Pur di non avere tra i piedi estranei, anche le spiagge libere diventano motivo di lotta a tutela dell’ambiente
TARQUINIA – Marina Velka, Marina Welcome o Marina go away cioè: “andate via”. Questa in poche parole la conclusione di un pensiero espresso da alcuni residenti del centro residenziale Marina Velka che non vedono di buon occhio l’iniziativa del Comune di Tarquinia di dare l’opportunità a chiunque, di accedere alle spiagge libere di quel tratto di costa di circa due chilometri.
O meglio, in spiaggia se arrivano a piedi, magari percorrendo qualche chilometro potrebbe pure andar bene ma se pensano di arrivare con la macchina e magari trovare anche un parcheggio allora no. Rischiano di occupare quei pochi metri quadrati a loro disposizione e il conflitto sociale sarebbe davvero inevitabile.
Ci siamo imbattuti quasi per caso in una lettera scritta dall’ingegnere Giancarlo Mazzotta, a nome dei membri di Marina Velka.
Una lettera che il Conte Mascetti avrebbe bollato come “supercazzola“. In questo messaggio scritto a nome dei membri (non sappiamo quanti e chi) avrebbe sciorinato una dotta considerazione sull’ordinanza comunale che prevede la possibilità a chiunque ne abbia voglia, di usufruire delle spiagge libere, ripetiamo LIBERE, antistanti Marina Velka.
Lo scrivente, che ovviamente ha una casa per le vacanze, richiama l’attenzione riguardo la possibilità di fruire della spiaggia in sicurezza che, a seguito dell’ordinanza comunale, approvata in Giunta, pensata per fronteggiare l’emergenza sanitaria, è colpevole di aver individuato un’area di parcheggio adiacente a due zone abitative consortili.
Questa opportunità consente di sfruttare al meglio le 1850 postazioni individuate per godersi il mare in sicurezza.
Di cosa è preoccupato l’ingegnere “romano“?
Di dover ricorrere ad una “lotta” per accaparrarsi 10 metri quadrati e dover ricorrere a notti insonni per prenotare lo spazio e godersi il mare.
Come poter allontanare i “poveri bagnanti” senza casa a Marina Velka? Semplice.
Far credere che, creare un parcheggio in aperta campagna inquina. Crea problemi alla viabilità. Verrebbe meno l’assoluta tranquillità di un posto da sempre poco frequentato. Un’invasione di massa di nuovi “poveri” che con l’ombrellone, le sdraio e i frigo da viaggio ricorderebbero quelle scene memorabili viste nei film di Alberto Sordi di cui ricorre il centenario dalla nascita.
A supporto di tale pensiero decreti legislativi, autorizzazioni speciali, problemi di calpestio dei terreni che diventerebbe impermeabili. Problemi per i mezzi di soccorso. Insomma una catastrofe ambientale senza precedenti.
Alla fine della “supercazzola” ovviamente, le immancabili minacce: “per evitare che il mancato rispetto delle normative possa portare a implicazioni più gravi“.
Dunque se il “povero” vuole andare al mare può farlo ma non nei due chilometri di spiaggia libera di Marina Velka bensì nei rimanenti 19 chilometri di costa lontano dal “romano de Roma” che ricorre, secondo l’necessità al quinto emendamento (pardon) all’articolo quinto “chi c’ha il soldo in mano ha vinto”.
f.to poverello più altri membri senza spiaggia