AMELIA – Una giornata diversa dal solito. Gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli hanno ricambiato la visita, come promesso. Il 3 maggio del 2017 erano stati i membri dello staff e alcuni ospiti della “Comunità Incontro” di Don Pierino a raggiungere il litorale laziale per una conferenza di presentazione del Centro di recupero “Molino Silla” e il seminario era terminato, nell’Aula Magna dell’Alberghiero, con la promessa di rivedersi: un invito che si è concretizzato giovedì 20 febbraio, quando alcune classi dell’Istituto Professionale di Ladispoli, accompagnate dalle docenti Dina Cerroni, Giuseppina Cappa, Antonio Gismondi, Floriana Marinzuli, Angela Pangallo, Carmen Piccolo e Antonio Riccitelli, hanno visitato, ad Amelia, le strutture della casa-madre della Comunità Incontro, fondata il 27 settembre 1979 da Don Pierino Gelmini, scomparso il 12 agosto del 2014.
Ad accogliere le classi dell’Alberghiero di Ladispoli, giovedì 20 febbraio, c’erano i ‘fedelissimi di Don Pierino’ e membri del Consiglio di Amministrazione della Comunità Incontro: Marco Araclea, Responsabile della Segreteria, Claudio Previtali, membro dell’équipe multidisciplinare della Comunità e Giampaolo Nicolasi, Responsabile della struttura.
“Albo signanda lapillo dies”. – aveva commentato la Dirigente Scolastica dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli, aprendo l’incontro che si era svolto tre anni fa – Una giornata speciale, un esempio di ‘buona scuola’, – aveva aggiunto – un’occasione straordinaria per formare cittadini responsabili e consapevoli”. E così è avvenuto anche questa volta. Ad organizzare la visita del Centro ‘Molino Silla’ è stata la Prof.ssa Dina Cerroni, Docente di Francese dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli. “L’iniziativa rientra nelle attività di Educazione alla legalità e di promozione della salute, che l’Istituto Alberghiero pone in essere da diversi anni, per contrastare atteggiamenti devianti e comportamenti a rischio. – ha spiegato la Prof.ssa Cerroni – Devo però sottolineare che in questo caso si è aggiunta una spinta emotiva molto forte: ricordo che i nostri allievi erano rimasti profondamente colpiti dall’incontro di tre anni fa. Anche oggi i ragazzi di “Molino Silla” hanno saputo parlare la stessa lingua degli studenti e i loro racconti, di forza e di fragilità, sono diventati uno strumento di condivisione profonda e autentica, senza ipocrisie o diffidenze, senza falsi pudori, alimentati solo dalla concretezza e dall’immediatezza di esperienze vissute e sofferte. La Comunità Incontro è da sempre impegnata, nelle Scuole Secondarie di primo e secondo grado, in iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione sui rischi e sulle conseguenze della dipendenza patologica, nell’ambito di un progetto denominato “INclasse”. Desidero ringraziare, oggi, tutti coloro che ci hanno accolti”. La Prof.ssa Cerroni ha anche spiegato i motivi che l’hanno indotta ad organizzare l’iniziativa: “Ho conosciuto direttamente la dedizione e la passione con cui gli operatori e il personale del Centro di Amelia accolgono e aiutano gli ospiti della struttura: per cinque anni, dal 1995 al 1999, sono stata, infatti, docente dell’Istituto Tecnico Commerciale “Giovanni Falcone” l.r., di Santa Marinella, che aveva una sua sezione proprio all’interno della Comunità Incontro, sezione che in occasione degli Esami di Maturità veniva associata all’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio”, nel quale ora insegno. L’istruzione e la conoscenza sono strumenti preziosi di riscatto e di salvezza. Ricordo ancora i sacrifici e la forza di volontà con cui gli allievi della Comunità si dedicavano allo studio, spesso anche di notte, pur di essere pronti e preparati. Una lezione di vita per tutti noi”.
Diverse le testimonianze toccanti che hanno colpito l’attenzione degli studenti, molte raccolte nel libro che i ragazzi di Amelia avevano lasciato in dono agli allievi dell’Alberghiero tre anni fa: Lettere dalla droga di Giovanni D’Ercole, il richiamo alla vita, bellissimo e terribile, da parte di chi ha visto la propria esistenza interrompersi, sviarsi, talvolta spezzarsi per sempre. “Viviamo in tempi confusi. – scrive Giovanni D’Ercole nella Prefazione al suo libro – Sono caduti quasi tutti i punti di riferimento ideale: tutto appare entrato in una crisi sistematica e irreversibile. La droga è solo una spia, tragica ed inquietante, di questo disagio serpeggiante, del vuoto impressionante che s’impadronisce degli spiriti. Tuttavia non serve imprecare contro il buio, che pur tutti denunciano, non serve lamentarsi e sognare un mondo diverso senza far nulla per costruirlo”. E giovedì anche un altro libro è stato donato agli studenti del ‘Di Vittorio’: ‘Cristoterapia’ di Don Pierino Gelmini e Alessandro Meluzzi.
Marco Araclea ha sottolineato, nel corso dell’incontro con gli studenti e con i docenti dell’Istituto Alberghiero, la scarsa attenzione al problema tossicodipendenza da parte delle Istituzioni e della società. In comunità – ha osservato – giungono ormai anche i figli di ex-tossicodipendenti, un fenomeno impensabile fino a dieci, venti anni fa. Oggi assistiamo all’arrivo di molti soggetti poliassuntori, dipendenti da droghe, alcol e ludopatia. Senza dimenticare i casi psichiatrici che nascono dall’assunzione di droghe sintetiche e mix letali. “Non esistono droghe ‘leggere’ o ‘pesanti’. Tutto comincia per gioco, come una sfida, convinti che ci si possa fermare in qualunque momento. La cannabis, di cui si fa un largo e smisurato uso, specie tra i giovanissimi, se usata costantemente, porta il soggetto ad avere disturbi della personalità come un totale disinteresse e una totale demotivazione per ogni attività. E’ necessario riprendersi la propria libertà, – ha concluso Marco Araclea, rivolgendosi agli studenti – la propria dignità e i propri affetti: sono questi i valori fondamentali di chi ha toccato il fondo e desidera tornare a essere padrone della propria vita”.
Gli allievi e i docenti dell’Istituto Superiore ‘Giuseppe Di Vittorio’ hanno quindi ascoltato le testimonianze di cinque ospiti della comunità, due ragazze e tre ragazzi, che hanno poi accompagnato gli studenti nella visita della struttura, guidata da Marco Araclea e Claudio Previtali. Diversi e toccanti i molti momenti di confronto fra gli allievi e gli ospiti di ‘Molino Silla’, che hanno mostrato loro anche la cappella in cui è sepolto il fondatore della Comunità, lo zoo, le serre e la casa-museo di Don Pierino Gelmini. Poi il pranzo, tutti insieme, con gli oltre cento ospiti di ‘Molino Silla’ e i membri dell’équipe medico-sanitaria (psicologi, psichiatri e operatori).
“E’ stata una giornata indimenticabile – hanno commentato gli allievi del ‘Di Vittorio’, al termine della visita – soprattutto perché sono state le vite di altri a raccontarsi, a mettersi a nudo. Ora abbiamo compreso meglio il concetto di libertà, di cui spesso non apprezziamo il significato fino in fondo: abbiamo imparato che ‘libertà’ è sinonimo di autonomia, ma anche di senso di responsabilità e vuol dire acquisire la capacità di prendere per mano la propria vita”.
“La Comunità Incontro è una proposta di vita, una ‘famiglia aperta’ – è stato spiegato nel corso dell’incontro – e si propone come offerta di partecipazione ad un ‘clima vitale’. Le radici di tale clima risiedono nell’esperienza quotidiana di una vita familiare intesa nel suo significato più pieno. – è stato aggiunto – Questa possibilità di partecipazione è rivolta soprattutto a chi non ha potuto maturare in maniera integrale e continua la propria dimensione umana, ed ha perciò bisogno di vivere in forma diretta l’esperienza di una famiglia in formazione”. “Oggi esistono diversi centri di recupero, in Italia e nel mondo, – è stato sottolineato – ma come per ogni evento o processo è bene forse ricordare la storia. La Comunità Incontro ha alle sue spalle un passato assai lungo. La sua metodologia di intervento può vantare, infatti, un patrimonio di esperienze ormai collaudato da oltre quarant’anni. A partire da quel 13 febbraio 1963, (giorno dell’incontro a Roma di Don Pierino con Alfredo, il primo giovane tossicodipendente che gli chiese aiuto) e dal 1979 (anno della fondazione di “Molino Silla”), gli operatori della ‘Comunità Incontro’ hanno saputo dare una risposta immediata di accoglienza, di professionalità, ma soprattutto di umanità e di amore a quanti, nei primi anni Settanta, si presentavano colpiti dal problema droga, senza che la società avesse ancora chiari riferimenti o conoscenze adeguate rispetto ad un fenomeno che stava emergendo e diffondendosi con drammatica urgenza. I nostri primi ospiti, dopo il percorso di recupero, sono oggi diventati padri e nonni: un risultato che ci emoziona e che ci dà la forza di affrontare tutte le difficoltà e gli ostacoli della nostra missione”.