Flop dell’assemblea regionale del PD, presieduta dal segretario regionale Giacomo Leonelli sabato 21 maggio all’Hotel Giò di Perugia. Successo per l’incontro promosso sabato 28 maggio, a Trevi, dal sottosegretario Bocci e dai consiglieri regionali Brega, Smacchi, Barberini, Porzi e Guasticchi. Presente anche l’ex sindaco di Perugia Wladimiro Boccali
Segnaliamo, di seguito, l’articolo della direttrice del Corriere dell’Umbria
La politica che non t’aspetti, la politica che meraviglia, la politica che non disdegna le prove muscolari. Accade anche questo nella nostra piccola regione. E per merito (o demerito) del Pd, il partito di maggioranza quasi assoluta, se non fosse per la presenza socialista, della coalizione di centrosinistra. Eh sì perché chi governa è capace anche di sdoppiarsi ed essere contemporaneamente opposizione, mettendo in piedi un mistero glorioso. Un mistero che passa per due immagini emblematiche, di quelle che parlano da sole e non necessitano neanche di una didascalia. Sabato scorso il segretario regionale Giacomo Leonelli parlava a un’assemblea del partito composta da quattro gatti e più che altro interloquiva con le sedie vuote del Capitini. Una settimana dopo, ieri, la corrente che fa capo al sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci ha strariempito la sala, con oltre settecento persone che si sono ritrovate a discutere di politica in un’iniziativa dal titolo esplicativo, Futurando. Li c’era il nulla, a Trevi il pienone. Non è solo una questione di numeri, anche se i numeri sono importanti perché rispecchiano la partecipazione, pesano il consenso, è più che altro la storia di questa classe dirigente, di chi ha la responsabilità di amministrarci e di dove vorrà portarci. E’ la contrapposizione tra chi ha una visione, condivisibile o meno, e chi non ha un’idea e se ce l’ha non la tira fuori. Così sabato 28 maggio è andato in scena uno spettacolo insolito. A Trevi i bocciani riuniti in conclave con coupe de theatre tipo il gran rientro dell’ex sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, in giro per il capoluogo Leonelli e i giovani leonelli (intesi come supporters) a sistemare banchetti per il sì al referendum costituzionale di ottobre. Per i curiosi la presidente Catiuscia Marini è stata un po’ al mercato a fare campagna elettorale con il segretario e poi a Pantalla a fare il bilancio di un quinquennio dell’ospedale. Tutti eventi solo all’apparenza scollegati dalla crisi regionale scaturita dalle nomine in sanità che si trascina da oltre tre mesi e mezzo, crisi che dopo l’ennesimo e stucchevole rinvio sta lì nella sua totalità, senza alcun passo o passetto avanti verso uno straccio di soluzione. Anzi le parti in causa, Marini e Bocci, sono sempre più lontane nonostante i tentativi di conciliazione, gli auspici, le “vasche” per corso Vannucci e le promesse. In mezzo c’è o meglio non c’è il partito e chi lo rappresenta. Forse farebbe bene Leonelli a prendere in mano, ma seriamente, la questione e, lui che è appassionato di calcio, ad armarsi di fischietto e cartellino rosso obbligando i due litiganti a trovare un accordo anziché continuare a mandare la palla sugli spalti per non vedere la melina che si consuma sul rettangolo verde. Ne va della credibilità della politica, ma soprattutto del bene dell’Umbria. Ma come è naturale, visti i presupposti e i supposti, nessuno dei due vuole perdere la faccia, nessuno dei due vuole consegnarsi all’altro e nel frattempo vanno in scena il braccio di ferro tra chi punta sul rinnovamento e chi resiste a difesa della propria autonomia. Il partito si ritrova spaccato come una mela, con una campagna acquisti degna di un calcio mercato di serie A. Il rischio è serio, forse una delle squadre vedrà anche la Champions ma l’altra finirà tra i dilettanti. E questo scenario a lungo andare potrebbe incancrenire i rapporti e soprattutto paralizzare a d’ora di più l’attività amministrativa. Insomma le correnti vanno bene, il confronto è salutare, se poi si arriva a una sintesi, a un punto di caduta delle posizioni. Se altrimenti la sfida è solo a chi ha più muscoli o più truppe cammellate allora non si va da nessuna parte. E a rimetterci è questa povera regione. Insomma chi ha più buon senso lo adoperi anche a costo di rimetterci un pizzico di orgoglio. La politica, questa politica, già appassiona molto poco da incrementare di elezione in elezione l’astensionismo e da favorire invasioni di campo clamorose. Per esempio da parte di alcuni esponenti della Chiesa. Ha cominciato qualche settimana fa il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino scrivendo una sorta di lettera aperta ai candidati a sindaco e consiglieri, con tanto di punti dettagliati di un programma elettorale. Da ultimo il vescovo di Foligno Gualtiero Sigismondi è sceso in campo con un assist per il sindaco della città alle prese con una crisi di bilancio e di tenuta della maggioranza. Nulla impedisce ai vescovi di fare politica nel senso più nobile del termine, cioè richiamare al bene comune o esprimere una posizione su temi generali, ma schierarsi con tizio o contro caio e addirittura dare giudizi su chi va a caccia di poltrone e chi no, beh questa specie di interventi sarebbe meglio evitare. Per non aggiungere benzina al fuoco e anche perché di prediche già se ne sentono parecchie in giro e non tutte dall’altare. Sarà il caso di riappropriarsi della regola benedettina “ora et labora”, in tutti i campi, a maggior ragione in quello ecclesiastico.
Anna Mossutto
Direttrice del “Corriere dell’Umbria”