Segnaliamo l’articolo pubblicato, il 23 giugno scorso, da “Il Giornale” nel quale si fa riferimento ad una fantomatica “Agenzia Nucleare Italiana”, confusa probabilmente con l’Associazione Italiana Nucleare (AIN) presieduta dall’ex esponente del PCI-PDS Umberto Minopoli e vicina al manager Chicco Testa, ex ambientalista promotore del referendum del 1987 contro il nucleare, ora nuclearista convinto e a capo di Assoelettrica e del Forum Italiano Nucleare
ROMA – L’Italia è il Paese dove non si dimette mai nessuno e anche chi lo fa molto spesso cerca di ritornare sui propri passi. Un caso emblematico è quello della Sogin, la società pubblica (100% ministero dell’Economia ma sotto l’indirizzo strategico del ministero dello Sviluppo) che si occupa dello smantellamento delle centrali nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi. Lo scorso ottobre l’amministratore delegato Riccardo Casale, da mesi in polemica con il presidente Giuseppe Zollino, aveva annunciato l’intenzione di rimettere il proprio mandato. Nello scorso gennaio la marcia indietro, nonostante la moral suasion del premier Renzi e del ministro Padoan. La settimana prossima, il 28 giugno, è prevista l’assemblea in prima convocazione per la designazione del nuovo vertice dopo una paralisi di oltre sei mesi. Riccardo Casale, secondo quanto si apprende, starebbe addirittura cercando di essere riconfermato e, per raggiungere lo scopo, sta tessendo trame politiche a 360 gradi cercando anche l’appoggio del sempre più influente M5S.
Un paradosso tutto italiano, anche se non è detto che la manovra del manager riesca. La lista dei candidati alla successione è composta da professionisti competenti ed esperti di energia come il dirigente dell’Enel, Luca Desiata, il direttore generale Mercato elettrico del ministero dello Sviluppo, Rosaria Fausta Romano e Raffaella Di Sipio, ai vertici dell’Agenzia italiana nucleare. Casale non si dà per vinto anche se la sua performance non è stata eccellente: Sogin ha fallito gli obiettivi del piano industriale sebbene ritoccati al ribasso del 40 per cento. Sullo sfondo resta la realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, in stand-by da più di un anno.