L’unica arma che hanno per contrastare lo tsunami Moscherini è l’offesa personale e la calunnia. Fulgido esempio di omofobia latente quella di Silvano Olmi
TARQUINIA – Quando una persona non ha argomentazioni per contrastare un idea la miglior cosa è passare all’insulto e alla calunnia. In questi primi giorni di campagna elettorale si sta assistendo un po’ a tutto. Su una cosa Gianni Moscherini ha messo d’accordo gran parte delle anime che cercano di contrastarlo, l’insulto.
Già perché lo stile di Moscherini lo si è visto ieri durante la conferenza stampa. Mai ha fatto il nome dei suoi avversari politici se non alla fine e su domande fatte dai giornalisti presenti. Non ha mai insultato un suo diretto competitor né tantomeno ha cercato di insinuare alla decine e decine di persone presenti il venticello della calunnia.
In questo ultimo mese si è dedicato, giorno e notte, a trasformare le sue idee in progetti. Decine di tecnici. Un team straordinario composto da professionisti di Tarquinia supportati da altri di levatura internazionale. Tavole, rendering, sogni che iniziano a prendere forma nei meravigliosi colori della stampa digitale. Al momento sono ipotesi perfezionabili e tutto potrà essere migliorato.
Certo è che non si aspettava di trovarsi difronte antagonisti del calibro di Olmi e personaggi simili (ci sono le prove per trascinarli in Tribunale) ma anche di altri che non sapendo come mettere in difficoltà un personaggio come Moscherini si lasciano andare a commenti omofobi e non degni di una città come Tarquinia, destinata a diventare con lui, centro internazionale della cultura e dell’archeologia etrusca.
Gli altri candidati, tranne Fanucci ormai in ritirata, al momento non hanno ancora presentato progetti su carta. Solo chiacchiere. Come le chiacchiere pesanti su un galantuomo qual è Pietro Mencarini che lo vedrebbero candidato a sindaco solo perché convinto da fantasiosi quanto improbabili fondi comunitari corposi (chissà chi ha fatto queste chiacchiere, ndr).
No. Pur di ambire ad una poltrona o panchina per dirla nel gergo del basket che piace tanto al sor Memmo si passa direttamente alla fase più bieca, torbida, che dipinge il paese in modo ingeneroso e non degno della cultura che invece dovrebbe avere anche in virtù dei natali che ha dato a Vincenzo Cardarelli.
Riposa nel cimitero di Tarquinia di fronte alla Civiltà etrusca secondo la sua volontà espressa nel proprio testamento. La Civiltà etrusca, frequentemente evocata nelle sue poesie e nelle sue prose aveva ai suoi occhi il valore di un simbolo morale, oltre che tema autobiografico, in quanto era stata il faro che lo aveva guidato durante il suo periplo tra le difficoltà della vita.
Qualcosa lega Cardarelli a Moscherini. Oltre all’amore per la cultura e la poesia i padri marchigiani. Un segno del destino che legherà indissolubilmente il richiamo di chi non ha paura del diverso ma conosce il significato della parola sofferenza che ha trasformato la loro vita interiormente rendendoli immortali.
Qualcuno di voi si domanderà perché da questo articolo è scomparso un nome che invece era in evidenza anche nel titolo principale.
Semplice, perché questa persona ha avuto il coraggio di chiedere scusa. E’ più difficile confrontarsi con la persona che un attimo prima si è offesa in modo pesante e motivare, in modo credibile il proprio errore.
Gianni Moscherini, oltre ad essere un grande e indiscusso manager è anche un uomo profondamente cattolico che crede nella forza del perdono.
Scuse accettate e un piccolo dazio da pagare, una cena in serenità, amicizia e rispetto. Così si vince tutti insieme anche nella diversità del pensiero e dell’ideologia politica. Bravo Luca.