Durissimo atto d’accusa dell’azzurro Pasquale Marino, presidente del club “Forza Silvio”, all’amministrazione dell’ente di viale Baccelli
CIVITAVECCHIA – Duro attacco di Pasquale Marino, ex consigliere comunale e presidente del club di Forza Italia “Forza Silvio”, all’Associazione Agraria. In un lungo intervento, Marino afferma che la gestione dell’ente, al di là del recente cambiamento dello statuto, è “poco trasparente e discrezionale”, e a supporto di questa sua tesi porta quattro argomenti: la nomina di un consulente legale; tutta la conduzione degli usi civici, la figura del perito demaniale divenuto funzionario dell’ente stesso e l’amministrazione delle risorse pubbliche.
Il rappresentante di Forza Italia auspica un intervento della Regione Lazio per una verifica capillare dell’attività dell’Agraria.
Ecco quanto scritto da Pasquale Marino:
Continuiamo a leggere, non senza stupore, sulla stampa locale, di quella che viene annunciata come un “rivoluzione” posta in essere dall’Associazione Agraria, ovvero, secondo le parole del presidente, sarebbe diventata un ente territoriale a tutti gli effetti, moderno, trasparente ma, soprattutto, sensibile alle problematiche del territorio. Ci consenta il Presidente di esprime le nostre perplessità.
Sarebbero queste specificità enunciate da Daniele De Paolis, che avrebbero introdotto quella trasformazione “genetica” dell’ente, trasformandolo da Agraria in Università. Sempre secondo l’attuale presidente, l’aver cambiato radicalmente il suo “datato” statuto, avrebbe o ha permesso agli asset gestionali interni, di introdurre una maggiore trasparenza ma, soprattutto, una maggiore incisività amministrativa.
Parole che lusingano i lettori che non conoscono l’ente né tantomeno le vicende che continuano a coinvolgerlo. Infatti, dobbiamo constatare con stupore, misto francamente a dispiacere, che tutto quello che si è letto in questi giorni altro non è che uno spot pubblicitario; sconfessato dai fatti.
Secondo il pensiero del sottoscritto ma anche di coloro che con me ne condividono il pensiero, la gestione era ed è poco trasparente.
Un ente vessatore, insensibile alle istanze dei cittadini e soprattutto, ancor oggi, discrezionale. Non c’è timore di essere smentiti su questo, i fatti sono evidenti e alla luce del sole .
Partiamo con quel primo “colpo” messo a segno dal nuovo corso e cioè l’entrata in scena di un consulente legale, il quale incamera, a raffica, una serie di incarichi professionali ripetitivi dall’Ente, che non garantisce il principio di rotazione e imparzialità. Questo legato soprattutto ai compensi che non vengono sottoposti ad una preventiva indagine di mercato, utile e necessaria ad apportare un forte risparmio al bilancio interno.
Secondo noi, tutto ciò, è al limite con i principi di trasparenza imposti, in questi casi, dall’Anticorruzione.
Il professionista, viene selezionato “a fiducia”, escludendo così tutti gli altri avvocati del Foro locale che, a quanto si apprende da ambienti ben informati e vicini agli organi decisionali dell’Agraria, non avrebbero competenze sufficienti in materia di diritto amministrativo. L’aspetto paradossale si raggiunge poi quando il professionista emette e dispensa pareri legali equiparati a visti di legittimità degli Atti Deliberativi dell’Ente Pubblico. La palese illegittimità, secondo noi, è totale.
Si approvano quindi, e si pubblicano sul sito istituzionale, delibere che invece di riportare il visto di conformità del Segretario, rimandano ad un sedicente parere emesso dal consulente (ovviamente non pubblicato), in chiaro spregio della applicazione del Testo Unico sugli Enti Locali (vds D.lgs 267/2000).
Purtroppo però la conduzione “casareccia” e familiare dell’Agraria non si esaurisce qui.
L’annosa definizione degli Usi Civici viene trattata come una “faccenda interna”, dove la discrezionalità caratterizza scelte e decisioni. Non si indica mai come agire per risolvere il problema che ancora affligge numerosi proprietari di immobili che, conseguentemente, non possono effettuare compravendite , successioni, donazioni , acquisizioni di permessi edilizi o richieste di mutui senza che siano stati liquidati i gravami tutt’oggi presenti.
Tutto questo con il sospetto che l’Agraria, pare ancora non abbia registrato negli uffici competenti, la famosa sentenza del Commissario agli USI CIVICI del 1990 (nonostante la Regione Lazio, ente controllore dell’Agraria, nel 2013 aveva disposto di provvedere al più presto).
Senza questa registrazione al catasto i terreni risultano senza vincoli ma i notai non effettuano il rogito di passaggio di proprietà. Da oltre un decennio il perito che opera sul territorio è lo stesso, in grado quindi di manipolare (nella speranza che non lo faccia o non l’abbia mai fatto) il mercato dei prezzi, sia in termini di valori da corrispondere all’Agraria, sia in termini di parcelle professionali. Tutte le delibere rilasciare sulla base di perizie espletate da questo tecnico riportano la dicitura: “presa d’atto della Perizia”.
Ovviamente non c’è nessuna valutazione di congruità, nessuna attività istruttoria.
Si è istaurato così, secondo la nostra visione di trasparenza, in tutti questi anni, un regime monopolistico e discrezionale sui provvedimenti assunti.
Abbiamo scoperto che, improvvisamente, il perito in questione, con una delibera, è diventato funzionario interno all’Ente, assumendo l’incarico di responsabile dell’Ufficio Tecnico e il tutto senza essersi dimesso dalla contestuale nomina di perito demaniale.
Se a questo non rispondo violazioni di ogni presupposto legislativo allora abbiamo bisogno di ristudiare il significato dei termini trasparenza, legalità, equità ecc.
Controllato e controllore si fondono in un’unica persona, il tutto con il bene placido dell’ente Agraria stesso. Nulla impedisce ai malpensanti di considerare che l’Agraria possa usare, a suo comodo il tecnico, quando serve per approvare perizie o affidargli incarichi, o per verificare il lavoro di altri periti. Chi verifica il suo lavoro? Nessuno.
Anche qui, secondo noi, gli atti deliberativi assunti dal trio di amministratori è quanto di più illegittimo ci possa essere, basta andarsi a rileggere tutte le censure sottolineate a più riprese in materia dell’Anticorruzione di Cantone.
Tutto ciò avviene, ovviamente, in danno di tanti cittadini che in molti casi sono costretti ad aspettare mesi e mesi per vedere evase le proprie istanze.
In altri casi, invece, usufruiscono di corsie preferenziali che ne accelerano l’iter che, ci dicono, anche più costose, ma efficaci, solo se affidate al tecnico tuttologo “consigliato” all’interno degli Uffici . I comunicati stampa apparsi qualche giorno fa sulla cronaca cittadina di un quotidiano nazionale prodotti da un consigliere del CDA sulle attività dell’Ente, non fanno altro che avallare le attività amministrative in chiara violazione di tutti principi legislativi che in minima parte abbiamo fin qui esposto.
Non ultimo il dubbio sull’impiego di risorse pubbliche.
Ci domandiamo, a questo punto, se le spese sostenute dall’ente siano state correttamente autorizzate e rendicontate all’Ente Regionale di Controllo. Così se il cambio dello statuto e le nuove delibere sull’assetto degli uffici abbiano o meno portato ad un aggravio della spesa interna.
La speranza di legalità, non è certo la denuncia, ma confidiamo nell’intervento immediato della Regione Lazio, affinché possa valutare se questi profili di conduzione discrezionale a carattere familiaristico, possano portare ad un immediato commissariamento dell’Università Agraria e ripristinare il diritto e la trasparenza al servizio dei cittadini di Civitavecchia, garantendo loro, la correttezza procedurale la tutela dei diritti acquisiti e mai venuti meno.