Povera Italia, povera Viterbo, poveri noi

A Viterbo viene revocata una interdittiva antimafia.
Ad Acquapendente la cassazione boccia il ricorso alle manette.
Chissà perché tutti i processi nei quali c’è di mezzo in qualche modo la politica, finiscono a tarallucci e vino.

“Prima pagina venti notizie
ventun’ ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità
mi scervello e mi asciugo la fronte
per fortuna c’è chi mi risponde…”

In realtà non c’è mai chi risponde, anche perché difficilmente c’è chi domanda.
Poi oggi l’indignazione forte, quella che rischia di portare la gente in piazza, riguarda i rigori concessi e non concessi nella partita Napoli/Juventus.
Volete mettere? Questi sono i veri problemi.

Nel frattempo il sindaco Michelini si “illumina di immenso”.
Lampioni a piazza dei Caduti. Lampioni già previsti nell’appalto dei tempi di Marini.
Che non manca certo di farlo notare.
Questa amministrazione, in pratica, porta solo a termine lavori previsti da chi l’ha preceduta.
E ci mette il cappello.
“Raccontami qualcosa di tuo, qualcosa che hai fatto tu, non gloriarti di opere altrui”.

Comunque una accelerazione c’è stata.
Qualcosa si comincia a muovere, qualcosa di concreto si comincia a fare, del resto siamo già in campagna elettorale.

A tal proposito il centro destra cerca di compattarsi, di esprimere un candidato unico. Anche questo è emerso nell’incontro di venerdì nella sala congressi Salus.
Un incontro voluto da Direzione Italia, coordinato da Ottavio Raggi.
Uniti si vince, forse, divisi si crepa. Questa è la sintesi.
Chi sarà il candidato espresso? Al momento nulla è dato sapere.

Intanto oggi, in consiglio comunale, la maggioranza darà la prova di essere ancora tale. In seconda convocazione bastano “io, mammeta e tu” per avere i numeri necessari.
Oltretutto non c’è niente di importante se non le interrogazioni.
Probabilmente ci sarà risparmiato il solito gioco del nascondino, di consiglieri che entrano o escono a uno schioccar di dita.
O a uno squillar di cellulare. Anche perché ormai la ricerca dei Pokemon è passata di moda e così per alcuni quella sala non ha più nessuna attrattiva.

Povera Italia, povera Viterbo, poveri noi.
Che ci stiamo indignando per un rigore non dato, che vediamo malafede in un direttore di gara, che diamo del corrotto all’arbitro.
Quando i veri arbitri della nostra vita si stanno spartendo ben più che orologi Rolex.
Non stanno decidendo le sorti di un campionato, lo scudetto di una squadra, la permanenza in A o in B di un gruppetto di smutandati giovinastri resi milionari dalla nostra stupidità, no, stanno decidendo della nostra vita, della nostra sopravvivenza.

Povera Italia con simili Italiani, povera Viterbo con simili Viterbesi, poveri noi che scendiamo in piazza solo se c’è la sagra della porchetta.
Vabbè che Berlusconi riempiva i pullman e quindi le piazze in cambio di un panino, una bibita e una venti euro.
E lui non aveva certo la porchetta delle nostre parti.
Anche se magari aveva ben altre porchette.