E’ la proposta dell’ associazione nazionale CulturaIdentità fondata da Sylos Labini, che chiede apposite commissioni comunali per la tutela del Patrimonio minimo
VITERBO – “Un manifesto e la tutela del “patrimonio minimo” per salvare il patrimonio immenso della Tuscia dall’anonimato e dalla decadenza e moltiplicare la sua forza turistica, culturale, in Italia e nel mondo, unendo il lavoro di cittadini, associazioni e Comuni: la Bellezza diventa ricchezza, economica e dell’anima. Una vera e propria ricetta, idee concrete“.
Una conferenza stampa in presenza per illustrare il proprio manifesto per la Tuscia – svoltasi sabato scorso -, rarità di questi tempi, perfettamente in regola con le norme di contrasto del Covid-19, e per ribadire vitalità in un momento di morente infinito pandemico. Tempi in cui “Il turismo, in Italia, vale il 13% del Pil e dà lavoro a oltre 4 milioni di persone, ora che la Tuscia diventa meta per la fuga dalle città invivibili, con un incremento del 123% delle richieste di affitto e acquisto di immobili, ora che la Tuscia rischia di perdere 80mila abitanti entro il 2100”. Tempi in cui è necessario, secondo CulturaIdentità Tuscia, realizzare “un’unica grande identità che comprenda e valorizzi le più piccole che la compongono. La Tuscia come le Langhe, il Roero, il Chianti, il Salento, la Val d’Orcia e molte altre. Qual è l’obiettivo? Evidenziare i tratti comuni per amplificare l’immagine complessiva, quadruplicando la forza dei comuni del viterbese che altrimenti da soli non riuscirebbero, come mole di lavoro, a estendere il proprio nome e a generare ampio interesse intorno a sé. Per andare oltre la misera definizione geografica di noi”, e per farlo occorrerebbe “Immaginare una grande commissione civica, super partes, trasversale, matura, in cui le competenze, le visioni, l’allungo mentale, la professionalità, le idee, il talento, l’ingegno si fondono verso questa chiara direzione, in cui cittadini, architetti, scienziati, docenti, scrittori, guide turistiche, studiosi, e molti altri, si uniscono per generare la grande identità della Tuscia, superando ogni antico vizio, ogni rocciosa mentalità, ogni strettoia feudale: la Bellezza diventa ricchezza, economica e dell’anima. Una commissione civica che, oltre le gentili concessioni della politica, oltre la burocrazia, si riunisce, in modi e tempi da stabilire, per determinare la grande identità con cui mettere a frutto la Tuscia. Nella sua economia, nella sua anima più profonda. Non inventare, non improvvisare, non pretendere: cosa unisce la nostra terra più di tutto? La spiritualità e il paesaggio, tratto comune e distintivo delle nostre comunità. Da qui si cominci la riflessione. Immaginare distretti culturali con cui dividere il nostro territorio per riunirlo ancora e meglio, supportati dal lavoro di uno specifico osservatorio, costruito sulla base del lavoro di professionisti e coadiuvato da realtà esistenti e operanti come Camere di commercio, Confesercenti, et similia, che monitora cosa accade, dove e quando migliorare“.
Così, con un manifesto, il direttivo del coordinamento provinciale dell’associazione culturale nazionale CulturaIdentità – fondata e diretta da Edoardo Sylos Labini nel 2018, che conta migliaia di iscritti suddivisi in coordinamenti territoriali in tutta Italia, unico movimento culturale con un proprio mensile in edicola, distribuito in 30mila copie, a cui contribuiscono firme prestigiose come Vittorio Sgarbi, Marcello Veneziani, tra gli altri, e che come obiettivo si pone quello della tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio paesaggistico, culturale e artistico e dell’identità italiana declinata sul territorio- ha presentato la propria direzione alla stampa, ai cittadini, alle associazioni della Tuscia. “L’Italia avanza e di noi fa senza. Prima che il patrimonio, la Bellezza della Tuscia muoia nel declino o nell’anonimato, occorre superare il feudalesimo, l’incastellamento che impedisce la grande coesione a scopo di sopravvivenza e di competitività che ci faccia uscire dall’eterno provincia“, afferma Emanuele Ricucci, responsabile dell’Organizzazione Nazionale e della Tuscia di CulturaIdentità, “siamo qui per unire su un progetto più ampio e grande, non per dividere. Non siamo, né mai saremo un partito, e siamo aperti a chiunque, senza alcuna distinzione. La nostra è una missione che amplifica l’ottimo lavoro svolto finora da associazioni e cittadini che, con le proprie iniziative singole, dimostrano di amare questa terra e combattono per far sì che non muoia nell’anonimato“.
Un manifesto che “non vuole salvare la vita a nessuno” ma, al contempo, si pone l’obiettivo di “fungere da leva, da riflessione urgente. Non c’è più tempo da perdere. Oltre l’anonimato e la decadenza del patrimonio della Tuscia“.
Il coordinamento della Tuscia di CulturaIdentità, che lo scorso 3 ottobre, di fronte alle telecamere di Rai 2, insieme ai sindaci di Sutri e Bagnoregio, Sgarbi e Profili, e alla presenza di oltre venti gonfaloni di amministrazioni arrivate da tutta Italia, ha presentato il numero in edicola del proprio mensile interamente dedicato a Civita di Bagnoregio, e l’iniziativa sulle Città Identitarie, ha annunciato in conferenza, inoltre, un’importante attività che verrà nel tempo realizzata a livello nazionale dall’associazione, la “Tutela del Patrimonio minimo”. CulturaIdentità chiede, infatti, ai comuni della Tuscia, l’istituzione di un’apposita “commissione comunale per la tutela del Patrimonio minimo” e di un fondo ad esso dedicato o di un crowdfunding, che unisca pubblico e privato, per salvare e promuovere quel patrimonio diffuso che racconta l’identità familiare, tradizionale, dei nostri paesi, edicole votive, lapidi, stemmi, monumenti ai caduti, colonne, affreschi all’aperto, e tutte quelle porzioni della nostra ricchezza che spesso versano in condizione di abbandono o di incuria. “Non esistono solo chiese e castelli, mura cittadine e grandi opere storiche. La Tuscia si alimenta di un patrimonio minimo che è fondamentale per la vita, il racconto e il ricordo di noi. Come quella piccola immagine della Vergine su un muro che ha salutato i nostri nonni che partivano per la guerra e che oggi saluta noi“, specifica Ricucci, “inizieremo a contattare, nei prossimi giorni, le amministrazioni comunali per coinvolgerle nell’iniziativa”