Regione Lazio – L’assessore alla sanità D’Amato (il “re” dell’Amazzonia) e le strane manovre su appalti e nomine

Per l’appalto sull’Ares 118 e le nomine dei dirigenti nelle Asl di Roma e Frosinone le opposizioni ricorreranno anche alla Procura della Repubblica. Duro scontro in commissione sanità. Operazioni poco trasparenti, azioni anomale, appalto fatto a “camicia” per una società già interdetta più volte per turbativa d’asta

ROMA – Gira che ti rigira quello che non ha pagato (in termini penali) per i finanziamenti alla “sua” fondazione sull’Amazzonia, rischia di pagarlo tutto insieme questa volta. Parliamo dell’assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Personaggio ambiguo e molto conosciuto a Roma per essere, termine dialettale romanesco, “un traffichino“. Sotto inchiesta già nel 2014 che aveva già ottenuto una richiesta di «sospensione cautelativa dall’incarico», ma mai arrivata in discussione grazie alla copertura politica dell’attuale, sempre assente, presidente Nicola Zingaretti.

Come molti ricorderanno, D’Amato, venne rinviato a giudizio con l’accusa di truffa ai danni della Regione. Un “avviso” ricevuto nella sua precedente veste di capogruppo dei Comunisti Italiani (la Procura di Roma avanzò sospetti sull’uso di 270mila euro di contributi: percepiti per sostenere l’attività della Fondazione Italia-Amazzonia di cui D’Amato era presidente onorario).

D’Amato, però, è uno che sta sempre in mezzo a situazione poco chiare, preferisce il “torbido”. Quando ci sono in mezzo soldi, tanti soldi, oppure scoppia una bufera giudiziaria, il suo nome, d’incanto, appare sempre.

Luca Parnasi, l’imprenditore a capo della ditta che doveva costruire lo stadio dei tifosi giallorossi, nel sistema di relazioni che aveva creato con il mondo della politica (dalle carte dell’inchiesta), risultava aver avuto “rapporti” anche con la corrente del Pd che fa capo appunto ad Alessio D’Amato, ribadiamo, attuale assessore alla sanità della giunta Zingaretti. Politico legato al territorio a sud di Roma ed in particolare al sindaco Pierluigi Sanna ed alla Cooperativa editoriale Annales che vede il giovane cittadino di Colleferro tra i soci.

Un giro di soldi, si parla di 100 mila euro, sui quali andava fatta chiarezza e non sappiamo a che punto sia o come sia finita.

L’assessore regionale alla Sanità, D’Amato, comunque, sulla vicenda, non ha ancora chiarito e risposto in aula alle richieste fatte dal Movimento 5 Stelle, circa il suo coinvolgimento nell’ambito del finanziamento nel 2013 della rivista ‘Nuovo Paese Sera’, di cui all’epoca, guarda la coincidenza, era proprietario e socio fondatore.

Ricevette un contributo di circa 100mila euro da parte di Luca Parnasi, in aggiunta ai fondi erogati dal Pd sia dalla Regione Lazio che dalla Provincia di Roma, all’epoca guidata, guarda ancora il caso o la coincidenza, da Nicola Zingaretti.

Pochi giorni dopo il finanziamento di Parnasi, alla rivista ‘Nuovo Paese Sera’, la Regione Lazio aveva sbloccato un finanziamento della stessa cifra in favore della società cooperativa Annales, legata a doppio filo alla testata giornalistica (fino al 2013 hanno avuto la stessa sede), al Pd Lazio e alla giunta Zingaretti proprio tramite l’attuale assessore regionale Alessio D’Amato.

Tra i soci di Annales infatti troviamo: Barbara Concutelli, già dirigente della fondazione Italia-Amazzonia di D’Amato; Dario Petti, autore insieme a D’Amato del libro Lady Asl; Pierluigi Sanna, attuale sindaco Pd di Colleferro legato alla corrente di D’Amato.

Adesso sta per scoppiare una nuova “bomba” nella sanità regionale e il ricorso alla Procura di Roma sembra davvero inevitabile.

Si comincia con la presa di posizione, in commissione sanità, su alcune nomine per le Asl e ospedali.

La commissione regionale sulla sanità ha bocciato i decreti di nomina dei direttori generali dell`Azienda Ospedaliera Universitaria Sant`Andrea, dell`Azienda Ospedaliera San Giovanni e della Asl di Frosinone.

Questo perché, secondo i consiglieri di opposizioni di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, il segretario nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, avrebbe utilizzato la “nostra regione” come una sorta di cabina di compensazione per problematiche legate alle sue componenti nazionali, prendendo personale proveniente da altre regioni (Emilia Romagna, Sardegna e Friuli Venezia Giulia). 

Non solo. D’Amato non si accontenta di così poco ed ecco che in commissione sanità si accende un nuovo scontro, questa volta molto più complesso e pericoloso, con esposti che sono finiti già nelle mani della Procura, di Cantone e per conoscenza anche a Zingaretti.

Cosa sarebbe successo?

L’Aise (Associazione Imprese Servizi Elicotteri), ha messo, nero su bianco, una durissima lettera di contestazione, che parla di “gravi irregolarità nella procedura di affidamento” del Servizio Medico di Ermergenza in Elicottero Ares 118.

Lettera assai complessa ma abbastanza chiara nei contenuti.

Secondo l’Aise, il bando e l’atto di gara è stato trasmesso e sottoposto ad una supervisione, per una sorta di parere pro veritate ad alcuni dirigenti delle Regioni Lombardia e Piemonte.

Il primo, grave rilievo, punta il dito sul fatto che, questi dirigenti, avrebbero ricevuto queste “informazioni” prima che queste fossero pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea.

A ricevere tali informazioni il dottor Zoli e il dottor Bono, contattati da un altro ambiguo personaggio calato dal nord e cioè Renato Botti, attualmente direttore generale della sanità della Regione Lazio.

Nella lettera che pubblichiamo integralmente, si spiegano le anomalie legate a questi “pareri”.

Fra tutti i rilievi, però, quello che colpisce è la “camicia” cucita per qualcuno. Infatti, nelle clausole del servizio da effettuare, si fa riferimento ad una tipologia di elicotteri. “Francesi” ovviamente. Questo sugli elicotteri francesi, per chi mastica di questi straordinari mezzi, fa venire in mente il colosso londinese Babcock. Talmente colosso che è rimasto sistematicamente coinvolto negli ultimi scandali legati a tangenti nella sanità pubblica un po’ in tutta Italia. Tra arresti, turbative d’asta già accertate, il modus operandi di questi signori appare abbastanza chiaro, CORROMPERE.

Ad Alessio D’Amato e di conseguenza a Nicola Zingaretti qualcuno deve aver imposto, probabilmente dall’alto, di realizzare questa camicetta “francese” in modo tale da escludere in modo netto non un gruppo qualsiasi ma, addirittura Leonardo-Finmeccanica e i suoi quindicimila dipendenti che sono l’eccellenza, nel mondo, nella produzione di elicotteri AW e cioè gli AgustaWestland.

Perché Zingaretti D’Amato hanno deciso di “fottere” Finmeccanica

Questo già dovrebbe spingere la Procura di Roma a chiedere spiegazioni.

AISE PROT. 28.2019

 

Talmente invasivo e fuorilegge il comportamento di Babcock, del quale ha parlato anche la trasmissione di Rai Tre Report e di come svolgono il servizio antincendio con i Canadier, che sul caso è dovuta intervenire anche l’AGCOM (autorità garante della concorrenza e del mercato) che ha emesso un provvedimento sanzionatorio di 50 milioni di euro al “cartello” che vince, guarda caso, tutti gli appalti nella sanità pubblica.

 

All 1

 

All. 2

 

Questa è la relazione finale. Secondo quanto scritto in queste numerosissime pagine, l’unica cosa chiara è che Babcock (con le sue consociate), non rispetta alcun tipo di legge e che, per vincere un appalto, i suoi dirigenti sono pronti a ricorrere a qualsiasi sistema. Non ci credete? Se avete tempo leggete cosa “sentenzia” l’Agcom.

 

9-19 provvedimenti babcock