In Italia delinque uno straniero su tre

Consap, dai dati del Viminale la spinta per norme più incisive di contrasto che diano valenza al lavoro dei poliziotti

 

“E’ arrivata anche la certificazione dei dati statistici in Italia la delinquenza comune è principalmente di matrice straniera” lo afferma la Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia nel commentare i dati del Viminale che alla voce sui reati particolarmente devastanti per la percezione di sicurezza quali violenze, rapine e borseggi vedono la matrice straniera presente con quote vicine al 50 per cento, quasi il 30 per cento ossia uno straniero su tre viene denunciato o arrestato per aver commesso un reato.

 

“A noi non serviva certo il conforto statistico per capire a che punto sia arrivata l’incidenza della criminalità straniera sul nostro territorio – argomenta Stefano Spagnoli Segretario Nazionale della Consap – sappiamo che nella rete dei cosiddetti “pattuglioni di polizia” contro la delinquenza comune che si fanno nelle maggiori città arrestiamo quasi tutti stranieri, peraltro quasi sempre gli stessi che ritroviamo immediatamente liberi dopo qualche ora. Nutriamo però la speranza che questi dati possano aprire gli occhi a coloro cui sono demandate le politiche della sicurezza di questo paese”.

Invertire la tendenza in tema di contrasto serio alla criminalità straniera, sostiene la Consap sta diventando una necessità ineludibile e non solo per i cittadini,ma anche per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine.

 

“E’ di ieri – prosegue il Segretario della Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia – l’aggressione con una lama tagliente di un gruppo di cinesi a Terzigno contro i poliziotti che stavano effettuando dei controlli per verificare la regolarità della loro attività di tessitura, tre colleghi che aggrediti con una mannaia hanno rischiato la vita per un’attività di polizia che nella peggiore delle ipotesi avrebbe potuto comportare per gli accusati qualche ora di camere di sicurezza. Noi riteniamo che questo episodio insieme a tanti altri è la prova di una debolezza dello Stato che non riesce più a tutelare i suoi servitori”.

 

Non si può continuare a chiedere sacrifici ed esporre a rischio quotidiano operatori della Polizia di Stato che per colpa di politiche suicide in tema di assunzioni e previdenza sono dichiaratamente “vecchi”, con un’età media che oramai si avvicina pericolosamente ai 50 anni –conclude Stefano Spagnoli – ma soprattutto “psicologicamente” demotivati da un Governo che è lungi dal riconoscere adeguatamente questo sacrificio e da un’Amministrazione della P.S. che nelle sue scelte quasi mai riesce a valorizzare adeguatamente il personale operativo che sta in prima linea e rischia di morire anche solo per una striscia di stoffa cinese, forse di contrabbando.