TERNI: PALAZZO BANCA D’ITALIA IN VENDITA. MELASECCHE: “OCCASIONE STORICA PER SOTTRARLO A QUALSIASI IPOTESI SPECULATIVA DI BASSO PROFILO. MUSEO DELLA CITTA’, DI ARTE CONTEMPORANEA, O ALTRE POSSIBILI DESTINAZIONI”
Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Assesore Regionale Enrico Melasecche – La Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ha un compito fondamentale che viene da molto prima del 1992, data della sua nascita formale, perchè trae le sue origini ed il suo patrimonio dalla Cassa di Risparmio di Terni fondata nel 1846. Sono trascorsi quasi due secoli di storia. La Banca dei ternani ha accompagnato la città da quando era poco più di un borgo, con una economia agricola poi volta alla industrializzazione, ha superato le due guerre, ed oggi in cui c’è la seria possibilità di un rilancio di ruolo territoriale non può non partecipare quale azionista principale investendo sul presente ed il futuro di Terni. Lo fa già in modo egregio, applausi a chi amministra il suo patrimonio mantenendo un valore importante ai titoli che ne costituiscono l’asset principale, ha dato un contributo determinante per la Fontana dello Zodiaco, un altro interessante per il PalaTerni e per il Teatro Verdi, ma oggi in cui lo sforzo per la ripresa economica e di immagine è possibile, occorre che chi può non si sottragga allo status che tutti le riconoscono. D’altronde noblèsse oblige. Quell’edificio che conosco come le mie tasche, visto che da giovane funzionario direttivo della Banca d’Italia vi ho abitato per circa tre lustri da quando venni trasferito 42 anni fa da Matera a Terni, è vincolato perchè e non è un edificio qualsiasi ma, costituisce un esempio di razionalismo italiano ed è una delle quinte in Piazza Tacito per la Fontana di Ridolfi e Fagiolo. Dopo che con i 10 milioni del PNRR è stato completato il finanziamento del progetto del Teatro Verdi, il cui recupero ho avviato a soluzione, la Fondazione non ha neanche più l’impegno morale di provvedere alla sua riqualificazione. Ha quindi risorse ingenti e liquide per portare a conclusione l’acquisto del Pala Bankitalia che lo stesso consiglio aveva deliberato per una cifra di poco più di tre milioni, il valore della sola area. Il mio appello accorato quindi al Presidente Luigi Carlini, al direttivo ed a tutti i soci perchè mai come oggi possono intestarsi un risultato veramente storico e di altissimo prestigio. Quanto agli utilizzi c’è solo l’imbarazzo della scelta: un centro di cultura di altissimo livello, con manifestazioni frequenti, mostre d’arte. Basterebbe uno solo degli appartamenti o anche due, con soffitti altissimi e marmi ovunque, di circa 200 mq l’uno, per collocarvi il Museo della Città. Diversamente il rischio è che venga venduto separatamente, la parte residenziale rispetto a quella direzionale, con la possibilità che siano due diversi soggetti, ad acquisirne la proprietà. Su questo aspetto credo che la Soprintendenza dovrebbe opporsi perchè, molto rigida sulla Fontana, sarebbe singolare se chiudesse un occhio sullo spezzatino che si vorrebbe fare pur di venderlo come fosse un volume anonimo qualsiasi. Auguro alla città che la transazione finale con la Banca d’Italia, cui la stessa Fondazione era giunta, possa essere una base di ragionamento tale da consentire di chiudere un’operazione doverosa quella operazione perchè chiunque altro se ne appropri porterebbe ad un probabile calvario di anni ed anni e farebbe crescere il dispiacere in ognuno di noi di non aver fatto ciò che la coscienza ci suggerisce e l’amore per la città ci impone.