Le criptovalute nascono lo scorso decennio, ma solo oggi esprimono il proprio potenziale grazie al Bitcoin.
Risalire alle origini delle criptovalute significa capire la loro natura e le pulsioni che hanno portato l’uomo a questo tipo di invenzione. Le radici di un nuovo sistema di pagamento sono infatti fondamentali per intuire l’ecosistema che viene innescato, il suo impatto economico, le sue implicazioni politiche ed il suo significato sociale. Se le criptovalute son qui per rimanere, conoscerne la storia significa avere a disposizione tutti i tasselli necessari per comprenderne il valore.
La nascita della criptovaluta privata
Per decenni, in molti hanno effettuato tentativi di creazione di una criptovaluta privata. Il primo tentativo di successo è però avvenuto solo nel 2009, quando Satoshi Nakamoto ha creato il Bitcoin. Il white paper, che approfondiva l’argomento anche dal punto di vista della crittografia, era intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System” (pdf) ed è stato pubblicato da Satoshi Nakamoto proprio sul termine del 2008, appena dopo lo scoppio della bolla finanziaria. Il creatore della valuta è in realtà rimasto anonimo e “Satoshi Nakamoto” è lo pseudonimo utilizzato dal creatore del Bitcoin.
Il primo blocco: il manifesto
Il primo blocco, chiamato “Genesis block” è stato creato all’inizio del Gennaio 2009. All’interno della primissima transazione registrata in questo blocco è stata scritta una notizia relativa ad un fatto riportato il 3 Gennaio 2009 dal Times di Londra: “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”, come vero e proprio timestamping e indicazione chiara sul motivo della nascita della prima criptovaluta privata.
Il primo blocco rappresenta dunque il cuore della proposta: una soluzione alternativa, un modo per svincolarsi da un sistema che si è dimostrato fallimentare e che ha portato nel baratro un altissimo numero di risparmiatori. La soluzione poteva essere tecnica, radicata nella nuova dimensione del digitale, e basata sulla semplice mutua accettazione collettiva.
Oggi l’infrastruttura alla base delle criptovalute è la Blockchain, grande registro digitale in grado di registrarne tutte le transazioni e gli indirizzi: grazie alla Blockchain i pagamenti sono sicuri e le proprietà di valuta certificate.
La rivoluzione della finanza
Questo risultava in effetti essere il momento ideale per una rivoluzione nel mondo della finanza, a seguito degli scandali avvenuti in quel periodo. Per comprenderlo vanno ricordati i fatti e le tensioni di quei giorni, tanto forti da trascinare le proprie conseguenze ancora molti anni dopo con il progressivo depauperamento dell’economia mondiale.
La caratteristica che rendeva interessante il Bitcoin, conferendo alla nuova moneta uno specifico carattere rivoluzionario, era proprio la possibilità di essere indipendente da enti centrali: la decentralizzazione è infatti stata, sin dalle origini, il pilastro portante dell’idea relativa alle valute virtuali. La decentralizzazione porta però con sé anche quei tratti distintivi del mondo in cui si annida: il digitale, la rete e i Bitcoin sono tutti frutti della medesima radice, una nuova visione che dagli anni ’70 ad oggi ha progressivamente pervaso il mondo innescando qua e là barlumi rivoluzionari. Con il senno del poi tali realtà saranno però tutte ricollegate da un filo comune, da principi che ne collegano il sostrato. Differenti manifestazioni dello stesso afflato.
In questo senso il Bitcoin può essere considerato proprio figlio di un periodo di scandali, come risposta agli eccessi della finanza. Ma oggi la filosofia iniziale del Bitcoin, esiste ancora?
Bitcoin si distingue dai tentativi precedenti
Prima del Bitcoin ci sono stati altri tentativi di creazione di “valute virtuali”. Questi tentativi si basano però tutti sulla presenza di un ente centrale, come ad esempio i Linden Dollars di Second Life. Il Bitcoin è decisamente diverso da questi tentativi, proprio perché non ha bisogno di un ente centrale. Le persone possono scambiarsi Bitcoin senza passare per una Paypal, Visa, banca o altri istituzioni (come ad esempio quella che emette i Linden Dollar). È proprio questa sua natura P2P che rende il Bitcoin estremamente resiliente, distinguendolo dalle alternative proprio in quella caratteristica che più di ogni altra manifesta forza centrifuga rispetto ai meccanismi che c’era il bisogno di sradicare. La fuga dalla centralità, vista come mefatora e simulacro di una fuga dai fallimenti dei sistemi bancari, è stata l’arma vincente che ha favorito l’imprinting del Bitcoin rispetto ad ogni altra formulazione concorrente.
Innumerevoli monete nella Storia sono scomparse, quasi sempre per via di guerre (l’Euro che ha sostituito la Lira è un’eccezione): per distruggere il Bitcoin però servirebbe di fatto distruggere tutti i partecipanti, poiché è su questi ultimi che si basa. L’analogia con il Web, dunque, continua: per fermare il Web occorrerebbe fermare le connessioni tra gli utenti ed oggi il Bitcoin ha la medesima capacità di sopravvivenza.