In relazione alla recente diatriba tra Elvia Viglino e il vice sindaco (non riesco proprio a usare l’orribile terminologia al femminile, erroneamente pretesa dalla Boldrini) Luisa Ciambella, è veramente il caso di dire che, mentre alcune parti si accapigliano, anche per beghe politiche tra correnti (si dice?) in contrasto tra loro, gli animali continuano (continueranno…) a stare non bene.
In estrema sintesi, la contesa si estrinseca tra Elvia Viglino, la quale sostiene che il canile è stato chiuso per colpa dell’Amministrazione Comunale e Luisa Ciambella, che discetta, in puro stile burocratichese, che, no, non è vero, il canile è nel cuore dell’Amministrazione, nel suo in particolare e in quello del Sindaco Michelini, ma che, comunque, ci sono effettivamente problemi, la Regione Lazio tace e lei, in prima persona, deve controllare, verificare, prendere atto, valutare e bla bla bla….
Occorre, evidentemente, fare chiarezza.
Elvia Viglino, animalista storica viterbese, donna diretta ma non adusa alle finezze della diplomazia verbale (uso un eufemismo…), ha pensato bene di sparare una bordata nel mucchio, non ha ascoltato nessuno, non ha letto nulla, non si è consigliata con chicchessia, ha guardato i suoi (perché tali li ritiene…) cani che soffrono e non ci ha visto più. Elvia è così, o la si ama, o la si odia; gli animali l’adorano e io (insieme a tanti) gli voglio bene e nel mio piccolo desidero aiutare lei e i suoi protetti.
Luisa Ciambella è evidentemente una politica esperta, che ha ricevuto un’ottima istruzione dal suo potente mentore e quindi sbaraglia verbalmente la Viglino, apparentemente vince facile, argomentando che il canile non è chiuso, e questo corrisponde a verità, come forse non sanno gli animalisti per convenienza dell’ultima ora, che l’Amministrazione Comunale certo vorrebbe fare tante cose belle ma, purtroppo, ci sono le Leggi, i Regolamenti, la Giurisprudenza, le pandette, l’Europa e comunque, si vedrà e bla bla bla…
La realtà dei fatti è che il canile, qualsiasi canile, è sostanzialmente una prigione, nella quale noi umani rinchiudiamo i poveri cani, colpevoli solo di non avere un umano di riferimento, nel timore preventivo che possano recar danno a persone o cose. Molti canili sono dei veri e propri lager, di cui il genere umano, che spesso non si rende conto della loro intrinseca realtà, si dovrebbe vergognare. Personalmente, mi auguro che, in un futuro non lontano, corrette politiche animaliste e amministrazioni pubbliche lungimiranti, possano farli scomparire, ma nel frattempo ritengo doveroso che ci si adoperi perché tali strutture vengano migliorate, oserei dire umanizzate, se non fosse un’iperbole. La realizzazione, da molti auspicata, del Parco Canile va in questa giusta direzione. Essa è una struttura moderna, eticamente avanzata, che migliora drasticamente l’esistenza dei cani che vi vengono ospitati, in attesa di adozioni che in essa sono molto agevolate, consentendo, sia il risparmio di spesa per l’amministrazione, sia una nuova e migliore vita dei nostri amici a quattro zampe.
Luisa Ciambella, contrariamente a molti suoi colleghi, non ha partecipato al convegno tenuto a Viterbo il 26 novembre, altrimenti saprebbe che il Parco Canile è una realizzazione possibile, a Perugia (non sul terzo anello di Saturno) è stato realizzato da tempo, con reciproca soddisfazione di animalisti e politici, che hanno collaborato, parlato poco e fatto molto. Durante il detto convegno, la Regione Lazio (quella con la quale la Ciambella sostiene di non corrispondere conclusivamente), nella persona di un suo autorevole Consigliere, ha consegnato documentazione dalla quale si evince che le problematiche tratteggiate non hanno alcun fondamento.
Sia come sia, considerando che si sta giocando con le sorti non di segnali stradali o lampioni in disuso, bensì con la vita di esseri senzienti, credo che sia il caso di smettere di giocare a nascondino, dietro formule di rito, o consumare vendette asimmetriche tra fazioni che si sorridono, nascondendo dietro la schiena un coltello acuminato.
L’Amministrazione Comunale, cessi di parlarsi addosso, apra subito un tavolo di confronto, tra tutte le parti interessate, nell’intento serio di arrivare ad una soluzione prima della fine del mondo; la realizzazione del Parco Canile è un’opera bi partisan, che risponde ad esigenze oggettive pressanti e oggettivamente condivisibili. La gran parte dei cittadini (anche elettori) lo apprezzeranno, gli addetti ai lavori, una volta tanto, andranno a letto più sereni, i cani, i nostri cari cani, vivranno molto meglio e io non dovrò adempiere al tremendo compito di dire a Elvia di contare fino a dieci miliardi prima di scrivere cose con le quali i suoi (numerosi) nemici vanno a nozze: un compito non invidiabile, credetemi…