Cerveteri – “Uno Stato che consente di uccidere un ragazzo senza che di fatto i suoi assassini vengano puniti non è uno Stato di diritto ma è uno Stato in cui la giustizia oramai è morta e le Istituzioni non sono più un riferimento credibile per i cittadini. Spiace dirlo da uomo delle Istituzioni ma il caso di Marco ha scosso tutta la nostra comunità, per l’evento truce e infame che ha portato alla morte di questo giovane ragazzo.
Da sindaco mi sento di dire che oggi provo un senso di vergogna nell’indossare la fascia tricolore in rappresentanza di uno Stato che non tutela i cittadini e che lascia impuniti gli assassini di Marco.
Per questo sin da subito metterò le bandiere della nostra città a lutto e invito i sindaci di tutta Italia a farlo in rispetto di Marco Vannini e dei tantissimi che come lui hanno perso la vita senza che lo Stato italiano gli riconoscesse giustizia”.
Con queste le parole il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci ha commentato la sentenza della Corte d’Appello di Roma sul caso Vannini.
Attestati di solidarietà, di vicinanza e rabbia per la sentenza stanno giungendo alla famiglia Vannini da tutta Italia e dopo la petizione lanciata su change.org che ha visto in poche ore superare le 25mila firme, ora a scendere in campo sono i commercianti di Ladispoli, Cerveteri e Bracciano. Serrande dei negozi abbassate venerdì alle 18 per 15 minuti. Fuori dalle attività commerciali, per quel lasso di tempo sarà esposta una candela. Un gesto per dimostrare la propria vicinanza alla famiglia di Marco e soprattutto per protestare contro una sentenza che lasciato solo tanta rabbia e sete di giustizia.
Intanto, proprio questa mattina, nonostante il freddo e la pioggia battente, un gruppo di cittadini si è dato appuntamento sotto al palazzetto comunale di Ladispoli per esporre sulla facciata del Comune una bandiera nera, simbolo di lutto, per Marco Vannini. La bandiera è stata posta proprio sotto lo striscione di Marco, dove si chiede “giustizia e verità”. La bandiera di oggi, sarà sostituita nella giornata di domani, probabilmente alla stessa ora, da un’altra che renda ancor meglio “giustizia” ai sentimenti dei ladispolani affranti, amareggiati e arrabbiati per la sentenza della Corte d’Appello.