L’Isis potrebbe colpire i depositi di scorie nucleari sparsi per l’Italia: Bratti (PD) lancia l’allarme

Il presidente della commissione ecomafie: “Serve il deposito nazionale unico dei rifiuti radioattivi”

Giovedì il Senato ha discusso quattro risoluzioni su altrettante relazioni della  omissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti: sulla gestione dei rifiuti radioattivi, sulla situazione in Liguria, sulla bonifica di Porto Marghera e infine sulla bonifica dei poli chimici del ‘Quadrilatero del Nord’.

Particolarmente importante è sicuramente la relazione sul nucleare, che ha evidenziato le tante criticità ancora esistenti in Italia, soprattutto per il decommissioning e la gestione dei rifiuti. “La commissione ha già più volte denunciato i gravi ritardi accumulati nel percorso per individuare il deposito unico nazionale – ha commentato il presidente della commissione Alessandro Bratti – pezzo fondamentale per mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi presenti nel nostro paese”. Come è noto la pubblicazione della mappa con i possibili siti per il deposito ha accumulato un ritardo di diversi mesi, mentre non è mai partito l’Isin, l’ispettorato nucleare previsto dal governo e mai avviato. Dopo l’indicazione di Antonio Agostini alla guida, tutto si è fermato, anche a causa delle tante perplessità sul nome indicato dal governo, ritenuto da molti esperti inadeguato per il ruolo chiave che dovrebbe ricoprire. Tanti, poi, sono i problemi che si sono accumulati sulla gestione della Sogin, la società pubblica incaricata per i decommissioning del nucleare italiano.

“La mancanza di un deposito unico espone, tra l’altro, il nostro paese anche al rischio del terrorismo internazionale, visto lo stato di molti degli attuali depositi temporanei – ha proseguito l’onorevole Bratti. La commissione ha segnalato da tempo, ad esempio, lo stato dei capannoni della CEMERAD, riuscendo ad ottenere dal governo la nomina di un commissario straordinario e lo stanziamento dei fondi per l’immediato intervento di rimozione dei rifiuti nucleari, oggi stoccati un un capannone fatiscente. Ma è evidente che senza un deposito costruito secondo i migliori standard internazionali, la situazione continua a rimanere preoccupante, anche dal punto di vista della sicurezza, come hanno dimostrato le recenti indagini in Belgio”.