Mense scolastiche Terni: la coop sarebbe pronta a tagliare ore di lavoro e stipendi

Per alcune figure professionali si prospetta una diminuzione delle ore lavorative e quindi delle retribuzioni. Intanto il Comitato dei Servizi Educativi Comunali di Terni (COSEC) esprime dubbi sulla gestione del servizio e chiede la rimodulazione delle fasce ISEE in favore delle famiglie in difficoltà

TERNI – In attesa della sentenza definitiva del TAR dell’Umbria sull’affidamento della gestione delle mense scolastiche ternane, una cosa è certa: la cooperativa romangola Gemos ha intenzione di garantire regolarmente i servizi di refezione scolastica, a partire dal primo giorno di apertura della scuole. Proprio per questo sarebbe necessario  ‘ritoccare’ i contratti di lavoro con i dipendenti.

 

I RAPPORTI TRA LA COOP E I LAVORATORI – L’azienda infatti – come riporta UmbriaON.it – ha già comunicato che intende apportare «più di una modifica sostanziale al rapporto di lavoro che intende instaurare con il personale che verrà trasferito sotto la sua giurisdizione per effetto del passaggio di appalto. La cooperativa di Faenza (Ravenna) avrebbe prospettato una proposta molto elaborata e che prevede una ripartizione diversa del ‘monte ore’ lavorativo e che, per alcune figure, portare ad un taglio delle ore lavorativa consistenti – c’è chi dalle 35 ore settimanali che lavorare in precedenza, rischia di ritrovarsi in servizio per 15 ore – con un conseguente taglio delle retribuzioni».

L’accordo sarebbe stato ‘condiviso’ con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, le aziende uscenti dall’appalto e la stessa Gemos, «al fine di definire le questioni relative al cambio di gestione del servizio di ristorazione scolastica del Comune di Terni. Tale verbale di accordo è stato sottoscritto in conformità a quanto previsto dai contratti in essere tra la cooperazione sociale ed il Ccnl del Turismo e Pubblico esercizio relativo al servizio di refezione scolastica oggetto dell’appalto».

 

COSEC ALL’ATTACCO: TROPPE INCOGNITE, MEGLIO IL PASTO DA CASA – «Qual è il  destino dell’utenza in questo clima di incertezza? Perché ci si ostina a non applicare la rimodulazione delle fasce ISEE in favore delle famiglie in difficoltà?

Il possesso di un centro di cottura collocato entro 20 km dal centro della città è stata una discriminante che nel corso degli ultimi 15 anni ha permesso che la All Foods si aggiudicasse la gestione del servizio di refezione a mani basse.
Solo dopo cocenti proteste e a seguito dell’avvio delle indagini da parte della magistratura, il Comune ha modificato tale preclusione, garantendo una plurale partecipazione.
Ci sembra dunque che ancora una volta si stia creando un caso mediatico, finalizzato a favorire interessi di partito e di taluni sindacati, che nulla hanno da condividere con quelli dei bambini!
Ricordiamo inoltre le innumerevoli irregolarità verificatesi proprio nel pasto trasportato in tutti questi anni e non ultimo i casi avvenuti alla scuola De Filis, che hanno portato alla prima “storica” emissione di sanzioni da parte della Dirigente Comunale; sanzioni che avrebbero dovuto corrispondere alla decurtazione delle cauzioni pari a 137.890,95€ a carico della Cns-All Foods, ma su cui ancora oggi non è dato sapere.
Ribadendo la nostra totale contrarietà al modello della concessione, qualunque sia il gestore, aggravata dal mancato inserimento delle nostre proposte a salvaguardia di un diritto per tutti i bambini, aspettiamo il 13 per verificare l’effettivo avvio del servizio; confermando come  il PASTO DA CASA stia diventando l’unica alternativa seria, per non lasciare i nostri figli senza mensa.
Dinanzi all’assenza di garanzie e alla certezza di qualità e tutela economica per le famiglie, inviteremo l’utenza a disdire il servizio».