VITERBO – Cuneo, Udine, Pordenone, il lago Maggiore, la riviera ligure, Milano, Firenze, Orvieto, l’isola di Ischia, fino a Canicattì, ed oltre.
Tutta Italia si è unita alla protesta #RisorgiamoItalia, del Movimento Imprese Ospitalità, dove è presente il settore horeca. Ieri sera 180 mila ristoratori italiani hanno acceso per l’ultima volta le luci dei loro locali, perché questa mattina consegneranno le chiavi a i sindaci delle loro città, non essendoci le garanzie economiche per proseguire.
“Chiedo che lo stato non mi faccia fallire, smetta di mandarmi bollette con accise che superano i consumi, mi aiuti a coprire gli affitti del locale chiuso e gli stipendi dei dipendenti – afferma una chef, a cui fanno eco in tanti – e quando mi farà riaprire non lo farà per continuare a spremermi“.
“Se si spengono le luci della nostra attività si spegne l’Italia, questa sera hanno aderito da Bolzano a Lampedusa: bar, enoteche, ristoranti, pasticceria, agriturismi, b&b, gastronomie, hotel, eccetera, sono la spina dorsale del Paese – afferma Paolo Bianchini, pioniere della protesta e rappresentante dei ristoratori della Tuscia-.
il Governo vuole creare confusione con indicazioni per nulla chiare, vogliono farci fallire e venderci per due spicci a speculatori stranieri. Senza le nostre tasse, non pagherete più gli stipendi di tanti lavoratori statali e la crisi non si arresterà più, senza di noi caro “Peppe” Conte, salta l’economia del Paese. Ci vedremo presto, domani
mattina daremo le chiavi ai sindaci che sono sul fronte insieme a noi, perché hanno capito che senza le nostre attività saltano i bilanci dei comuni, i servizi e gli enti locali”.
E tra qualche ora, i ristoratori si ritroveranno nei rispettivi Comuni per consegnare le chiavi dei locali al premier Giuseppe Conte, saranno i sindaci a portargliele.