Al primo concordato quasi tutti i creditori hanno disertato “bocciando” il concordato. Venti giorni e poi il baratro. In questo caso legge Madia è chiara: per 5 anni il Comune non potrà avere società partecipate e i servizi devono tornare ‘’in house’’ o messi a gara
CIVITAVECCHIA – Le assemblee dei creditori, dopo due rinvii da maggio scorso, si sono tenute questa mattina per decidere la sorte di Hcs, Città Pulita e Ippocrate.
Dal voto di oggi dipendeva il destino delle due società che nel frattempo hanno ceduto i loro rami di azienda e relativo personale, alla newco Civitavecchia Servizi Pubblici meglio conosciuta come CSP, che ha cominciato ad operare da venerdì scorso grazie ad una corposa anticipazione di circa 300 mila euro fatta dall’amministrazione Cozzolino.
La maggioranza dei creditori delle varie società, che rappresenta il 50% più dell’ammontare dei crediti inseriti nel piano di concordato di ciascuna azienda, ha disertato e quindi non ha approvato la proposta di concordato.
Dunque hanno prevalso i “no” (la mancata espressione del voto equivale a ”no”, ndr) la decisione finale spetterà al giudice del Tribunale di Civitavecchia.
Tenendo conto che, nel frattempo, alle varie società sono stati revocati gli affidamenti dei servizi pubblici locali di fatto non hanno la possibilità di conseguire ricavi.
Nei confronti di Hcs, la MAD principale creditore e proprietaria della discarica di Fosso del Crepacuore, ha presentato istanza di fallimento, il destino di Hcs, Città Pulita e Ippocrate (sul cui concordato è stato lo stesso commissario giudiziale ad esprimere più di una perplessità) apparirebbe segnato.
Un destino, quello di HCS, totalmente legato anche alle future sorti di CSP che rischia di morire prima di nascere.
Il commissario giudiziale del concordato di Ippocrate, dottor Carmine Damis, nel ripercorre le tappe che hanno portato al concordato scrive:
“Presentazione, presso il competente Tribunale di Civitavecchia, dei piani di Concordato Preventivo relativi alla HCS Srl ed alle singole SOT con apporto di finanza esterna da parte del Comune di Civitavecchia condizionatamente all’omologa definitiva dei concordati da parte del Tribunale; Passaggio dei servizi svolti dal gruppo HCS alla nuova società attraverso la revoca degli affidamenti alle società attualmente in Concordato Preventivo e affidamento diretto “in house” ai sensi dell’art. 113 TUEL alla neocostituita Civitavecchia Servizi Pubblici Srl; Passaggio del personale, previo accordo sindacale sulla riduzione del costo del lavoro, alla nuova società.
A riguardo appare doveroso segnalare che, pochi giorni dopo la Deliberazione n. 100 della Corte dei Conti, Sezione Regionale di Controllo per il Lazio, del 28/07/2016, nell’ordinamento giuridico italiano è entrato in vigore il Dlgs n. 175 del 19/08/2016 “Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica” (il cosiddetto decreto Madia, ndr) il quale prevede, all’art. 14, comma 6, che “Nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita”.
Il commissario Damis evidenzia come in oltre un anno dall’entrata in vigore della legge Madia, sembra essere “sfuggito” all’avvocato Savignani e alla sua schiera di consulenti (strapagati con soldi pubblici) che, in caso di fallimento di Hcs, il Comune di Civitavecchia non potrebbe mantenere la propria partecipazione nella neo costituita CSP ed i servizi pubblici locali dovrebbero tornare direttamente ad essere svolti dal Comune stesso.
In alternativa dovranno essere mandati in gara (almeno così dovrebbe).