L’86enne morto nell’incendio della sua casa, nel 1989 tenne 6 ore col fiato sospeso il paese
Dal sindaco Guido Cianti ai carabinieri, che indagano sull’accaduto, tutti sembrano esserselo dimenticato, ma Domenico Curti, l’anziano 86enne deceduto domenica sera nel rogo del proprio appartamento in via Pettirossi a Sutri, era un personaggio molto noto. In paese e soprattutto alle cronache nazionali. Nel giugno del 1989 all’interno dell’asilo comunale prese in ostaggio per sei ore un bambino, la nonna, una dottoressa e un operaio comunale, sconvolgendo la serenità del piccolo paese sulla Cassia. Serenità che anche domenica sera è stata bruscamente violata da quello che ha tutta l’aria di essere – è tra le prime ipotesi fatte dagli inquirenti – un suicidio.
L’incendio, all’interno di una villetta nella zona residenziale del paese, è scoppiata domenica sera poco prima delle 20. Immediato l’intervento sul posto dei vigili del fuoco di Viterbo e del distaccamento di Civita Castellana, dei carabinieri e degli operatori del 118, i quali non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’anziano, ucciso dalle esalazioni sprigionate dalle fiamme. L’ipotesi, come detto, è che a innescarle sia stata la stessa vittima.
Ex magazziniere alla Voxsono, originario di Tivoli, vedovo ormai da molti anni, senza figli, nel passato di Domenico Curti si staglia la gigantesca ombra di quella folle mattina del giugno di 27 anni fa. Un uomo tranquillo, dice il sindaco. “Un uomo tranquillo e segretamente inquieto”, scriveva sulle pagine di Repubblica il compianto giornalista Giuseppe D’Avanzo, il 10 giugno del 1989, all’indomani del sequestro all’asilo di Sutri compiuto dall’allora 58enne Curti. Un incubo durato sei ore, con tanto di intervento da Roma delle teste di cuoio.