In cambio denaro, ristrutturazioni gratis e acquisti di case a prezzi scontati. L’intercettazione: “Se i telefoni sono sotto controllo, ci arrestano tutti”. Ancora una volta a finire nel tritacarne il “civitavecchiese” Franco De Angelis
Con queste accuse la Guardia di finanza ha arrestato 14 persone, quattro delle quali in carcere, e notificato 6 obblighi di presentazione all’autorità giudiziaria nei confronti di imprenditori e dipendenti pubblici che lavorano al Provveditorato interregionale delle Opere pubbliche, il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, l’Ater della Provincia di Roma, l’Istituto centrale per la formazione del personale della Giustizia minorile e l’Ufficio per i Servizi tecnico-giuridici del ministro dell’Interno. Tra gli imprenditori colpiti dalle misure cautelari c’è anche Franco De Angelis, nel 2015 coinvolto nell’operazione Vitruvio sull’interporto di Civitavecchia.
Se abbiamo i telefoni sotto controllo, ci arrestano tutti”, dicevano gli indagati. E in effetti così era. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che ha coordinato l’inchiesta, gli imprenditori e i funzionari pubblici avevano ideato uno schema per aggirare la mancata applicazione della rotazione degli affidamenti: i lavori erano formalmente assegnati a diverse società, ma in realtà ad eseguirli era sempre lo stesso imprenditore. Tra i lavori assegnati in maniera illecita – stando alla ricostruzione dell’accusa – ci sono stati anche il completamento dell’impianto di climatizzazione e dell’antincendio della Corte d’Appello di Roma, in viale Giulio Cesare, e alcuni lavori edili negli uffici proprio della Procura di Roma.
È il quadro di “comune corruzione” che emerge dall’inchiesta della Procura della Capitale che oggi ha portato il gip ad emettere una ventina di misure cautelari personali che riguardano imprenditori e dipendenti pubblici. Quattro le persone finite in carcere, dieci ai domiciliari, sei all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’indagine ha fatto emergere una attività illecita nell’assegnazione di lavori svolti presso gli uffici della Corte di appello e altre opere realizzate nel palazzo di giustizia della Capitale.
Le verifiche, svolte dal nucleo speciale anticorruzione della Guardia di Finanza, hanno riguardato in totale otto funzionari pubblici in servizio presso il Provveditorato Interregionale delle opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, l’Ater, l’Istituto centrale di formazione per il personale della giustizia minorile e l’Ufficio per i servizi tecnico-gestionali del ministero dell’Interno e 12 imprenditori.
In cambio dell’appalto i titolari delle imprese erano pronti a corrompere con la consegna di tartufi o con la promessa di una assunzione di un parente in un centro commerciale. Gli imprenditori garantivano ai funzionari anche appoggi per nomine al ministero o “semplicemente” l’acquisto di una casa a condizioni vantaggiose.
Per il gip è “assoluta” la “naturalezza con cui gli indagati hanno piegato la funzione pubblica degli uffici del provveditorato delle opere pubbliche e degli altri pubblici uffici, a una sorta di ‘cosa privata’ in virtù della quale hanno disposto a loro piacimento di una serie indeterminata di lavori conferiti sempre alle stesse ditte rappresentate (o comunque riferibili) ai soggetti dai quali hanno ricevuto remunerazioni illecite di vario tipo o natura”.
Al fine di eludere i controlli e nascondere i precedenti penali, l’imprenditore Franco De Angelis, figura-chiave dell’indagine, è arrivato a falsificare le proprie generalità, indicando una data di nascita diversa, pur di ottenere appalti.
All’anagrafe De Angelis risulta nato il 12 giugno del 1955 ma per mettere la mani su altre commesse falsificava al 12 giugno del 1951 la sua data di nascita.
Gli appalti finiti sotto la lente degli inquirenti sono quelli assegnati dal 2013 e 2016: interventi avvenuti sempre con procedura d’urgenza e non con quella competitiva. Di fatto i lavori erano affidati sempre a De Angelis, finito ai domiciliari già nel dicembre del 2015 nell’ambito di una altra indagine da cui è scaturito il nuovo filone coordinato dal sostituto Erminio Amelio.
Tra gli appalti i lavori per 103mila euro per il rifacimento in tribunale penale del camminamento che collega le celle dei detenuti alle aule di udienza, quelli da 400mila euro relativi alla sistemazione degli impianti di climatizzazione e antincendio presso gli uffici della corte d’appello in via Giulio Cesare. Altro appalto vinto quello da 115mila euro peri servizi igienici e da 158 mila euro per l’adeguamento dei lavori delle ex celle ad archivio presso la corte d’appello in via Romei.
Delle 28 persone indagate, 4 sono detenute a Regina Coeli per decisione del gip Anna Maria Gavoni (l’imprenditore Roberto Biagini e i funzionari municipali Stefano Urbinati, Simone Casale, Giovanni Grillo, Maurizio Paiella e Marcello Fioravanti), 16 agli arresti domiciliari (Gianluca Sicari, Gianfranco Morani, Sandro Costantini, Rodolfo Ercolani, Claudio Pompei, Franco De Angelis, Giovanni Ceci, Andrea Dionisi, Guido Bizzarri, Costantino D’Amico, Giacomo Ceccarelli e i funzionari Andrea Costa, Claudio Guidi, Maurizio Sabatini, Franco Di Carlo e Claudio Rantazzi) e ad altre 6 è stato imposto l’obbligo di firma nel registro dei sorvegliati (Mauro Raggianti, Emiliano Gaspari, Daniele Losani, Paolo Bonardini, Massimo Gaiarin e Antonio Domenico Colarusso).
Virginia Romeo