Maddaloni tra l’isola di Lesbo e l’Asinara: “Mazzette saffiche”, arrestate per corruzione sindaca e assessora

“Mobili e luna di miele con i soldi delle tangenti”. In manette il Sindaco di Maddaloni, Rosa De Lucia, e l’assessore Cecilia D’Anna. Le due donne, unite sentimentalmente, avrebbero ricevuto mazzette in cambio di appalti

Rosa De Lucia e Cecilia D'Anna (foto CasertaCE.net)
Rosa De Lucia e Cecilia D’Anna (foto CasertaCE.net)

MADDALONI (Caserta) – Ciao amore, ciao tesoro, si scrivevano tra una mazzetta e un appalto da truccare, prima di partire per Antibes, forse a giocare alle fidanzate, forse a sposarsi per davvero. Belle signore intrecciate da amore e incarichi istituzionali, desideri di libertà e nuova politica, una sindaco a Maddaloni, Rosa De Lucia, l’altra assessore con lei, Cecilia D’Anna, la prima in carcere da 48 ore, l’altra ai domiciliari nel loro curato e nuovo appartamento.

Privato e pubblico, leggerezza dei tempi moderni e marcio dei vecchi metodi. Ma se davvero sono riuscite a ingannarli tutti, «questa è solo la punta di un iceberg». Il sospetto non è solo di chi lo butta lì a mezza voce fuori dal Palazzo di Maddaloni, masticando amaro, come l’anziano dipendente fuori dai giochi e intenzionato ad andarsene in pensione, dopo aver visto «la fine che ha fatto questa nuova sindachessa». E non è il frutto solo di rabbia e stupore, i sentimenti che ti consegna il giorno dopo anche Michele Di Nuzzo, il geometra e vicesindaco che deve tenere in mano in Comune sotto la bufera, il quarantenne sospeso tra indignazione e incredulità. «Se davvero hanno fatto questo, allora sono stupido e la politica in cui ho creduto è grande bluff – ti dice scuotendo la testa Di Nuzzo – Eppure Rosa, il sindaco era insospettabile, una che alle tangenti non l’avresti mai associata. Il privato? Non è che l’ostentasse questo legame.

Certo lei e l’assessore D’Anna vivevano insieme, alcuni mormoravano, ma io da amico maschio sono stato sempre rispettoso e la stimavo tanto come sindaco, ma com’è possibile tutto questo? Posso sperare per egoismo che magari un giorno tutto si risolverà tutto con un’assoluzione clamorosa, come in altri casi è successo?».

È solo un pezzo di un Sistema più ramificato, sembrano invece raccontare gli atti di quest’inchiesta su tangenti, sesso e diabolica “narrazione politica”, scoperta nel cuore del Municipio dai carabinieri di Caserta e dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Il sindaco De Lucia accusata di corruzione, l’assessore D’Anna ritenuta complice anche in «virtù di quel legame sentimentale » chiosa il gip Sergio Enea, compagna di vita e convivente – a leggere le carte – più un grappolo di consiglieri comunali e imprenditori coinvolti con varie accuse, come Alberto Di Nardi, il manager definito “bancomat”, a capo della società che si occupava della gestione dei rifiuti, con appalti pilotati e soprattutto grazie a proroghe su proroghe. È solo la prima puntata di una Tangentopoli magari di provincia ma non per questo minore nei comuni tra Napoli e Caserta, sembrano annunciare le deposizioni – ancora in larga parte segrete – dell’altro imprenditore teste d’accusa, Antonio Scialdone. Eppure parte tutto da qui, dalla Maddaloni dove le tangenti incastrano il volto rosa del potere: emblema di uno smascheramento, simbolo potente e sinistro della politica nuova ridotta a recita per social e media, dove in paese tutto era cambiato, tutto era libero e glamour perché il vecchio non morisse. Per rimanere ai livelli di sentina della pubblica amministrazione.

Tranche «costanti» di fondi neri, intascate alla faccia delle buone prassi al femminile e usate «anche per arredare la loro nuova casa». Sì, il nido d’amore di Rosa e Cecilia nel paese di Santa Maria a Vico: la casa che la prima, ingegnere e astro nascente di Forza Italia, ha dovuto lasciare all’alba coi carabinieri, e che l’altra ha scelto come luogo dove radicare la sua detenzione domiciliare, da assessore alla Cultura, a cos’altro sennò. Il denaro sporco che ora il pm Carlo Fucci contesta al gruppo sarebbe servito al sindaco Rosa persino «ad acquistare un viaggio per la Francia, organizzato con la D’Anna – è scritto nell’ordinanza di custodia – con la quale si sarebbe sposata ad Antibes ». «Diecimila euro al mese», è lo stipendio che secondo i carabinieri Di Nardi passava al sindaco per ogni necessità. E poi spese “accessorie”, le tangenti volanti di 500 o mille euro, che Rosa persino per partecipare alle iniziative contro le violenze sulle donne. «Quanto ti serve?», chiede il solito Di Nardi? E il sindaco: «Cinquecento euro, ché domani hanno fatto Stop Femminicidio». Ehi amore, ciao tesoro, si scrivevano più o meno Rosa e Cecilia, sono sm che il gip ritiene importanti per attestare il legame che correva tra loro. «Io l’ho allontanata da me quando ho capito che era una persona inaffidabile, che aveva perso la testa. Si credeva grandissima perché era la prima donna sindaco, è diventata la prima sindaco arrestato mentre governa», racconta ora con un misto di pietas e rivendicazione l’uomo che era stato scalzato da lei, l’ex sindaco Pdl, l’avvocato Antonio Cerreto. Le tangenti venivano consegnate anche in casa della mamma di Rosa. Ma ora guai a passare per quella villetta di Maddaloni a chiedere spiegazioni. Sua madre, Maria, moglie di un maresciallo dell’Arma, urla: «Ma come vi permettete? Ma cosa dite? Mia figlia è pulita, si chiarirà tutto. Tutto capito? E non mi parlate di “fidanzate”».

Conchita Sannino per “La Repubblica”