L’altra frase intercettata, pubblicata da “Il Messaggero” (finanziai il Sindaco con 3 mila euro [..] Lui me porta 15 milioni de lavoro), era una commento scherzoso sulle illazioni, di alcuni consiglieri, in merito alla correlazione tra il modesto contributo elettorale e l’appalto per le mense vinto da ALL FOODS. Le precisazioni degli avvocati di Massimo Piacenti e della società ALL FOODS
TERNI – Dopo la pubblicazione delle intercettazioni da parte de “Il Messaggero – Umbria” e “Il Fatto Quotidiano”, intervengono gli avvocati Manlio Morcella e Giorgio Biancifiori con una nota diffusa in serata, a difesa della posizione di ALL FOODS e del presidente Massimo Piacenti.
I due legali evidenziano che «si “ricama”, di fatti, in senso colpevolista sul contenuto di una intercettazione, corsa tra Piacenti Massimo ed altro interlocutore, con l’enfatizzare la frase: “[…] siccome io..nelle ultime elezioni finanziai il Sindaco con 3mila euro [..] Lui me porta 15 milioni de lavoro […]”, come se a fronte di un esborso oggettivamente esiguo, Piacenti avesse conseguito (con il benestare collusivo del Comune) l’appalto milionario delle mense».
Nelle conversazioni rese note dai giornali – secondo quanto precisano gli avvocati Morcella e Biancifiori – Massimo Piacenti commenta e replica «a ripetute prese di posizioni pubbliche di alcuni politici che avevano insinuato la (inesistente) meccanica correlazione tra il finanziamento delle campagne elettorali e le successive assegnazioni di appalti».
L’affidamento dell’appalto ad ALL FOODS risale al 2008, epoca in cui Di Girolamo non era ancora sindaco, mentre il modesto contributo di cui parlano le intercettazioni, 3 mila euro, è del 2014.
Secondo la difesa di ALL FOODS «il tenore scherzoso della captazione è inequivoco, ma reso non comprensibile per effetto della pubblicazione giornalistica volutamente incompleta. Vengono omessi, in forma accurata, i passi in cui Piacenti dapprima dileggia con il suo interlocutore due consiglieri comunali che avevano ventilato l’automatico affidamento della futura gara (non bandita e comunque da bandire con procedura pubblica ad evidenza europea) per poi scambiare con costui una doppia battuta: Interlocutore: “oddio, te porta 15 milioni de lavoro ma non so 15 de guadagno …(ride)…per come vanno le cose qua …(ride ancora)…..Piacenti: “no c’è anche il pericolo che ci sia qualcosa de perdita dentro…(ride)…però pe fa un figurone la dovevo dì così insomma…(3000 euro di finanziamenti per 15 milioni di contratto, ndr) sennò se me scopre Warren Buffet (uno dei più grandi uomini d’affari USA, ndr) me chiama subito come suo consulente, capito?”. Intercalare con il quale palesemente si ironizza sull’assurdo convincimento dei due predetti consiglieri».
«Si gioca – continuano Morcella e Biancifiori – artificiosamente, nella titolazione del medesimo editoriale, col riportare le parole, a spregiudicato effetto diffamatorio: “sono appalti boni…ce se guadagna”. Tale affermazione infatti viene enucleata da una più ampia conversazione, intercorsa tra Piacenti e un imprenditore della ristorazione, poi finita nei brogliacci, riferita ad un evento di beneficenza, tenutosi a Collestatte l’11/09/2016 per ricordare Paolo Taglioni. Allo scopo di favorire il successo di tale manifestazione – evidenziano gli avvocati – Piacenti Massimo, in via amichevole aveva richiesto ad un imprenditore del settore, l’organizzazione di una mini degustazione di vini. Naturalmente da eseguire in modo gratuito. Di qui l’inequivoco carattere non affaristico della vicenda e la natura indubitabilmente ironica della battuta “so appalti boni…ce se guadagna” e di qui la sicura natura dolosa e strumentale della ricostruzione giornalistica, che ne sovverte l’intonazione. Per come esaltata dal richiamato titolo ad effetto».