La nave sarebbe diretta verso Venezia. Ma fonti a bordo dicono: “Non ci fate attraccare, il Veneto è già molto colpito”
ROMA – “Qui a bordo ci sono delle situazioni non chiare. Alcune persone avvertono sintomi, tossiscono. Vogliamo controlli seri a tutti. Per questo non vogliamo andare a Venezia, dove la situazione è già difficile.
Ci facciano sbarcare a Sud. E li’ ci sottopongano a tampone“. Dalla nave Costa Victoria si leva una richiesta di aiuto nei confronti del governo italiano. A parlare una fonte a bordo, che chiede di non essere identificata. La nave, con 1400 persone a bordo, tra personale e 700 passeggeri, è ora al largo della costa egiziana. Due medici e 4 infermieri a occuparsi della salute di tutti. Secondo i piani di Costa Crociere dovrebbe concludere il viaggio a Venezia, o secondo la disponibilità dei porti, a Trieste il 28 marzo.
Ma la situazione potrebbe degenerare. E sulla nave si diffonde il timore che in tal caso la Costa Victoria sia messa in quarantena com’è accaduto alla Diamond Princess. Anche perché la Regione Veneto potrebbe rifiutare lo sbarco.
“L’equipaggio è molto preoccupato – spiega la fonte contattata dall’agenzia Dire – perché nonostante quello che stava succedendo il 7 marzo a Dubai la nave ha continuato ad imbarcare passeggeri, anche provenienti dall’Europa”.
Al momento “ci sono persone vanno in giro per la nave tossendo pesantemente. Per questo noi non abbiamo nessuna certezza sul fatto che possiamo essere stati infettati, oppure no. Non sono stati distribuiti dispositivi di protezione personali. Solo ieri è iniziato il controllo della temperatura corporea, effettuato esclusivamente all’equipaggio”. Sulla nave sono stati sospesi gli spettacoli per evitare l’assembramento tra le persone, ma ciononostante ci sono ancora riunioni, ad esempio nei pressi del teatro per diramare informazioni. Le persone si affollano anche nei pressi dei ristoranti.
“Ieri siamo arrivati nel Mediterraneo dal canale di Suez, dopo 14 giorni di navigazione ininterrotta. In molti porti ci hanno sbattuto le porte in faccia”.
Ora la compagnia vuole concludere la crociera a Venezia. “Ma ci sembra assurdo portare 1400 persone in un’area già pesantemente colpita dal virus. Se accadesse qualcosa, se risultassimo contagiati, andremmo ad aggravare una situazione sanitaria già difficile”. Meglio sarebbe “attraccare in un porto di retrovia rispetto all’emergenza. Non al Nord dunque, ma in un grande porto del Centro sud come Napoli, Bari, o anche a Civitavecchia. Vogliamo essere sottoposti tutti al tampone. Non vogliamo esporre nessuno ad eventuali rischi, a cominciare dalle famiglie”.
“Il governo ci ascolti. Ci ascolti anche il segretario della Cgil Landini“, dicono denunciando le sempre più pesanti condizioni di lavoro a bordo, dove gli orari di lavoro sono spesso a doppia cifra a fronte di paghe anche da 400 euro. “Ci aiutino a tornare a casa. Per le nostre famiglie, per i nostri figli. Aiutateci a farci ottenere il test del tampone per tutti, non vogliamo mettere a repentaglio la vita di nessuno“.