Doveva essere un esempio virtuoso e invece è il solito carrozzone pieno di poltrone
La riforma delle Ater, che il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, aveva annunciato in pompa magna più di un anno fa e che doveva essere un esempio virtuoso, con obiettivo dichiarato grandi risparmi, soprattutto alle voci amministratori e dirigenti, è finalmente pronta: arriverà tra oggi e domani, con un blitz in Consiglio regionale, sotto forma di emendamento al documento di bilancio (il famigerato “collegato”), attualmente in discussione nell’Aula alla Pisana.
Risparmi in arrivo, dunque? Neanche per sogno, perché la riforma servirà da moltiplicatore delle poltrone. Zingaretti aveva assicurato che le Ater sarebbero passate da sette a una, con un solo Consiglio di Amministrazione, un solo direttore generale e un solo dirigente amministrativo. Tutto smentito. Il testo dell’emendamento, infatti, non è ancora noto, ma la sostanza sì: le Ater saranno tre (una per Roma, Roma provincia e Civitavecchia), una per Viterbo e Rieti e la terza per Latina e Frosinone. Ci saranno, dunque, tre Consigli di amministrazione, con cinque membri ognuno: totale quindici posti da assegnare, tra i quali tre saranno più prestigiosi, vale a dire quelli dei presidenti. Non solo: ogni Ater avrà un direttore generale e un dirigente amministrativo, come minimo.
C’è, poi, da decidere, una volta fatti gli accorpamenti quale sarà l’Ater capofila. Ad esempio, tra Viterbo e Rieti sarà quasi certamente Viterbo a fare da capofila: quindi, l’attuale direttore generale di Rieti diventerà “direttore di distretto”. In buona sostanza, visto che i distretti saranno sette (come le vecchie Ater), avremo tre direttori generali e quattro direttori di distretto. Cosa cambia? Praticamente nulla.
Si tratta, in definitiva, di un’operazione di maquillage, che servirà a molto poco, perché non andrà a incidere sul vero problema delle Ater: come andare avanti, se non viene modificata la legge che riguarda gli affitti? Come si può pensare, ad esempio, che l’Ater del Comune di Roma, che ha un patrimonio immobiliare di 50mila alloggi e una marea di inquilini che pagano (se li pagano…) 7,70 euro al mese, possa sopravvivere e garantire la manutenzione degli alloggi?
Serviva un cambio di passo di vero, ma Zingaretti e la sua Giunta hanno preferito gettare fumo negli occhi, varando una riforma che, in realtà, servirà solo a riciclare qualche epurato da Virginia Raggi a Roma (dirigenti comunali, Atac e Ama, ad esempio) o qualche politico di mezza tacca caduto in disgrazia, che sarà destinato a far danni in qualche CdA. Il governatore del Lazio, però, possiamo immaginarlo fin da adesso, una volta approvata la riforma-burla, se ne uscirà con un bel comunicato: “Altra promessa mantenuta, varata la riforma delle Ater”. Peccato che sia l’esatto contrario di quello che aveva promesso. Ma questo, naturalmente, è un dettaglio.