delle emozioni che si susseguono in questa narrazione di donne. Su questo bianco, evocato dal nome della protagonista, Donna Anna Luna, prende forma un mondo lunare, femminile e matriarcale, come un coro da tragedia greca. Donne che vagano fra fantasmi e stanze della follia nel disperato bisogno di affermare la vita. Un delirio di una madre che rifiuta di accettare la morte del figlio. Cosa può capitare di più terribile? Perciò nega questa idea atroce ed entra così in uno stato di lucida follia, come lo stesso autore lo definisce. Cerca disperatamente di mantenere il figlio in vita oltre il limite della ragione e della realtà.
La vita non esiste in sé e per sé ma nella misura in cui noi la inventiamo quotidianamente, giorno per giorno. Siamo noi che continuiamo a tenere le persone care in vita perché le carichiamo dei nostri ricordi, dei nostri pensieri. Perché il figlio Fulvio fugge dalla madre e se ne allontana per sette lunghi anni? Fugge dalla madre di cui è totalmente innamorato, trova una donna ( naturalmente sposata e con figli ), se ne innamora, solo dopo sette anni riesce a far l’amore con lei e subito dopo pieno di raccapriccio fugge anche da lei. Cosa, se non il terrore dell’incesto, terrorizza Fulvio? Incesto desiderato nel passato e compito nel presente nella figura di un altra madre.
Qui compaiono tendenze irrazionalistiche e mistiche, che puntano ad analizzare l’essenza vera delle cose, a percorrere strade di intuizioni che inevitabilmente mettono in contatto con una dimensione altra, con l’Essere nella sua vera natura. Un testo scritto nel 1923 che appare alla lettura di oggi estremamente attuale. Per questo è grande Pirandello, perché le sue opere ci parlano ancora di oggi. Questa tragedia, perché di tragedia si tratta, approfondisce con grande acutezza la complessità dei rapporti madre e figlio svelandoci i lati più misteriosi della figura materna e ci trascina in una storia emozionante.
Per informazioni e biglietti: www.teatroboni.it – 0763.733174 – 334.1615504.