Silvio Berlusconi non caccia più una lira , o meglio euro, i nuovi candidati devono sborsare fior di soldoni per sedersi sulle comode poltrone di Camera e Senato
Trentamila euro. Tanto ‘costa’ candidarsi per Forza Italia alle prossime politiche. Causa abolizione del finanziamento pubblico e una situazione economica non proprio florida, il partito di Silvio Berlusconi chiede questo sforzo agli aspiranti parlamentari per contribuire a rimpinguare le casse azzurre e pagare la campagna elettorale. Dopo che il Cav ha dovuto chiudere il rubinetto degli aiuti a pioggia, infatti, il bilancio richiede una maggior cautela del ‘dare e avere’, soprattutto in vista di impegni consistenti come quelli previsti per affrontare un voto nazionale.
La cifra di 30mila euro, si legge nella lettera in possesso dell’Adnkronos inviata ai coordinatori regionali forzisti e ai capigruppo incaricati di comporre la griglia dei nomi da consegnare per l’ok definitivo ad Arcore, rappresenta un ”contributo una tantum, che ciascun candidato eletto dovrà versare per le spese sostenute dal movimento politico durante la campagna elettorale”. Oltre a questa somma, è previsto anche il versamento mensile di 900 euro(aumentato di 100 euro rispetto al passato), per l’intera legislatura, sempre a titolo di “contributo e riconoscimento per l’attività politica svolta e i servizi offerti da Fi”.
Al momento della firma della dichiarazione di accettazione della candidatura nelle liste, infatti, viene chiesta pure la sottoscrizione di ”due dichiarazioni d’impegno”. La prima riguarda, appunto, l’obolo di 30mila euro, l’altra la quota di 900 euro. Il saldo della voce più corposa, precisa il tesoriere Alfredo Messina, in caso di elezione, dovrà avvenire ”in modo irrevocabile” “entro e non oltre la data dell’insediamento“, come prescritto dalla legge (dl 28 dicembre 2013, n. 149). E’ la prima volta che Fi arriva a mettere per iscritto le regole di ingaggio per la candidatura.
Quanto al contributo mensile di 900 euro, ogni candidato si impegna, una volta eletto alla Camera o al Senato, a pagare al partito ”la suddetta somma entro e non oltre il giorno 10 di ogni mese”. Già da qualche settimana, raccontano, è partita la corsa dei morosi nella sede nazionale di piazza San Lorenzo in Lucina a pagare gli arretrati al partito. Soprattutto da parte di chi potrebbe spuntare un seggio di fascia alta. In mancanza dell’assegno dovuto, infatti, il rischio di vedersi negato un collegio diventa alto anche per i big. In queste ore si sarebbe registrato il forte malumore di chi, pur avendo sempre onorato i propri debiti, ora vede i ‘cattivi pagatori’ messi in lista lo stesso.
La ‘doppia dichiarazione d’impegno’ è stata chiesta ufficialmente ieri pomeriggio quando gli azzurri ‘uscenti’ hanno iniziato a presentarsi davanti al notaio per formalizzare la ricandidatura. ”L’inserimento di un candidato nelle liste elettorali – avverte Messina – presuppone che lo stesso abbia sottoscritto le due dichiarazioni”.
L’una tantum di 30 mila euro, spiega il tesoriere, ”potrà essere erogato anche con il concorso, in tutto o in parte, di soggetti terzi”. Il terzo (persona fisica o giuridica) in particolare, può pagare solo in due modi. Prima di tutto direttamente a Fi,tramite bonifico bancario o assegno, “con specifica indicazione del nominativo del candidato che si intende sostenere” così da poter usufruire delle agevolazioni fiscali previste in materia di ‘erogazioni liberali al partito’ . In secondo luogo, versando la somma al mandatario elettorale del candidato, che, a sua volta, provvederà a erogare il contributo al movimento azzurro.
In tal caso, però, spiega Messina, il ”versamento eseguito dal mandatario costituirà parte dei costi sostenuti dal candidato per la propria campagna elettorale e inciderà sul tetto di spesa previsto dalla legge vigente”. Questa modalità di pagamento non consente al ”terzo erogante” di beneficiare delle agevolazioni fiscali.
Il versamento del doppio obolo, riferiscono, non sempre assicura un seggio blindato, specialmente ai tempi del Rosatellum, dove le ‘variabili’ da considerare per un’elezione certa sono tante. Ma il ‘piatto piange’ e i costi della campagna elettorale impongono il sacrificio.