Nel carcere di Mammagialla è detenuto nel braccio speciale lontano dai detenuti comuni. Nella città tirrenica nessuno lo conosce o ricorda
VITERBO – È stato arrestato sabato mattina, dagli uomini della Seconda Sezione della Squadra Mobile di Viterbo diretta dal vice questore aggiunto Gian Domenico Meschini e tradotto presso il carcere di Viterbo Mammagialla con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti di una bambina di otto anni disabile, residente in un comune del viterbese.
A finire in manette un fisioterapista, D. C.i di 35 anni, residente a Tarquinia, che prestava la sua opera presso il Bambin Gesù di Santa Marinella e svolgeva anche assistenza domiciliare privata, peraltro vietata dal regolamento della struttura sanitaria presso la quale lavorava, come fisioterapista e osteopata.
L’uomo sarebbe stato colto in flagranza di reato mentre stava tentando di abusare della ragazzina di otto anni con una grave disabilità e non vedente.
Il professionista è stato arrestato, come detto, al termine di una lunga indagine coordinata dalla Procura di Viterbo e partita a seguito della denuncia circostanziata della famiglia della vittima.
La Seconda Sezione della Squadra Mobile di Viterbo, è una vera e propria eccellenza in questo tipo di reati che colpiscono i minori.
Un lavoro delicato, fatto di appostamenti, riprese filmate, ausilio di psicologi per la famiglia e per la bambina che, per assicurare gli autori di questi atroci reati, devono collaborare in stretto contatto con gli agenti che sanno perfettamente che, senza prove documentali, è praticamente impossibile assicurare queste persone alla giustizia.
Cosa ancor più difficile quando a subire violenze sono bambini in difficoltà.
La violenza sessuale aggravata e continuata, secondo l’accusa, si sarebbe protratta fino ai primi giorni di settembre, proprio nell’ambito dell’attività privata del 35enne, come spiegato in una nota stampa inviata dal procuratore di Viterbo, Paolo Auriemma.
“Sulla base della denuncia sporta dai genitori della parte offesa – afferma il procuratore Auriemma – gli uomini della Polizia di Stato del capoluogo della Tuscia hanno subito avviato l’attività investigativa che, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, è sfociata nel provvedimento restrittivo”.
All’atto dell’esecuzione della misura, l’indagato è stato sottoposto a perquisizione personale e domiciliare, all’esito della quale è stato rinvenuto materiale informatico, ancora in fase di analisi per gli eventuali, ulteriori risvolti di carattere penale. Sono pertanto in corso ulteriori indagini per accertare eventuali ulteriori episodi analoghi.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, innanzi al Gip di Viterbo, l’indagato, come specificato dalla Procura di Viterbo, ha reso spontanee dichiarazioni.
Da sottolineare che, non è intervenuta la Procura della Repubblica di Civitavecchia, competente per Tarquinia e Santa Marinella, dove operava, perché il reato si è consumato in un paese vicino Viterbo.
Sulla vicenda è intervenuta la struttura sanitaria di Santa Marinella: “L’ospedale ha appreso con sgomento la notizia della gravissima ipotesi di reato riferita ad un suo dipendente, che lavora come fisioterapista presso la nostra sede distaccata di Santa Marinella. Siamo sconcertati e addolorati che possa essere accaduta una cosa del genere e il nostro primo pensiero di vicinanza e solidarietà va alla bambina e alla sua famiglia”.
“Sulla base delle poche informazioni a disposizione,- affermano dal Bambin Gesù – fatti salvi i doverosi accertamenti in corso da parte dell’autorità inquirente, si tratterebbe di presunti gravissimi illeciti commessi fuori dall’ospedale, nel corso di un’attività riabilitativa privata a domicilio, vietata dai regolamenti interni”.
“L’ospedale, venuto a conoscenza dei fatti da parte dell’autorità giudiziaria, ha fornito ovviamente da subito piena collaborazione e il dipendente è stato immediatamente sospeso d’ufficio dal lavoro, in attesa dello sviluppo delle indagini. Profondamente rattristati da questa incresciosa vicenda, ci affidiamo fiduciosi al lavoro solerte e scrupoloso della magistratura e proseguiamo con ancora maggiore determinazione la nostra azione quotidiana di cura accanto ai bambini e alle loro famiglie”.
D. C. è poco conosciuto a Tarquinia, dove, di fatto, andava solamente a dormire.
Gli inquirenti sono convinti che, vista le modalità e l’assoluta mancanza si sensibilità da parte di questo giovane medico laureato in scienze motorie.
Come detto, il 35enne fisioterapista ed osteopata, è praticamente sconosciuto a Tarquinia. Nessuno lo ricorda o ha condiviso qualcosa con lui. Probabilmente ha studiato fuori Tarquinia e lavorato lontano dal paese anche se, ci sono tracce di un suo studio, in una via del centro cittadino.
Sui social non ci sono sue foto e non ha profili riconducibili alla sua persona.