VITERBO – Da oltre quarant’anni, tutte le mattine, alzava la saracinesca del suo negozio nel cuore della città. Usciva a piedi dalla sua casa poco distante, per raggiungere la storica jeanseria viterbese che ha vestito generazioni di giovani con i marchi più alla moda.
Amava i giovani, lui, il settantaquattrenne Norveo ormai icona di quel negozio.
Con loro scherzava sempre sulle ultime tendenze modaiole, era uno che ne seguiva i trend.
Anche il ventenne americano Michael Aaron Pang, il suo carnefice americano di origini asiatiche, amava vestire alla moda.
Mamma e papà, però, sono dall’altra parte del mondo e mantenere gli sfizi di un figlio lontano non è cosa da poco.
Per ben due volte (30 aprile e 2 maggio) il ragazzo ha provato ad acquistare i capi d’abbigliamento firmati che tanto gli piacevano ma, i fondi nella sua carta di credito sono finiti da tempo e la banca gli nega l’acquisto di quella felpa e quel jeans appena usciti sul mercato.
Lui, il carnefice, non si è dato per vinto e torna una terza volta in negozio, consapevole che non sarebbe stato in grado di poter pagare.
Era il 3 maggio dello scorso anno. Una calda giornata primaverile. Manca poco alla chiusura mattutina del negozio quando Michael fracassa il cranio di Norveo con uno sgabello di ferro dopo essersi impossessato di un bottino di poche centinaia di euro.
Reo confesso il ragazzo ha dichiarato di aver reagito perché intimorito dalla presenza di un coltellino che l’anziano commerciante aveva con sé.
Dichiarazione ritenuta improbabile dagli inquirenti.
“Abbiamo un’ordinanza del GIP non impugnata dalla difesa che è figlia anche della confessione resa da Pang e che tratteggia con chiarezza gli aspetti di inverosimiglianza di quanto affermato dall’imputato. Restiamo in fiduciosa attesa di sviluppare in sede dibattimentale ogni accertamento”. Dichiara Fausto Barili, avvocato della famiglia Fedeli.
Il ragazzo uscendo dal negozio, portò con sé anche il computer e il portafogli di Norveo; con la massima tranquillità, come se niente fosse. Anzi, per nulla scosso dell’omicidio a sangue freddo appena compiuto, mangiò un kebab caldo e sorseggiò una coca cola fresca prima di fare ritorno nel b&b dove alloggiava sulle rive del lago.
“Continuo a ribadire che è stato un brutale omicidio, il giovane sapeva di non poter pagare” conclude il legale.
Oggi rimane uno squarcio nella piccola via dove si trovava il grande negozio. Due belle e luminose vetrine con una saracinesca mia più alzata, insieme al dolore di una moglie che aspettava come sempre, il marito per pranzare insieme e che, in una mattinata di primavera, si è vista brutalmente scippare dal suo affetto più caro.
Rimangono i figli di Norveo. Anche loro con la stessa passione del padre: il commercio di abiti. Poi c’è la piccola nipotina nata pochi giorni dopo la morte del nonno. La prima del figlio maschio, che oggi ascolta con la bocca semiaperta i racconti che i grandi le fanno del suo super nonno.
Benedetta Ferrari