ROMA – Con ogni probabilità l’anno scolastico in corso non si concluderà tra i banchi. Il lavoro del ministero, del Governo e del Parlamento, infatti, e’ quasi esclusivamente proiettato sull’anno scolastico 2020-21.
La questione principale a questo punto è come organizzare il ritorno a settembre. Tanti gli interrogativi: dalla possibilità o meno di tornare alle lezioni in presenza – ed eventualmente con quali modalità – al nodo relativo al reclutamento dei docenti. Entro il 30 aprile, infatti, dovrà essere bandito il concorso straordinario per l’immissione in ruolo di 24mila docenti (più altri 24mila con il successivo concorso ordinario).
L’emergenza Covid, tuttavia, rende impraticabile lo svolgimento del concorso per i prossimi mesi e di conseguenza, tra pensionamenti e quota 100, sono molte le cattedre che rischiano di essere sguarnite dall’1 settembre.
Per la ministra Azzolina però il concorso si deve fare: la sua idea è farlo svolgere per fine settembre-inizio ottobre, con le assunzioni che risulterebbero retroattive dall’1 settembre e iniziando l’anno scolastico con le supplenze. La continuità didattica verrebbe comunque garantita perché i supplenti sono gli stessi a essere interessati dai concorsi.
Le altre ipotesi in campo sono la maxi sanatoria proposta da Leu, che prevede il cosiddetto ‘Concorso per titoli’, tutti in ruolo in base agli anni di servizio.
Infine, il ritorno a scuola: nelle stanze istituzionali non si parla più di un ritorno entro maggio ma solo di quali potrebbero essere le possibilità per il prossimo anno scolastico. Per questo verrà istituito un tavolo permanente costituito da figure che garantiscano la linea di comunicazione tra Parlamento e ministero sulle eventuali decisioni da prendere in merito. Sarà composto da pedagogisti ed esperti di didattica a distanza. L’obiettivo è quello di potenziare la didattica a distanza, anche in vista dello stop dei presidi a soluzioni che prevedano ritorni graduali e contingentati.