La presenza dell’uomo sulle pendici del monte Palanzana e nella zona termale ad esso sottostante risale al neolitico. La prima civiltà di cui abbiamo testimonianza è quella del Rinaldone, una popolazione del centro Italia del periodo eneolitico (2500-1800 a.C.), che prende il nome proprio dalla località nei pressi di Viterbo.
Da questo periodo in poi si iniziano a stabilire dei villaggi in questa zona, tra cui quello più popoloso situato nell’odierno colle del duomo. Il villaggio cresce e diviene un vero e proprio centro urbano che prende il nome di Surina. Il nome adottato dagli etruschi era dovuto alla presenza, secondo le loro credenze, del Dio Suri. Surina è un avamposto della lucumonia di Tarquinia e aveva scopi di commercio e difesa militare. La zona però, essendo ricca di corsi d’acqua e dotata di un terreno molto fertile, non vedeva solo Surina come centro abitato, ma anche le città nemiche di Velzna (Orvieto) e Ferento.
Così, durante il periodo etrusco, avviene la prima cruenta battaglia tra Surina e Ferento per la supremazia territoriale della valle dell’Acquarossa e delle zone limitrofe. La prima guerra vede Surina vittoriosa, che così, oltre a distruggere la città rivale, aumenta la sua egemonia su un territorio che partiva dai monti Cimini fino ad arrivare alle rive del lago di Bolsena.
Per Ferento però non è una vera fine perché nel periodo romano ritornerà ad essere una fiorente città. Intorno al 310 a.C. lo scontro tra il nascente impero Romano e gli etruschi porta alla caduta di Tarquinia e così anche Surina entra nell’influenza romana. La città cresce e aumenta d’importanza, si latinizza anche il nome che diviene Sorrina Nova.
Le motivazioni di tale crescita sono soprattutto dovute alla costruzione della via Cassia che permette a Sorrina di aumentare il commercio con Roma e altre città, ma soprattutto alla venuta delle ricche famiglie romane che, per la presenza delle terme da loro tanto amate, investono su Viterbo e quindi implementano edilizia, allevamento e agricoltura.
L’impero romano nei primi secoli dopo Cristo attua un’opera di evangelizzazione cristiana sul territorio. Mentre in tutta l’italia il cristianesimo si diffonde facilmente, a Sorrina, che era fortemente legata ai culti etruschi, la popolazione non vede di buon occhio i diversi evangelizzatori che tentano di convertire gli abitanti. L’impero romano, all’inizio del V secolo dopo Cristo, registra la prima invasione e di conseguenza inizia un periodo di devastazione anche per Sorrina Nova, che vede il suo territorio colpito dalle scorribande dei popoli barbarici. L’impero romano cade. Nel territorio di Sorrina si stabilizzano i Longobardi.
Quest’ultimi, fortificando l’altura del colle del duomo, creano un Castrum: il Castrum Viterbii (Vetus → Vecchia e Urbs → Città). La costruzione del Castrum serviva ai Longobardi per rafforzare la difesa del loro regno in prossimità del ducato romano. La Cassia nel frattempo assume una nuova importanza: quella religiosa.
La via Francigena, che quasi per intero ripercorre il tratto della Cassia, permetteva ai pellegrini d’oltralpe di raggiungere la sede del papato a Roma. Il Castrum Viterbii, che nel frattempo cambia il suo nome in Bitervu, Bitervo e infine in Viterbium, diviene una tappa molto trafficata da questi fedeli che qui alloggiano e si ristorano in previsione del tratto finale verso la città eterna.
Nel 1080 viene costruita la chiesa di Santa Maria Nuova e annesso ad essa un ospedale e un ricovero per i pellegrini. La città quindi inizia un nuovo periodo fiorente che porta alla nascita di nuovi quartieri e, nel 1095, alla prima costruzione della cinta muraria. Nel 1145 abbiamo un assaggio del prossimo futuro di Viterbium, il pontefice Eugenio III elegge la città come sede del suo papato. Se da una parte questo crea un notevole arricchimento economico e culturale della città, dall’altra si sviluppano delle ostilità con Roma che sfoceranno in diverse battaglie.
La crescente importanza di Viterbium porta anche l’imperatore Federico I Barbarossa nella città. Quest’ultimo riceve una benevola accoglienza che lo porta a donare il vessillo imperiale a Viterbium. Inoltre, venuto a conoscenza della situazione di astio tra Roma e Viterbium, crea un esercito misto di Longobardi e Viterbesi da muovere verso la vecchia sede del papato.
Questa alleanza porta alla vittoria sull’esercito romano e il conseguente rafforzamento dell’egemonia viterbese, nonostante mancasse l’ultimo tassello per ottenere il completo controllo di tutto l’alto lazio. Così nel 1172 Ferento viene distrutta. Viterbo per dare lustro alla conquista annette la palma, simbolo di Ferento, nel proprio stemma cittadino. Come in tutta Italia anche a Viterbo si accende la rivalità tra Guelfi e Ghibellini. I Guelfi, rappresentati dalla famiglia Gatti, e i Ghibellini, dalla famiglia dei Di Vico e dei Tignosi, si alternano nel controllo del comune. Anche se la guida politica della città è travagliata da rivalse e ribellioni, l’egemonia di Viterbo arriva anche nella maremma e nell’odierna regione umbra. L’esercito viterbese vince contro Corneto (Tarquinia) e Orvieto e riceve in vassallaggio i vari centri abitati che li circondano.
Il XIII secolo rappresenta il massimo splendore della città di Viterbo. Il papa Alessandro IV nel maggio 1257, per sfuggire da Roma, sposta la corte pontificia a Viterbo. Con la venuta dei papi si apre un nuovo ciclo per la città. Vengono costruite nuove chiese come Santa Maria in Gradi e la Chiesa della Santissima Trinità, ma anche strutture pubbliche come il Palazzo dei Consoli e il Palazzo del Capitano del Popolo. Inoltre inizia la costruzione di una delle opere più importanti per Viterbo: il Palazzo Papale. Dopo Alessandro IV si succedono Urbano IV, Clemente IV e Gregorio X.
L’elezione di quest’ultimo entrerà nella storia. La sede vacante prima della sua pontificazione dura ben 33 mesi, terminati quando il popolo viterbese, stanco delle lungaggini di questa elezione, interviene chiudendo i cardinali nel palazzo papale scoperchiando il tetto e bloccando la somminastrazione di viveri a quest’ultimi. Il papa Gregorio X, avendo vissuto questo momento di stallo della chiesa per l’elezione del nuovo pontefice, promulga la costituzione “Ubi Periculum” in cui sostanzialmente legalizza quello che avevano fatto i viterbesi.
Da lì in poi l’elezione del nuovo papa sarebbe avvenuta tramite conclave, in cui i cardinali rimanevano chiusi in una stanza fino alla scelta del nuovo successore di Pietro. Il 22 febbraio 1281 viene eletto papa Martino IV che abbandona la città e si trasferisce ad Orvieto non prima di aver interdetto pesantemente Viterbo. Senza papi la città lentamente decade.
Con il rinascimento Viterbo aumenta le proprie bellezze. Vengono costruite nuove porte (Faul), fontane (Fontana della Rocca), chiese (Basilica di santa Maria della Quercia) e residenze (Villa Lante a Bagnaia). Nel 600 viene alla luce anche San Martino al cimino. Il borgo, voluto da Donna Olimpia Maidalchini, è un perfetto esempio di architettura barocca. I secoli successivi per Viterbo sono avulsi di grandi avvenimenti. La storia della città segue quella di tutto lo stivale con l’annessione al regno d’Italia il 12 settembre 1870. Viterbo così perde di autonomia amministrativa divenendo un comune della provincia di Roma.
Solo il 9 ottobre del 1929 viene instaurata la provincia con Viterbo capoluogo. Con l’avvento della seconda guerra mondiale la città paga, con un gran numero di vite e di distruzioni, il costo del conflitto. Fortunatamente, grazie a ristrutturazioni e restauri, gran parte del patrimonio architettonico e storico di Viterbo è ancora visibile.
di Fabio Musicco