Il sindaco ha inviato una nota dove tenta di giustificare la mancata costituzione in giudizio contro la società del consigliere comunale disattendendo giurisprudenza, senso civico e buon senso. Adesso dovrà spiegare in consiglio comunale e fare chiarezza sulla vicenda
TARQUINIA – Che il sindaco della Città di Tarquinia fosse impreparato, inadeguato e politicamente scarso per guidare la cosa pubblica lo si era capito fin dal suo primo consiglio comunale.
Oggi ne abbiamo contezza alla luce di una risposta a dir poco “farneticante” sulla questione legata al ristorante Ditirambo della famiglia Zacchini (eredi Tini).
Ricostruiamo i passaggi per chi avesse perso le “puntate” precedenti. (LEGGI ANCHE QUI)
La giunta comunale, presieduta dal sindaco Pietro Mencarini votava di non costituirsi in giudizio nel ricorso pendente presso il Tribunale di Civitavecchia promosso dal signor Sandro Zacchini, fratello di Stefano, erede Tini.
La questione è semplice. Il Comune di Tarquinia aveva avuto un contenzioso legato alla riscossione forzata dei tributi.
I resistenti, i Zacchini, avevano perso e si erano visti condannare dal giudice di pace al pagamento delle cartelle esattoriali.
Avverso questo provvedimento del giudice di pace, sempre i Zacchini, avevano promosso appello.
Il Comune, con delibera della giunta n° 137 del 12-08-2017 riteneva di non doversi costituire in giudizio e non ne motivava il perché.
Cosa grave è stato non soltanto costituirsi in giudizio e tra breve vi spiegheremo perché ma, cosa ancor più sgradevole, il consigliere Stefano Zacchini, nella sua autocertificazione, ha omesso di dichiarare questa pendenza che doveva essere sottoposta alla commissione elettorale che avrebbe dovuto derimere ed esprimersi sulla questione.
Che abbia dichiarato il falso, il consigliere Stefano Zacchini, non lo diciamo noi ma lui stesso quando presenta e fa pubblicare sul portale della trasparenza del Comune di Tarquinia la dichiarazione di insussistenza cause incompatibilità (GUARDA QUI). Fate attenzione anche alle date dei “furbetti”.
Dopo diversi giorni di infruttifera riflessione il sindaco ha “partorito” questo comunicato:
“In seguito alle dichiarazioni del Consigliere Gianni Moscherini, riteniamo opportuno fare chiarezza una volta per tutte sulla mancata costituzione in giudizio del Comune di Tarquinia in merito al ricorso presentato da una azienda ristoratrice locale”. Esordisce così, in una nota diffusa dal Comune di Tarquinia, il sindaco Pietro Mencarini, che entra nella vicenda salite alle cronache cittadine negli ultimi giorni.
“Il Comune di Tarquinia – spiega Mencarini – avrebbe dovuto costituirsi in giudizio entro 10 giorni dalla data dell’udienza, fissata per il 7 luglio 2017. Facendo due conti, anche calcolatrice alla mano se non si è portati per la matematica, si evince chiaramente che la scadenza sarebbe stata il 27 giugno 2017, quando questa giunta non era ancora insediata”.
“Alla luce di ciò, è ovvio che la delibera n.137/2017 del 12 agosto, alla quale fa riferimento Moscherini, non è altro che un atto dovuto – continua il sindaco – in quanto, incaricare un legale per occuparsi di un caso già chiuso, sarebbe stato uno spreco di soldi pubblici bello e buono.
Se dedicasse anche solo la metà delle energie che usa nel montare scandali a documentarsi e mettere in campo un’opposizione costruttiva avrebbe la nostra gratitudine. A volte sembra dimenticarsi che, in quanto consigliere, ha tutti gli strumenti adatti per informarsi, senza dover tentare goffamente di sollevare polveroni inutili”.
Dunque ricapitoliamo velocemente, il sindaco è un professore di matematica ma “somareggia” in legge. Per ovviare a questo ci sono gli avvocati, quelli che lui non vuole perché inutili. Se lo avesse fatto, gli avrebbero ricordato che “competente a conferire al difensore del Comune la procura alle liti è il Sindaco, non essendo necessaria l’autorizzazione della Giunta municipale, atteso che al Sindaco è attribuita la rappresentanza dell’Ente, mentre la Giunta comunale ha una competenza residuale, sussistente cioè soltanto nei limiti in cui norme legislative o statutarie non la riservino al Sindaco (v. Sez. Un. 10.5.2001, n. 186)“.
Insomma, la regola secondo cui la decisione di agire e resistere in giudizio nonché il conferimento della procura alle liti al difensore sono, in via ordinaria, di competenza del Sindaco in quanto organo titolare della rappresentanza legale dell’ente anche al fine della resistenza in giudizio (art. 50 Tuel) nonché per il carattere residuale delle attribuzioni della giunta (art. 48 Tuel), e salvo ulteriori previsioni dello Statuto (art. 6 Tuel) è consolidata in giurisprudenza.
E che comunque, la decisione da lui revocata era già stata adottata: “Considerato che, a seguito di quanto sopra esposto, la Giunta Comunale con propria direttiva n. 39 approvata nella seduta del 22.06.2017, ha autorizzato la rappresentanza e difesa in giudizio dell’ente con conferimento dell’incarico professionale in favore dell’Avv. Anna Maria Guerri;“.
Perché su quell’atto deliberativo gli uffici preposti, i dirigenti, hanno omesso di scrivere che l’atto era decaduto? Mistero!
Cosa maldestra e grave dal punto di vista politico e civilistico è che il sindaco sembra essersi dimenticato il nome di Stefano Zacchini. Non lo cita né lo difende (anche se dovrebbe visto il legame di parentela).
A questi quesiti dovrà rispondere alle opposizioni che hanno fatto richiesta di accesso agli atti. Per noi quella risposta è la conferma che come sindaco la città ha scelto sicuramente il peggiore e cioè colui che cura gli interessi di pochi a discapito dei tanti.