Né Talete né Acea, l’acqua deve essere pubblica

Oltre alla trasmissione Buongiorno Regione su Rai 3, la redazione di Etrurianews, ha registrato per intero la riunione del comitato “Non ce la beviamo” svolto il 23 gennaio 2017 presso la sala del consiglio del comune di Viterbo.

Anche se sono stati coinvolti i sindaci di tutti i 60 comuni della provincia di Viterbo, con vero rammarico abbiamo potuto notare che la partecipazione è stata veramente scarsa.

Riportiamo anche il comunicato dei Cinquestelle di Acquapendente:

 

Talete: siamo sicuri che il bilancio di questa società sia in attivo?

E se fosse realmente in attivo, perché chiedere aiuto ad Acea?

Il comitato ”Non ce la beviamo” il giorno 23 gennaio 2017 alle ore 15,30, presso il comune di Viterbo, ha organizzato un incontro contro la privatizzazione dell’acqua coinvolgendo tutti gli amministratori locali; purtroppo scarsa è stata la partecipazione di sindaci e consiglieri.

In particolare, stranamente assente il sindaco di Acquapendente e la sua amministrazione; diciamo stranamente perché durante il primo consiglio di insediamento il primo cittadino ha mostrato interesse per la tematica ”Acqua Pubblica”, dando mandato al consigliere Solange Manfredi per trovare possibili soluzioni contro la privatizzazione di questo bene comune. Anche Solange Manfredi non ha partecipato all’incontro: che abbia cambiato idea?

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di far capire ai sindaci e agli amministratori che la scelta di far entrare Acea in Talete non è una soluzione per i problemi economici di quest’ultima; inoltre, l’entrata di questa società creerebbe ulteriori disservizi ed aumenti delle tariffe già comprovati dagli 82 comuni del frusinate.

Con l’entrata di Acea, il bene acqua viene privatizzato; l’interesse da parte di Acea è solo quello di fare profitto solo a vantaggio della società e non dei cittadini.

La privatizzazione non è necessaria, non la chiede neanche l’Europa, che lascia agli enti la possibilità di scegliere come gestire i servizi pubblici locali.

Alla privatizzazione del servizio si contrappone la legge regionale n.5 del 2014, votata all’unanimità dal consiglio regionale e mai applicata per la mancata approvazione dei bacini idrografici.

Questo provvedimento importante introdurrebbe un nuovo modello di gestione con la creazione di consorzi di comuni che, seguendo i bacini idrografici ottimali, gestirebbero l’acqua.

Così facendo non sarebbe necessaria la privatizzazione con Acea e verrebbe a decadere la funzione di Talete. Ogni comune si riapproprierebbe della gestione dell’ acqua.

Alla domanda: si può uscire da Talete? La risposta è: sì, solo se si vuole.

Le soluzioni i sindaci ora le hanno, devono soltanto metterle in pratica; come prima cosa possono chiedere al presidente Zingaretti di smettere di temporeggiare e di stabilire finalmente i bacini idrografici. Come mai il Presidente della regione Lazio non ha ancora fatto questo passo? Ci sono forse direttive dall’alto che Zingaretti deve osservare in contrapposizione alla volontà popolare espressa con il referendum del 2011?

I sindaci, ed in particolare il sindaco di Acquapendente che è stato votato anche da coloro che tutt’oggi chiedono di tornare alla gestione pubblica dell’acqua, devono far pressione nelle sedi opportune e far valere la volontà popolare e non quella del loro partito. E’ giusto che il sindaco non si muova da solo in questa battaglia, ma il fatto di non presenziare alla riunione del 23 gennaio non è forse espressione di scarsa volontà nel condividere un percorso comune con quei comuni che invece coraggiosamente difendono il diritto all’acqua pubblica? Oppure pensa di farsi ancora abbindolare dalla soluzione trovata dal comune di Napoli che ha avuto dinamiche completamente diverse da quelle laziali?

Bisogna agire e immediatamente, considerando che a fine mese ci sarà un incontro fra i sindaci dell’Ato per essere informati sulle richieste da parte di Acea.

Visti i tempi molto stretti, chiediamo al sindaco di indire il prima possibile un incontro pubblico per conoscere la volontà del consiglio, espressione della cittadinanza del comune di Acquapendente, riguardo alla problematica.

Ricordiamo al sindaco che non può prendere da solo decisioni riguardo all’ingresso di Acea in Talete. Talete è una società partecipata in house: con l’entrata di Acea cambierebbe l’assetto societario che, secondo il regolamento, deve essere votato dal consiglio comunale.

 

Era il 3 luglio 2013 quando Enrico Panunzi ha assicurato la massima attenzione della commissione ambiente che allora dette audizione al coordinamento regionale dei comitati per l’acqua pubblica.

Davide (il coordinamento regionale dei comitati per l’acqua pubblica) è entrato in consiglio regionale, Golia (Acea) deve aver tremato: non era in programma nessuna manifestazione, infatti; gli attivisti erano lì, nel Palazzo lungo la via Pisana, oltre il raccordo anulare, per essere “auditi” dalla Commissione Ambiente, lavori pubblici, mobilità, politiche della casa e urbanistica della Regione Lazio, in qualità di promotori dell’iniziativa referendaria propositiva numero 31 denominata “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.
Insieme a loro c’era il vice-sindaco di Corchiano, comune capofila degli enti locali depositari della proposta di legge, sostenuta attualmente da 39 comuni e da 40.000 firme di elettori del Lazio.

La proposta di legge “recepisce a livello regionale, il risultato referendario del giugno 2011, nel quale i cittadini di tutta Italia hanno espresso chiaramente la volontà di una gestione del servizio idrico che sia pubblica e libera dalle logiche di mercato”. In Lazio hanno votato 2,5 milioni di persone.

A dicembre del 2016, gli 82 comuni della provincia di Frosinone, chiedono la risoluzione del contratto con Acea per la gestione del servizio idrico integrato.

Alla base della rescissione del servizio ci sono una serie di motivazioni: in questi anni sono stati numerosi i reclami contro Acea da parte degli abitanti della provincia, molto spesso costretti a far fronte ad aumenti ingiustificati e insostenibili.

Stranamente oggi Panunzi sostiene che l’unica soluzione sia privatizzare l’acqua in quanto Talete è sull’orlo del fallimento.

Lasciamo ai lettori le considerazione del caso dopo aver ascoltato la Riunione del comitato “Non ce la beviamo”