Terni: Forza Italia in crisi, Nevi nel mirino

di Rita Diamanti, militante Forza Italia Terni

 

Non sono una scienziata della politica e, per conoscenza dei lettori, mi descrivo come una donna che lavora, che ha conseguito qualche titolo di studio, reale non millantato, pago le tasse, non con gioia ma tutte, non ho grane giudiziarie, fatto non scontato e, banalmente, preferisco fare sport piuttosto che sballarmi.

Facendone parte da tempo e avendone seguito le vicende da vicino, ritengo di poter esprimere, con spirito costruttivo, alcune considerazioni su Forza Italia e sul disastro in atto.A livello nazionale essa ha perso appeal, essendosi progressivamente allontanata dai suoi temi fondanti che erano e restano attuali e rivoluzionari: abbattimento del carico fiscale, riforma della Giustizia, sicurezza dei cittadini, controllo dei confini, sviluppo dell’economia, tutela dei diritti individuali. Il partito ha sempre ruotato intorno alla straordinaria figura del Presidente Silvio Berlusconi, ma il declino anagrafico, fisico e motivazionale dello stesso, in assenza di validi successori, ha imposto un pesante dazio di consensi elettorali, senza che sia stato indicato alcun correttivo sensato e praticabile.A livello locale, dove posso interloquire più fondatamente, la situazione è ulteriormente grave. Evito di partire dalle calende greche, quindi circoscriverò la mia analisi dal giugno 2018, quando alle elezioni comunali Forza Italia si attestò intorno al 10% dei consensi, ottenendo quattro Consiglieri Comunali. Partendo da quella data, rammento che l’assetto di Giunta fu deciso dall’Onorevole Raffaele Nevi, il quale stabilì, senza alcun passaggio negli organismi direttivi, che i due assessori assegnati al partito dovessero essere persone di sua fiducia, non sfuggirà il lungo sodalizio con Stefano Fatale e il fatto che Sonia Bertocco, sconosciuta politicamente, fu prima segnalata come amministratore delegato della partecipata di Amelia (AMAN), fatta eleggere accoppiandola con Fatale, nominata Assessore e poi, quando si dimise da tale carica (ma Guido Nevi sostenne trattarsi di dimissione forzate), nuovamente collocata nella stessa azienda; tutti fatti sui quali i vari direttivi non sono stati resi partecipi.Gli avvenimenti successivi sono rilevanti e vanno citati. Il capo gruppo in Consiglio Comunale, Raffaello Federighi, è stato fatto decadere con motivazioni quantomeno controverse, atteso il fatto che lui e i suoi legali, informando i cittadini di avere nel frattempo brillantemente risolto i coinvolgimenti nelle questioni “bollettopoli” e Meraklon, per le quali è stato assolto in giudizio e prosciolto in istruttoria, hanno dichiarato di essere nell’imminenza di un ritorno in Consiglio Comunale.Ebbene, l’unico intervento ufficiale sono state le immediate e scomposte affermazioni di Nevi, il quale dichiarò ai giornali che avrebbe privato Federighi delle sue cariche nei direttivi e lo avrebbe espulso dal partito. Fatti ovviamente non verificatisi ma, incredibilmente, nessuno si è congratulato pubblicamente con l’interessato del felice esito sulle questioni in cui è rimasto coinvolto. Semplicemente, lo si da per inesistente, nonostante Federighi si sia correttamente autosospeso dall’attività politica ed istituzionale, ribadendo però, anche ultimamente, in pubbliche dichiarazioni che, se e quando rientrerà in Consiglio Comunale, lo farà in Forza Italia.Subito dopo il Consigliere Federico Brizi, esponente storico e qualificato del partito, in aperta polemica con le decisioni di Nevi, ne è uscito, approdando prima nel Gruppo Misto e poi nella Lega.Analogo il percorso fatto dalla Consigliera Valeria D’acunzo, che sostenne, forse sbrigativamente, di non trovarsi a suo agio in Forza Italia. Nel suo caso osservo che di Forza Italia non ha mai fatto parte, pur essendosi candidata nelle sue liste, segnalata proprio da Raffaele Nevi.Infine, la nota questione delle candidature alle regionali, che ha visto la decisa reazione di Francesco Ferranti, attuale Presidente del Consiglio Comunale, iscritto da lunga data al partito, del quale è stato costantemente il più votato nelle varie elezioni comunali, riportando anche significativi risultati in termini di consenso nelle competizioni per il Consiglio Regionale. Ferranti sostiene e Nevi lo ammette, che esisteva un accordo tra i due, in assenza di passaggi formali nei direttivi, per il quale Ferranti sarebbe stato il candidato alle regionali sul quale il partito avrebbe fatto convergere i voti, come unico soggetto in grado realmente di essere eletto. Così non è andata, Ferranti non si è candidato, Nevi ha messo in lista tre persone (Pernazza, Fatale e Marcelli) che da lui dipendono o fanno riferimento. Il risultato è stato una fuoriuscita in segno di protesta d’importanti esponenti del partito (Nucci, Battistini, Mideja), i quali hanno stigmatizzato negativamente le scelte di Nevi.Basilare, inoltre, il fatto storico che il risultato conseguito da Forza Italia nella recente competizione regionale è stato di non eleggere alcun Consigliere del territorio (unico tra tutti i partiti) e di ottenere un consenso del 4,6% su Terni, ancora peggiore di quello assai modesto del 5,5% su base regionale. Si dice che Ferranti se ne andrà da Forza Italia, io non credo e comunque spero di no, ma alle precise accuse dello stesso di gestione familistica ed erronea ad opera di Raffaele Nevi, questi non ha risposto, né è intervenuto ufficialmente alcun esponente del partito. Se qualcuno si chiede che fine abbiano fatto i voti di Forza Italia, spero di averlo aiutato a darsi una risposta. Se invece qualcun altro pensa di nascondere il disastro dicendo che “in fondo abbiamo partecipato ad una vittoria epocale”, insomma quanto millantato nell’analogo caso di Orvieto (Forza Italia al 3%), dovrebbe urgentemente rivolgersi ad uno specialista, però molto bravo.Al netto del fatto, ulteriormente eccepibile, che nei vari direttivi di Forza Italia vi siano sodali, parenti o collaboratori del parlamentare in argomento, che da tempo aspira a diventare Coordinatore Regionale, probabilmente di Forza Nevi, la questione costituisce uno spaccato interessante su come è gestito il partito a livello locale, fermo restando che, nello specifico, probabilmente torti e ragioni si distribuiscono, ma certamente non in maniera equivalente.Fin qui i fatti, ineccepibili e non soggetti a contestazioni oggettive; la domanda è se i manovratori sappiano realmente dove stiano andando e se la direzione intrapresa risponde all’interesse generale e al bene comune. A mio parere e ad evidente parere dei moltissimi elettori persi, probabilmente no.Forse occorrerebbe smettere di cianciare di liberismi gramsciani, dismettere i panni dell’intellettuale che vola così in alto che nessuno lo vede, dimenticarsi di vivere comodamente di politica e confrontarsi con la gente comune, con i loro sogni e con le loro paure, contribuendo a costruire un futuro meno incerto dell’attuale.E’ necessario fare subito i conti con la realtà, nelle sedi preposte (non facile, lo so, perché una sede non c’è, in quanto Raffaele Nevi sostiene che non serve…), collettivamente e non sproloquiando senza contraddittorio, ammettere gli errori e assumersene le responsabilità, nessuno escluso, tornando ad essere umili servitori di un ideale, militanti tra la gente, che ascoltano, parlano poco e molto fanno.Sarò liquidata con una scrollata di spalle, ma come Cassandra temo che, pur inascoltata, avrò ragione e osservando il triste cumulo di macerie che alcuni sconsiderati avranno finalmente ottenuto, rammenterò la lucida follia di Erasmo da Rotterdam, che un tempo guidava le scelte dello stesso Silvio Berlusconi e che i suoi modesti emuli in sedicesimo hanno dimenticato, a loro danno, certo, ma anche per quello di tutti noi.