“Corvi” e dossieraggio contro il capo di Stato Maggiore della Marina

L’anonimo estensore accusa l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi di sprechi milionari. Dossier spedito a Palazzo Chigi, alle procure militari e a quelle di Roma e Potenza

Fiorenza Sarzanini per “Il Corriere della Sera”

Festini a bordo della nave Vittorio Veneto con l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi – attuale capo di Stato Maggiore della Marina – che almeno in un’occasione attende gli ospiti in groppa a un cavallo bianco. Splendide ragazze trasferite in elicottero e Falcon 20 utilizzati come taxi. Commesse da 30 milioni di euro autorizzate per ristrutturare i salottini e il quadrato ufficiali delle navi. Cene in ristoranti di lusso con numerosi invitati per brindare allo sblocco dei finanziamenti.

In molti sapevano – Quello che al ministero della Difesa molti sapevano ma non avevano mai denunciato, è adesso messo nero su bianco in un dossier spedito alla Procura di Potenza, a quella di Roma, alla magistratura militare – che dovranno verificare ogni circostanza – ma anche a palazzo Chigi e al ministro della Difesa. Uno scritto anonimo che indica nomi, fatti e contiene documenti originali sugli affari da milioni di euro che sarebbero stati gestiti in piena autonomia. Venerdì l’ammiraglio – indagato dai pubblici ministeri potentini per associazione per delinquere, abuso d’ufficio e traffico d’influenza con Gianluca Gemelli, il compagno dell’ex ministro per lo Sviluppo economico e altri lobbisti — sarà interrogato.

Le intercettazioni –Dopo la pubblicazione delle sue conversazioni intercettate, in particolare quelle in cui attacca il ministro Roberta Pinotti, da più parti gli era stato chiesto di dimettersi, tenendo pure conto che a giugno andrà in pensione. Istanza finora rifiutata e c’è chi non esclude che la scelta di fornire ulteriori atti alla magistratura abbia come obiettivo proprio quello di accelerare la sua uscita. La persona che ha costruito il dossier ammette di essere un militare della Marina «ma non ho il coraggio di venire allo scoperto perché ho già abbondantemente pagato per non essermi piegato alle richieste del capo di Stato maggiore». Ha comunque avuto accesso a documenti riservati e informazioni compromettenti.

I cocktail a bordo e gli aerotaxi – E scrive: «Famosi sono stati i festini organizzati dal comandante a bordo della Vittorio Veneto in navigazione, con tanto di trasferimento a mezzo elicottero di signorine allegre e compiacenti. O di quella volta, sempre da Comandante della Vittorio Veneto in sosta a New York, che accolse gli invitati ad un cocktail a bordo, in sella a un cavallo bianco appositamente noleggiato. Tutti sapevano e tutti, per paura delle sue vendette, tacevano circa l’uso improprio che l’ammiraglio, una volta diventato capo delle Forze Aeree della Marina, faceva degli elicotteri e soprattutto del velivolo Falcon 20 che in versione Vip lo trasportava continuamente come in un taxi (spesso in allegra compagnia da una parte all’altra dell’Italia, per l’esaudimento di interessi personali ma a spese del contribuente)».

Il pranzo al ristorante «Il Bolognese» – Non è finita. «Nella storia recente rimane il ricordo del pranzo luculliano, abbeverato da fiumi di champagne, fatto presso il ristorante “Il Bolognese” di piazza del Popolo a Roma dove condusse un codazzo dei suoi più fidati e compiacenti collaboratori a festeggiare il primo positivo consenso espresso dal Parlamento sulla Legge Navale». Possibile che nessuno abbia mai chiesto conto delle spese? Secondo il dossier «le spese per il capo di Stato Maggiore sono state sottratte alla rendicontazione amministrativa, esiste la raccomandazione di prendere nota delle spese e conservare tali annotazioni soltanto per l’anno solare in corso».

Trasferimenti e punizioni – C’è la parte goliardica, ma c’è anche il capitolo dedicato alla gestione del personale. «Bisognerebbe chiedersi – scrive l’anonimo – come mai a tanti ufficiali dallo specchiato passato nelle commissioni di avanzamento e di vertice è stato precluso improvvisamente e senza spiegazioni ogni futuro sviluppo di carriera». Nel dossier sono indicati i nomi dei penalizzati e di chi invece sarebbe stato promosso perché «fedele».

Gli incursori di Varignano – Tra i casi citati c’è quello degli «Incursori che improvvisamente sono stati allontanati dal Comando di Varignano (unico posto dove avrebbero potuto continuare a mantenere l’addestramento non buttando alle ortiche anni e milioni spesi nella loro preparazione) e trasferiti dall’altra parte dell’Italia solo perché hanno fatto parte del gruppetto che nel corso delle prove del defilamento del 2 giugno, facendo scherzi con palloncini pieni d’acqua (è tradizione di tutti i militari che partecipano a tale evento), schizzarono Sua Maestà De Giorgi».

Due appalti segnalati – Sono due gli appalti segnalati. Il primo risale al 2013 quando De Giorgi «in visita a una fregata classe Fremm nei cantieri di Fincantieri per completare le ultime fasi di allestimento, non gradendo la ripartizione delle aree destinate al quadrato ufficiali e dei camerini destinati al comandante, ordinava ai dirigenti di attuare le modifiche da lui indicate». Costo dell’operazione: 42 milioni e 986mila euro che De Giorgi «cercò di coprire con un auto investimento da parte di Fincantieri che invece non aveva alcuna intenzione di finanziare neanche parzialmente e quindi si spesero decine di milioni del contribuente».

Unità stealth – L’altro affare riguarda «la produzione di unità sottili stealth ad altissima velocità, con scafi e strutture di carbonio trattato con l’applicazione delle nanotecnologie». Un progetto di altissimo livello che «De Giorgi propose con una lettera al capo di Stato Maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Mario Binelli Mantelli, chiedendogli l’approvazione a firmare una convenzione con la società As Aeronautical». La missiva, datata 30 novembre 2013, è contenuta nel dossier. L’anonimo spiega che «l’Aeronautical Service tecnicamente non esiste e non dispone di apparecchiature, né di maestranze all’altezza. Il suo responsabile, ingegner Bordignon, millanta coperture illustri come De Giorgi e Valter Pastena». È il consulente dell’ex ministro Guidi, anche lui indagato a Potenza, che si vanta di aver ricevuto il dossier per ricattare il titolare delle Infrastrutture.