Una pesante nota del patron di Rida Ambiente, Fabio Altissimi, indirizzata al Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Procure e Corte dei Conti, denuncia l’immobilismo cronico dell’amministrazione Zingaretti. Senza discarica non si chiude il ciclo dei rifiuti e si vive in perenne emergenza
ROMA – Non ha dubbi il patron della Rida Ambiente Fabio Altissimi: “Con la presente istanza si vuole rappresentare la grave situazione di emergenza nel settore dei rifiuti che si è venuta a determinare nella Regione Lazio a causa dell’inadempimento da parte della Regione ai propri poteri pianificatori ed ai doveri di individuazione di una rete adeguata e integrata di impianti per lo smaltimento dei rifiuti”.
Quanto esposto è ormai noto, ma questa volta la cattiva gestione dei rifiuti nel Lazio arriva direttamente sul tavolo del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, delle Procure di Roma e Latina e della Corte dei Conti.
Nella lettera si chiede, senza mezze misure, il commissariamento della regione.
“Si tratta di inadempimento che il Presidente del Consiglio ha già dovuto fronteggiare – continua la nota – con l’emanazione del decreto-legge n. 50/2022, il cui art. 13 ha attribuito poteri straordinari al Sindaco Gualtieri per affrontare l’emergenza nel territorio di Roma Capitale”.
Poi si chiede l’apertura di una discarica, per chiudere il ciclo dei rifiuti.
“Nel Lazio, dopo il sequestro della discarica di Albano Laziale, esiste una sola (quella di Ecologia Viterbo) ove conferiscono gli scarti derivanti dal trattamento dei rifiuti tutti gli impianti; la Regione Lazio, nonostante molteplici sentenze favorevoli e molteplici tentativi di ottenere l’individuazione e l’apertura di almeno un’altra discarica da parte delle istanti, si rifiuta di provvedere; il sistema è arrivato al collasso ed entro il mese di giugno per il territorio laziale si verrà a determinare una gravissima situazione di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti (anche a causa dell’imminente chiusura dell’impianto della RIDA, tra i più importanti e tecnicamente avanzati d’Italia), con gravi ripercussioni su un servizio pubblico essenziale per cui centinaia di comuni non sapranno più dove conferire i propri rifiuti, con effetti conseguenti sulla salute e l’integrità dei cittadini, aggravati dal periodo estivo e dalla già delicata situazione pandemica”.
Zingaretti governa la regione Lazio dal 2013 ma la situazione non sembra migliorata. Anzi, negli ultimi anni Roma fa parlare di sé più per l’immondizia per strada e per i cinghiali che scorrazzano per le vie della capitale, che non per la bellezza dei suoi monumenti.
D’altronde nel corso degli ultimi anni, come ha ricordato Altissimi nella sua lettera, i giudici amministrativi hanno più volte intimato alla regione di individuare la “rete integrata e adeguata” di impianti di discarica. Da via Cristoforo Colombo, però, da una parte gli è entrata e dall’altra gli è uscita.
E la mancanza di discariche, con l’impossibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti, ha portato allo scempio che stiamo vivendo in questi ultimi anni.
La Rida Ambiente da mesi sta cercando di mettere in guardia gli uffici regionali: in mancanza di una discarica in cui conferire gli scarti, il TBM di Aprilia (l’unico di questo tipo nel Lazio) è destinato a chiudere in brevissimo tempo, con la conseguenza che un centinaio di comuni resteranno con i rifiuti per strada.
Per la regione la ricetta giusta è stata sempre quella di cercare altre soluzioni, come sbocchi in discariche fuori regione. Ben sapendo che spedire i rifiuti in altre regioni o all’estero sta costando ai cittadini circa 200 milioni di euro l’anno.
In realtà, la soluzione Altissimi l’aveva trovata con il progetto di una discarica presentato dalla Paguro, nel comune di Aprilia, dove il privato si sarebbe fatto carico di circa 40 milioni di euro di bonifica (soldi del privato, quindi, non pubblici) in cambio di una discarica per soli due anni. Il 15 febbraio la regione ha dato parere negativo al progetto e Aprilia dovrà tenersi il terreno che da circa trent’anni è altamente contaminato. Senza bonifica.
Nel frattempo, però, la stessa regione ha concesso la VIA sul sito di Magliano Romano nonostante una miriade di pareri negativi, e non si è accorta che sulla discarica di Albano Laziale pende un’interdittiva antimafia.
Per quest’ultimo sito, nonostante il dissequestro da parte della Procura di Velletri, resta incerta la data di riapertura (e se la stessa avvenga).
E’ evidente, quindi, che senza una chiusura del ciclo dei rifiuti, a Roma come in tutto il territorio laziale, si continuerà a vivere nell’emergenza ed a spendere tantissimi soldi in più per portare l’immondizia fuori regione. E tutto questo non può non essere “addossato” alla regione Lazio governata, da oltre nove anni, da Nicola Zingaretti. Perché, come detto, la regione “ha poteri pianificatori e doveri di individuazione di una rete adeguata e integrata di impianti per lo smaltimento dei rifiuti”.
Poteri e doveri nettamente disattesi dall’amministrazione Zingaretti. Per cui, nella nota inviata ai più alti poteri dello Stato, si chiede “In ragioni di tutto ciò si chiede che, avendo tentato inutilmente tutte le strade ordinarie ed i diversi percorsi giurisdizionali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri (o chiunque sarà ritenuto competente), ai sensi e per gli effetti dell’art. 191 c. 2 del d.lgs 152/96 in relazione all’art. 120 c. 2 cost. e all’art. 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, eserciti i propri poteri sostitutivi, e provveda con urgenza, in luogo della Regione Lazio inadempiente ed inerte, all’individuazione di una discarica presso cui la società RIDA Ambiente s.r.l. possa conferire anche nell’immediato”.
L’ennesimo fallimento dell’amministrazione Zingaretti che, ricordiamo, ha anche partorito un Piano Rifiuti “monco” che ha richiesto il tempestivo intervento del Governo Draghi per dotare il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, dei poteri speciali per costruire l’annunciato termovalorizzatore sul territorio della capitale.