Gli straordinari pesi e contrappesi previsti dai padri costituenti: 1/5 dei parlamentari può bloccare, ricorrendo al referendum, lo stupro e lo stravolgimento autoritario della Carta Costituzionale. Anche l’onorevole Mauro Pili (Unidos) ha firmato per difendere la Sardegna dalle decisioni imposte dal governo nazionale in base alla “clausola di supremazia” (deposito nazionale delle scorie radioattive, etc…)
Fallito il referendum sulle trivelle, il vero banco di prova per Renzi e il suo governo sarà il referendum costituzionale di ottobre. Raggiunto e superato a Montecitorio, anche se il dato è ancora ufficioso, il quorum delle firme necessarie per proporre la richiesta di referendum popolare sulle riforme costituzionali.
Secondo quanto si apprende da ambienti parlamentari, le firme per l’indizione del referendum popoplare hanno raggiunto quota 160. Ne servivano 126, un quinto dei componenti di una Camera, come prevede la Costituzione. Alle 13 il proponente il referendum Danilo Toninelli (M5S) e i tre delegati, Invernizzi (Lega), Quaranta (Sel) e Occhiuto (FI) si dovrebbero recare in Cassazione per depositarle. “Abbiamo firmato anche noi la richiesta di indizione del referendum confermativo sulle riforme costituzionali contenute nel ddl Boschi che ai sensi dell’articolo 138, secondo comma, della Costituzione, può essere richiesto da 1/5 dei membri di ciascuna Camera”, ricordano i deputati di Alternativa Libera, Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turco, annunciando che voteranno no al referendum. Anche la componente dei Conservatori e Riformisti alla Camera dei Deputati ha firmato, insieme alle altre opposizioni, la richiesta per il referendum popolare sulle riforme costituzionali. Rocco Palese, in rappresentanza dei Cor, si recherà in Cassazione per depositare le firme assieme ai delegati. Lo comunica una nota dell’ufficio stampa del gruppo dei fittiani.