Testimonianze discordanti sul luogo dove l’uomo si sarebbe tuffato nel tardo pomeriggio di venerdì
CIVITAVECCHIA – Sembrerebbe essere morto per un malore il 50enne rumeno ripescato nei pressi dello stabilimento Pagoda a due passi dal Pirgo a Piazza Betlemme.
Questa mattina l’esame autoptico sul cadavere dell’uomo disposto dalla Procura di Civitavecchia che, in via cautelare e atto dovuto, ha chiuso il tratto di battigia dove l’uomo sarebbe stato inutilmente soccorso.
Gli inquirenti avrebbero anche denunciato il titolare del chiosco per “omicidio colposo” ma più che altro per atto dovuto a seguito della tragedia verificatasi proprio davanti allo stabilimento in questione.
L’uomo, 50enne rumeno, secondo le testimonianze (non proprio chiare) discordanti dell’amica e degli amici che si trovavano con lui ma anche di alcuni bagnanti che erano sul braccio a mare che si trova a fianco dell’isolotto del Pirgo, lascerebbero pensare ad una sincope da indigestione e non annegamento. Inoltre è ancora da chiarire se l’uomo si sia sentito male in un tratto di spiaggia libera, sprovvista di cartelli e di assistenza ai bagnanti, oppure nella zona del ritrovamento.
Qualcuno asserisce che, insieme agli amici, avesse bevuto diverse birre ghiacciate ma, come già verificato dagli inquirenti, non sarebbero state acquistate nel chiosco dello stabilimento.
Non si capisce dunque se il corpo sarebbe stato riportato a riva distante dal luogo dove si era immerso nel tardo pomeriggio di venerdì oppure si trovasse sugli scogli.
Chi lo ha portato a riva parla di un uomo con gli occhi sbarrati, un colore violaceo e che i tentativi di rianimarlo con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca sarebbe risultati inutili in quanto già morto.
Chi ha praticato il massaggio cardiaco e la respirazione prima che arrivassero i sanitari del 118 parla di un uomo che non dava segni di vita e non sembrava aver ingerito acqua.
Secondo le primi indiscrezioni anche l’esame autoptico sembrerebbe avvalorare la tesi del malore malore, risultato fatale, e che escluderebbe la morte per annegamento.
Gli esiti dell’esame autoptico saranno trasmessi all’autorità giudiziaria che dovrà decidere se riconsegnare l’area, attualmente interdetta ai bagnanti ai legittimi affidatari e stabilire eventuali responsabilità dei gestori dello stabilimento.
Se le indiscrezioni fossero confermate e cioè che il decesso sia avvenuto per cause naturali e non per annegamento, l’inchiesta finirebbe velocemente archiviata e l’attuale indagato scagionato da ogni responsabilità perché, secondo l’accusa, non ci sarebbe stato sul posto il servizio di assistenza ai bagnanti.