VITERBO – “Riapriamo le pasticcerie artigiane”. Lo chiede a gran voce Confartigianato imprese di Viterbo che, sulla stessa linea della Confederazione su tutto il territorio nazionale, si batte da settimane per eliminare anche nella Tuscia quella che è una vera e propria discriminazione. In base alle norme sull’emergenza Covid 19, infatti, è prevista la chiusura delle attività di pasticceria artigianale, mentre ai negozi e alla grande distribuzione è permessa la commercializzazione di prodotti dolciari. Una disparità di trattamento che fino ad oggi è costata alle pasticcerie italiane 652 milioni di euro tra mancati ricavi e deperimento di parte delle materie prime acquistate prima del lockdown, come evidenziato nei giorni scorsi anche da un’analisi de Il Sole24Ore.
“Abbiamo scritto al Prefetto di Viterbo, Giovanni Bruno, per chiedere di mettere fine a questa discriminazione che penalizza fortemente gli artigiani pasticceri – spiegano Michael Del Moro e Andrea De Simone, rispettivamente presidente e segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo -. Le pasticcerie, pur essendo attività artigiane di produzione, sono infatti state assimilate dai decreti del Governo alle attività di ristorazione come i bar e i ristoranti e sono state obbligate, quindi, alla chiusura. Siamo certi che l’interpretazione che è stata data al decreto dell’11 marzo sia conforme a una corretta lettura della ratio del provvedimento, orientato a impedire eventuali assembramenti nei locali dove si svolge l’attività nel solo caso fosse presente il consumo sul posto o la somministrazione di prodotti. Ma quale rischio maggiore di una qualunque altra attività di vendita di prodotti alimentari avrebbero potuto provocare una pasticceria o una gelateria che avessero organizzato la propria attività con il semplice asporto?”.
Le pasticcerie di Confartigianato si sono organizzate e stanno lavorando, seppur a ritmi ridotti, con la consegna a domicilio, nel rispetto delle norme e della distanze di sicurezza. “Ma il prolungamento della chiusura colpisce duro queste imprese in un periodo dell’anno nel quale di solito viene realizzata buona parte del loro fatturato annuo – continuano Del Moro e De Simone -. Inoltre, a Pasqua dover rinunciare a prodotti tradizionali freschi e di alta qualità renderà questo momento difficile per tutti noi ancora più triste”.
“Sebbene i tempi siano strettissimi e i danni subiti ormai ingenti, sebbene ci siano ordinanze di chiusura totale per il prossimo week end pasquale da parte di diversi sindaci della Tuscia – concludono – ci appelliamo al buonsenso e chiediamo che il Prefetto di Viterbo ristabilisca da subito quella giusta equiparazione di trattamento delle pasticcerie artigiane agli altri esercizi commerciali, rimuovendo questo ingiustificato impedimento all’operatività di tanti artigiani e piccoli imprenditori”.