Emergono dettagli dalle indagini che hanno portato all’arresto di due 48enni. Cinque le persone indagate
VITERBO – Sono di Roma i sicari che il 7 agosto di quest’anno hanno freddato Salvatore Bramucci all’interno della propria autovettura.
Il gruppo di fuoco, la batteria criminale, è partita da Roma con l’unico scopo del viaggio, ucciderlo.
Come dimostra il video diffuso dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa che si è tenuta in Procura questa mattina, nei giorni precedenti l’omicidio, i sicari hanno compiuto dei sopralluoghi per studiare i movimenti e le abitudini della vittima. Le telecamere di sicurezza, il 4 agosto, tre giorni prima del brutale delitto hanno ripreso i killer intenti a svolgere dei sopralluoghi.
Per la sua morte, a poco più di un mese di indagini, due persone sono finite in carcere. Si tratta di due 48enne originari e residenti a Roma est, ora ristretti nella casa circondariale di Viterbo, Mammagialla. Così come originari delle zone di Guidonia e Torre di Nona sono gli altri tre indagati.
“L’individuazione dei soggetti è avvenuta attraverso una puntuale opera di ricostruzione dei movimenti delle due persone che oggi sono in stato di arresto. La premeditazione dell’omicidio è evidente. È stato accertato come gli arrestati si sono recati sul luogo del delitto anche nei giorni precedenti per studiare l’abitazione, possibili vie di arrivo e vie di fuga e i movimenti della vittima. Uno di questi è avvenuto sicuramente il 4 agosto”. Ha dichiarato il procuratore Paolo Auriemma in seguito all’operazione.
Il giorno dell’omicidio, stando a quanto ricostruito, il commando ha bloccato l’auto di Bramucci con altre macchine. “Le stesse utilizzate durante i sopralluoghi – ha sottolineato il procuratore Auriemma -, e che sono state riprese da videocamere di sorveglianza della zona”. Si tratta di una Smart bianca e di una Giulietta Alfa Romeo di colore grigio.
“La sinergia tra reparti speciali dell’arma: nucleo elicotteri, cinofili, squadre intervento operative regionali, nel realizzare l’operazione in quartieri complessi della capitale è stata determinante – ha affermato il comandante provinciale Massimo Friano – partendo però dal territorio e dalle capacità e preziose indicazioni di chi lo conosceva bene, come la locale stazione dei carabinieri. L’ausilio delle telecamere è stato poi determinante nell’analisi del tragitto Roma-Soriano e viceversa nell’individuare i malviventi. Proseguiamo ora per fare luce sugli aspetti ancora oscuri della vicenda”.
In tutto, al momento, gli indagati sono cinque, tutti residenti a Roma est. Indagati a vario titolo per concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e per ricettazione dal momento che una delle due auto utilizzate per il delitto sarebbe risultata rubata alcune settimane prima. I due arrestati “non hanno dei precedenti specifici – ha sottolineato il pm Massimiliano Siddi -, ma hanno un preciso profilo criminale”.
“Le indagini non si sono mai fermate – ha precisato il comandante del nucleo investigativo Marcello Egidio -. I tempi tra l’omicidio e le prime misure cautelari sono stati brevi, ma ora proseguiamo perché occorre valutare altre posizioni e altre possibili responsabilità”.
Nei giorni scorsi sono state compiute delle perquisizioni in cui è stato sequestrato materiale ora al vaglio degli inquirenti e pronto ad essere analizzato, “per capire – ha concludo il tenente colonnello Egidio -, se possano avere dei legami con l’omicidio”.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.