Viterbo – Franco Fiorita, respinto il ricorso in Cassazione. Non sarà riammesso nell’albo degli odontoiatri

Dopo la condanna a 2 anni e 3 mesi persa l’ultima speranza per tornare ad esercitare la professione. Radiato a vita

ROMA – Gianfranco Fiorita, l’odontoiatra viterbese condannato perché nel 2010 scappò con i soldi dei clienti non potrà mai più esercitare la professione. Fiorita, attraverso il suo legale, Roberto Alabiso, aveva promosso un ricorso in Cassazione per cercare di annullare il provvedimento disciplinare inflittogli dai probiviri dell’Albo Professionale degli odontoiatri dell’Albo di Viterbo.

Tutto nasce dai fatti ormai più che noti alle cronache. Nella condanna inflittagli dal giudice Giacomo Autizi, venivano confermate le accuse di appropriazione indebita, truffa e insolvenza fraudolenta.

Fiorita oltre a risarcire 40 delle 61 vittime che si erano costituite parte civile si era visto a garantire l’azione risarcitoria provvisionali per un totale di circa 70 mila euro.

Oltre al processo penale Fiorita aveva subito anche un procedimento disciplinare aperto dall’Albo di Viterbo dei medici odontoiatri. Con deliberazione del 29 luglio 2014, la Commissione dell’albo degli odontoiatri dell’Ordine di Viterbo ha irrogato al dott. Gianfranco Fiorita la sanzione della radiazione dall’esercizio della professione di odontoiatra, avendolo ritenuto colpevole di avere tenuto condotte contrarie al decoro e al corretto esercizio della professione per la contestazione del reato di cui all’art. 646 c.p. con le aggravanti n. 5) e n. 11) dell’art. 61 c.p. in relazione all’incasso (sotto forma di erogazione di finanziamento) di compensi per cure odontoiatriche non eseguite o non ultimate e all’impossessamento di somme di denaro in danno di colleghi e altri operatori economici. Con ulteriore decisione depositata in data 12 luglio 2017, la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie ha respinto il ricorso presentato da Fiorita avverso quella decisione.

Anche in questo caso, la Commissione centrale ha rilevato che, senza incorrere in alcun vizio, stante il principio di autonomia del procedimento disciplinare rispetto a quello penale, legittimamente il Consiglio dell’Ordine aveva assunto la determinazione di portare avanti l’accertamento di propria competenza ritenendo che fosse ascrivibile al sanitario la responsabilità di una
condotta disdicevole al decoro e alla deontologia professionale. La Commissione centrale, quindi, respingeva anche le censure relative alla misura della sanzione inflitta.

Gianfranco Fiorita non si è arreso ed ha impugnato tutti i procedimenti proponendo ricorso alla Suprema Corte di Cassazione.

Quest’ultima ha respinto il ricorso e condannato l’ex odontoiatra a risarcire delle spese processuali ed accessorie, tutte le parti convenute .

 

sentenza fiorita