Lettera anonima (priva di tutte le firme dei presunti lavoratori) agli organi di stampa. Qualcuno gioca sulla loro pelle ma ancora non se ne sono accorti
CIVITAVECCHIA – Prima di pubblicare come gesto di estrema cortesia e democrazia nei confronti di una decina di dissidenti che lavorano per la società di servizi portuali Port Mobility vorremmo far presente a chi ha inviato quello scritto anonimo (non ce n’è una delle 59 firme) che prima di scrivere fesserie e farsi prendere dalla foga dovrebbero riflettere.
Contrariamente a quanto sostengono con toni livorosi, il nostro blog ha pubblicato integralmente la proposta siglata dai LORO sindacati e che aveva messo tutti d’accordo, impedito i licenziamenti e salvaguardato lo stipendio di tutti. Non abbiamo omesso alcunché. Se qualche eroe dell’anonimato di questi presunti 59 firmatari del documento (da cui molti si sono dissociati) ha voglia di metterci la faccia sa come contattarci. Questo il contenuto integrale del comunicato firmato da 59 anonimi lavoratori:
«Il coro unanime dei lavoratori è sempre stato: stop ai licenziamenti e ricorso alla cassa integrazione – hanno spiegato – nell’accordo da noi visionato non sembrava chiara e delineata la volontà di ricorrere alla cassa integrazione, tra l’altro spiattellata pubblicamente dal numero uno della società dinanzi a tavoli istituzionali dove erano presenti, tra gli altri, il presidente dell’Adsp Pino Musolino ed il sindaco Ernesto Tedesco. I lavoratori, illusi, avevano davvero creduto a quelle parole e ai titoli dei giornali che annunciavano la fine della vertenza. Quella che sembrava una promessa si è così rivelata una bugia». Chiedono rispetto «per la figura e la dignità dei dipendenti. Lo scopo utilitaristico della vertenza da parte della Port Mobility non è contemplato – hanno aggiunto – sui lavoratori non può essere scaricato il rischio di impresa, in virtù anche dei risultati ottenuti dalla società negli ultimi mesi (piano quinquennale, navettamento e tanto altro) e quelli che otterrà con l’accordo con il Comune sul trasporto dei croceristi, oltre gli interessamenti (sic) sul Roma Marina Yachting. Meritiamo rispetto e non fango – hanno concluso – perché siamo il lavoro operativo di una ex società di interesse generale e senza di noi, sarebbe un estate ed un porto rovente».
Per la prima volta nella storia di Civitavecchia a decidere sui licenziamenti sono stati i lavoratori e non il “PADRONE”.